Le Olimpiadi 2026 a Milano-Cortina come antidoto allo sfascismo

Giovanni Battistuzzi

I Giochi olimpici sono "un moltiplicatore di opportunità per i territori che li ospitano, portano lavoro, miglioramento delle infrastrutture, diffusione di un sentimento di positività". Parla Mattia Mor

Tutto sarà chiaro il 24 giugno, quando a Losanna il Cio deciderà quale sarà la sede delle Olimpiadi invernali 2026. Da una parte c'è il fascicolo Milano-Cortina, dall'altra quello Stoccolma-Åre. Al centro gli otto tecnici della Commissione di valutazione che carte alla mano dovranno valutare la bontà dei due progetti al ballottaggio e decretare dove, dal 6 al 22 febbraio 2026, si terrà la venticinquesima edizione dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali.

 

In gioco ci sono molti fattori e vanno dalla completezza del fascicolo presentato alle valutazioni di fattibilità delle opere; dalla disponibilità di piste da sci alpino con determinate caratteristiche tecniche e di sicurezza alla capacità di accoglienza di spettatori in un raggio spaziale circoscritto; dalle infrastrutture esistenti a quelle programmate; dalla efficienza dei mezzi di trasporto alla volontà del paese di volere i Giochi. Perché non basta dimostrare di avere un progetto chiaro ed efficiente, "le Olimpiadi bisogna soprattutto desiderarle", aveva detto nel luglio del 2011 l'ex presidente del Cio, Jacques Rogge, pochi giorni prima dell'assegnazione della XXIII edizione delle Olimpiadi a Pyeongchang, Corea del Sud.

 

E per evitare che quel "bisogna soprattutto desiderarle" possa giocare contro la candidatura di Milano-Cortina dopo il pasticciaccio brutto capitato a Roma per le Olimpiadi estive del 2024 – quando il sindaco Virginia Raggi ritirò la Capitale dalla corsa olimpica dando spazio, come avevamo scritto sul Foglio, all'Italia "paralizzata e paralizzante che confonde l’opposizione con il divieto del cambiamento, di ogni opera, riforma, realizzazione" – c'è bisogno anche di una presa di posizione unitaria della politica e della società civile. Un primo passo lo ha fatto il comitato #hosceltomilano che ha avviato una campagna di raccolta firme a favore della candidatura di Milano-Cortina per dimostrare al Cio la "grande partecipazione della città e dei cittadini al progetto olimpico". A spiegare al Foglio il senso di questa iniziativa è il deputato Pd, nonché fondatore del comitato, Mattia Mor: "Abbiamo raccolto una lista di primi firmatari che unisce in modo trasversale i partiti politici e le varie anime della società civile milanese". A sposare il progetto sono stati, tra gli altri, Demetrio Albertini, Maria Elena Boschi, Roberto Burioni, Carlo Calenda, Martina Colombari, Franco Debenedetti, Stefano Domenicali, Luciano Fontana, Pietro Ichino, Maurizio Lupi, Giulia Molteni, Giuliano Pisapia, Matteo Renzi, Vittorio Sgarbi, Giusy Versace, Santo Versace. “È un primo passo - prosegue Mor -, ora ci aspettiamo una risposta, speriamo la più forte possibile, della popolazione. Perché quando le persone si attivano, hanno voglia di partecipare e far sentire la propria voce è sempre un qualcosa di positivo”.

 


Mattia Mor (foto LaPresse)


  

Un fronte largo di impegno civile e politico, perché "la buona politica è quella che fa gli interessi dei cittadini e del territorio. Expo è stato un esempio di buona politica trasversale: al successo di Expo hanno concorso prima Letizia Moratti e Romano Prodi con la candidatura, poi Silvio Berlusconi, poi Giuliano Pisapia, Beppe Sala e Matteo Renzi. È stato un esempio che quando la politica fa sistema e mette gli interessi del paese davanti a quelli di parte l'Italia può raggiungere grandi risultati. La speranza è che possa accadere lo stesso cosa anche per le Oimpiadi".

 

L'assegnazione dell'organizzazione dei Giochi olimpici d'altra parte è un'occasione da sfruttare, un evento che "come tutti i grandi eventi internazionali – spiega Mor –, è un moltiplicatore di opportunità per i territori che lo ospitano. Porta lavoro, miglioramento delle infrastrutture, diffusione di un sentimento di positività, di spirito di dinamismo”. Le ricadute economiche delle Olimpiadi, secondo una recente stima del Cio, possono arrivare complessivamente a 5 miliardi e 600 milioni di euro a fronte di un miliardo e 200 milioni di dollari di investimento iniziale: 370 milioni sarebbero a carico degli enti locali (comuni e regioni interessate ai giochi, tra cui la Provincia di Trento e Bolzano) mentre a 925 milioni di dollari ammonta il contributo del Comitato olimpico alla realizzazione dell'evento. “Le Olimpiadi possano avere un effetto benefico per Milano e l'Italia tutta perché abbiamo un esempio chiaro come quello di Expo che si è dimostrato un volano straordinario non solo per Milano ma per tutta l'Italia”.

 

L'eventuale assegnazione dei Giochi 2026 potrebbe essere anche l'occasione buona per una svolta radicale rispetto al recente passato, un modo per allontanare dal nostro paese "quell'eccesso di sfascismo, che fomenta l'odio e la paura: la politica ha l'obbligo di dare esempi positivi e far sì che le persone si appassionino e condividano ciò che di positivo ha il nostro paese".

 

Il ritiro della candidatura di Roma come organizzatrice delle Olimpiadi 2024 è figlia "della diffusione, che si è accentuata negli ultimi anni, di una cultura del sospetto, che assimila i grandi eventi agli sprechi e alla corruzione. È una visione sbagliata però. Perché se è naturale che nella realizzazione di un progetto possano subentrare problemi - conclude Mor -, la soluzione non può essere non fare le cose, ma cercare di farle bene, vigilando sullo svolgimento delle attività e facendo si che la popolazione ne tragga il maggior beneficio possibile”.

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