Così a Noale Davide prepara la sua sfida a Golia. In moto

Un nuovo amministratore delegato, un nuovo pilota, un nuovo test rider. Aprilia, forte della sua storia, ha deciso di puntare tutto sulla MotoGp

Nicola Imberti

La sponda italiana è quella giusta. Il mare, da Noale, dista solo una trentina di chilometri. Adriatico. Sole che sorge dalle acque e tramonta dietro le colline. Ben più distante è la cosiddetta Motor Valley, quel triangolo di terra che da Modena porta a Bologna e poi giù fino a Misano, con appendici sull’Appennino tosco-emiliano (Mugello) e nel nord delle Marche (Tavullia). Terra di piloti e motori. E, soprattutto, di passione per i motori. Noale è quanto di più distante, non solo in chilometri, da quel mondo.

  

“E questo per me è un pregio, perché se un’azienda di moto è nata ed è arrivata a ottenere certi risultati partendo da qui, quindi con uno ‘svantaggio competitivo’ dal punto di vista territoriale, significa che si tratta di un’azienda di grande qualità”. A parlare è Massimo Rivola. Uno che nella Motor Valley è nato (Faenza), cresciuto (una laurea in marketing all’Università di Bologna), maturato (quasi 20 anni di Formula 1 tra Minardi, poi diventata Toro Rosso, e Ferrari, dove è stato per sette anni direttore sportivo della scuderia). E che dallo scorso gennaio è passato da Modena a Noale, nuovo amministratore delegato di Aprilia racing.

 


Dalla Ferrari è arrivato l’ad Massimo Rivola: “Vogliamo tornare a essere la scuderia che dominava i campionati”


 

“Io vengo dalla Romagna. Quando con la famiglia mi trasferii a Modena dissi subito a mia moglie che le persone sembravano più fredde, avevano una cultura diversa. Adesso sono arrivato in Veneto e…”. Sul viso di Rivola si apre un sorriso. Lo stesso che riserva alle persone che incontriamo mentre ci accompagna a visitare le officine e gli uffici dove sta nascendo la nuova Aprilia che affronterà il campionato di MotoGp 2019. I test di Sepang, in Malesia, sono andati bene. Questo weekend le moto tornano in pista in Qatar dove, il 10 marzo, ci sarà la prima gara del campionato. C’è ancora da lavorare, testare, analizzare, sperimentare, inventare. Anche perché nell’ultimo periodo tante cose sono cambiate a Noale. Prima del nuovo amministratore delegato sono arrivati Andrea Iannone e un test team guidato da un altro pilota di livello come Bradley Smith. Volendo mutuare un termine dal vocabolario dei pokeristi, Aprilia ha deciso di fare all in. Di investire tutto sulla MotoGp. Per alcuni è una scelta che arriva con colpevole ritardo, per Rivola è soprattutto “una sfida”.

 

 

La squadra di Aprilia in Qatar

“Quando ho ricevuto la telefonata del presidente Colaninno – racconta – ho subito pensato a uno scherzo. Poi invece ho incontrato lui e suo figlio e ho capito che erano serissimi. Il loro entusiasmo mi ha subito contagiato. E siccome, tra le altre cose, sono un grande appassionato di moto ho deciso di accettare. È un po’ come se rivivessi i miei primi anni in Minardi. Quella di Aprilia, oggi, è veramente la sfida di Davide contro Golia. Rispetto ai competitor abbiamo dimensioni e budget nettamente inferiori. Il più vicino a noi ha tre volte le nostre possibilità. Ma vogliamo che Aprilia torni a essere la scuderia che un tempo dominava i campionati”. Detta così potrebbe sembrare il classico slogan motivazionale. Rivola, però, ha un precedente da citare: “Quando la Minardi diventò Toro Rosso passammo da 90 dipendenti a 185. Ai nuovi assunti dicevo che avremmo vinto e in tanti mi prendevano per pazzo. Poi, nel 2008, Sebastian Vettel trionfò a Monza. E oggi quando incontro quelle persone, finisce a lacrime di gioia e abbracci”. In Aprilia, ovviamente, sperano che l’impresa si possa ripetere. “Io credo che quell’esperienza sia ripercorribile. Certo, c’è una cultura differente, le quattro ruote non sono uguali alle due, la Romagna non è il Veneto. Ma queste persone che per un lungo periodo sono state fenomenali perché non possono esserlo ancora? Qui ci sono uomini e donne dal valore incredibile che hanno fatto la storia di Aprilia e di Noale. Il mio compito è ricordare loro che sono stati fortissimi e motivarli. Perché ognuno di noi, motivato, rende di più. Ma il punto di partenza è la consapevolezza che nessun altro è in grado di fare quello che Aprilia ha fatto e continua a fare. Presunzione? Non credo. Questa azienda, nonostante le dimensioni ridotte, è quella che più di tutte, in Italia, è stata in grado di inventare nuova tecnologia. Non credo che questo stesso gruppo, da un’altra parte, sarebbe così forte”.

 


“Se un’azienda ha raggiunto certi risultati partendo da qui, lontano dalla Motor Valley, è un’eccellenza”


 

Ancora una volta si torna lì, a quel senso di appartenenza, anche territoriale, capace di generare un’alchimia unica. Le coppe, le foto storiche e le moto che si incontrano qua e là passeggiando all’interno dello stabilimento, ne sono la testimonianza. La prima vittoria, datata 30 agosto 1987, di Loris Reggiani. Il primo Mondiale di Alessandro Gramigni (1992). La gigantografia di un giovanissimo Valentino Rossi, il dito indice puntato alla tempia, e una frase autografa del campione: “Chissà se c’è qualcosa lì dentro”. E poi ancora Max Biaggi (oltre a quelle dei suoi successi c’è anche una foto di lui, musicista improvvisato, che imbraccia un sax), Loris Capirossi, Marco Melandri, Jorge Lorenzo. Ma soprattutto Marco Simoncelli e il suo numero 58. In molti scatti ci sono meccanici, ingegneri di pista, telemetristi, basta girarsi ed eccoli lì, ancora all’opera, qualche capello bianco in più, ma la stessa concentrazione e professionalità di sempre.

 

 

Da sinistra Aleix Espargaró, il direttore tecnico Romano Albesiano, il ceo Massimo Rivola,
il team manager Fausto Gresini e Andrea Iannone 

 

Rivola è già diventato uno di famiglia. Li chiama per nome. A tutti chiede scusa per il disturbo e poi, come un padre orgoglioso dei suoi figli, li invita a spiegare cosa stanno facendo. A volte li interrompe, domanda, e lo fa soprattutto per curiosità, per capire ed entrare ancora di più nei meccanismi della squadra. A Noale ha già un suo banco di prova preferito. Ma le corse non c’entrano. È uno di quelli dove vengono testate le moto della produzione. Sui rulli c’è una RSV4 (“è la ‘mia’ moto”, ci dice), il simulatore la sta facendo correre sul circuito del “Nardello”, una crasi tra la pista di Nardò e il Mugello. Il motore sale di giri e Rivola lo ascolta, estasiato: “Per me, in garage, deve sempre esserci una moto”. C’è anche un altro luogo che lo affascina: l’officina dove vengono assemblati i motori della MotoGp. “Chiedo scusa per il pavimento”, esordisce appena entriamo, indicando le mattonelle marroni. Il perché lo spiega subito dopo: “Vede, questa è come una sala operatoria (e va da sé che il pavimento dovrebbe essere bianco ndr)”. Poco più in là un carrello con i pezzi luccicanti di un motore, viti minuscole, chiavi perfettamente ordinate. Due meccanici stanno montando i componenti (“entrambi lavorano qui a Noale da 30 anni”). Uno stringe con cura un bullone utilizzando una chiave dinamometrica, poi si ferma, controlla il display, lo svita leggermente. “Qui vige la tolleranza zero”, dice Rivola sorridendo. Ma si capisce subito che non si tratta di una battuta. Come non è un gioco il salvadanaio a forma di maialino (rigorosamente “nero Aprilia” con tanto di adesivo applicato sopra) che il nuovo amministratore ha appena comprato e che fa bella mostra di sé sulla sua scrivania. “È una tradizione che mi porto dietro dalla Ferrari. Serve quando facciamo le riunioni. Chi arriva in ritardo versa un euro. A fine stagione vedremo se ci sono abbastanza soldi per andare a cena tutti insieme. Devo solo capire se, visti i compensi, anche i piloti se la caveranno con un euro”.

 

 

L'Aprilia che correrà il campionato 2019 di MotoGp

 

Serietà, precisione, rispetto. Valori che Rivola ha imparato durante il servizio militare (“da carabiniere”) e che a certi livelli possono fare la differenza. Nulla può essere lasciato al caso. Per questo nell’ufficio tecnico si studia, tanto, si analizzano dati (sulle scrivanie i volumi di analisi matematica e i fogli con complicate formule ricordano più un’aula universitaria che un’azienda che progetta moto), si costruiscono pezzi con le stampanti 3D, se ne simula l’utilizzo al computer.

  

Terminale di tutto è ovviamente il pilota. Perché la MotoGp, molto più della Formula 1, è sport in cui il fattore umano fa la differenza. Rivola, negli ultimi anni a Maranello, ha diretto la Ferrari Driver Academy (quella che ha “inventato” Charles Lecrerc). Quindi sa bene di cosa stiamo parlando. “Il pilota di moto ha un impatto molto superiore a quello del pilota di auto. Non fosse altro perché è coinvolto con tutto il suo corpo nella guida del mezzo. Ma nessuno è in grado di vincere da solo”. Il parallelismo col calcio è immediato. Alla domanda se sia tifoso la risposta non stupisce: “Ho tifato molto per Maradona. Poi Baggio, Del Piero”. Tradotto: grandi campioni in grado di fare la differenza, ma comunque elementi di una squadra.

   

Per Rivola, Aleix Espargaró e Andrea Iannone sono soprattutto questo. “Due straordinari campioni, degli animali da moto. Aleix è il classico spagnolo che dà tutto e getta sempre il cuore oltre l’ostacolo. Andrea si è subito dimostrato un uomo squadra. Un grande professionista”. Abruzzese, Iannone è, come Aprilia, il “prodotto” di una cultura diversa, lontana dalla Motor Valley. Ma per Rivola, si sa, questo è un valore aggiunto, non certo un difetto.

 

[Questo articolo è stato pubblicato sul numero del Foglio Sportivo in edicola sabato 23 e domenica 24 febbraio. Potete leggerlo qui]