Tifosi del River Plate arrestati dalla polizia argentina durante gli scontri prima della finale di ritorno di Copa Libertadores (foto LaPresse)

Dai, parlatemi ancora della poesia di River-Boca

Jack O'Malley

La farsa del Superclásico, il giocatore irlandese morto per finta, i gorgheggi di Maradona, il vizio di Gazza

Dai, vi prego, parlatemi ancora di quanto bello, poetico, magico è il Superclásico. Venite a spiegarmi il pueblo, la garra, il Rio, lo stadio storto che si chiama come una scatola di dolci scadenti, i millonarios buoni al massimo per una stagione di “Riccanza”. Riesumate Osvaldo Soriano e fategli scrivere un racconto sulla finale di Copa Libertadores più lunga del mondo, spremete il sentimento anche dai sassi lanciati contro il pullman del Boca. Ballate un tango triste sulle due palle che mi avete fatto venire prima della guerriglia urbana di sabato scorso – in confronto ai tifosi del River la tribù di selvaggi di North Sentinel che ha fatto a pezzi il missionario americano che voleva parlare di Gesù è composta da aspiranti membri del circolo della caccia. Dopo un’andata in casa del Boca dove anche una squadra di terza divisione avrebbe occupato meglio gli spazi, l’epilogo non poteva che essere un rinvio perpetuo della partita di ritorno. Mi è bastato vedere dove alla fine hanno proposta di giocare River-Boca – in un altro continente, in Spagna, a Madrid – per capire che persino il fascistometro di Michela Murgia è roba più seria di questa farsa.

 

Farsa che riabilita il capolavoro grottesco accaduto qualche giorno fa in quella meraviglia che è la Leinster Senior League, campionato irlandese in cui militano tendenzialmente squadre dell’area di Dublino con giocatori più avvezzi alla birra che alle sovrapposizioni sulla fascia (è comunque molto più bello della Ligue 1). Prima di un’importante partita, il Ballybrack FC ha fatto sapere che un proprio ex giocatore, lo spagnolo Fernando LaFuente, era morto in un incidente. Lutto e commozione in tutto il campionato, Lega che decide di rinviare la partita del Ballybrack, minuti di silenzio su tutti i campi e lacrimevoli tweet di condoglianze. Peccato che LaFuente avesse semplicemente cambiato città per motivi di lavoro. Il buon Fernando ha saputo della sua morte dalla tv, ha fatto sapere di essere in ottima forma e ha smentito la tesi di chi sosteneva che la sua morte fosse stata inventata apposta per evitare di giocare quel weekend (la maggior parte dei giocatori da quelle parti fa anche altri lavori nella vita, come i giocatori islandesi con le cui storie di semplicità e pallone ci hanno asciugato l’anima durante Europei e Mondiali). Manco si trattasse di dirigenti del Mef o di poteri forti, la società ha subito dato la colpa a un tale che avrebbe prodotto la funerea fake news, e lo ha licenziato.

 

Chi invece continua a resistere è il solito Mourinho, che dopo un’orrida partita contro una squadra di giovani banchieri svizzeri in Champions League ha passato il turno grazie a un gol di un Fellaini ancora più brutto dopo il taglio di capelli. “Come faccio a far parlare di me e non della prestazione da calcio femminile dei miei?”, ha pensato lo Special One mentre esultava. Così ha preso a calci delle borracce e poi ne ha spaccate altre schizzando sali minerali sulle scarpe dei tifosi in prima fila. Certo, meglio così che con un’intervista come quella di Maradona dopo una partita della squadra messicana che allena, i Dorados de Sinaloa, un nome buono per una puntata di Narcos e un marchio di patatine da mangiare in ufficio. Alla domanda “cosa ne pensi del livello di questo campionato?”, El Pibe ha risposto con 11 secondi di gorgheggi – ummmmmm laaaa ayeeeee aaaah – come neppure un sottosegretario del governo Conte in tv. Rassicurato il nostro animo conservatore con la notizia che il bomber argentino si droga ancora, non possiamo che brindare all’ennesima vittima del #metoo, Paul Gascoigne. Accusato di avere palpato una signora in treno, Gazza si è difeso dicendo che non è vero. “E non tocco alcol da anni”, ha aggiunto.