Roberto Fabbricini (foto LaPresse)

“I nemici del calcio sono nel calcio”, dice Roberto Fabbricini

Gianfranco Teotino

I nove mesi “inutili” del pallone italiano raccontati dall'ex commissario straordinario della Figc

Fra i lasciti del commissariamento, c’è Roberto Mancini, un ct importante. “Altra decisione contestata dai Confederati. Una buona scelta, l’ho condivisa, ma non una mia scelta. Della responsabilità unica della questione era stato investito Costacurta. Dal Coni. E lui è andato avanti a mille all’ora. Tre soli i suoi candidati: Ancelotti, il preferito, Mancini e Di Biagio. Io avrei pensato anche a qualche panchina di serie A, magari Giampaolo o Gasperini, oppure Ranieri, un grande, con esperienza internazionale, ci avrebbe tenuto tantissimo, un signore vero, in quel periodo una sera lo incontrai casualmente a una cena in casa di amici comuni eppure non parlammo di calcio nemmeno per un minuto. Ma Costacurta non ci sentiva, ‘non ci facciamo ridere dietro’ mi disse. Mi chiese però con insistenza di partecipare al famoso incontro con Ancelotti, ci andai per cortesia e capii subito che Ancelotti è uno che ancora vuole lavorare quotidianamente sul campo, che era interessato ma per il futuro. Poi, chiese subito le condizioni economiche, ci disse quanto guadagnava al Bayern (6 milioni netti più bonus). Troppo per la Federazione. Mancini va bene: è bravo, è uomo di mondo e ha grande voglia. Guadagna meno della metà di Conte e ha un contratto fino ai Mondiali, ma risolvibile senza penali nel caso fallisse la qualificazione europea”.

 

“Mancini ct è una buona scelta, anche se io avrei preferito Giampaolo, Gasperini o Ranieri. Costacurta non voleva”

Sembra cominciare a dare frutti, intanto, il progetto, avviato dalla Federcalcio e sviluppato durante il commissariamento, sui giovani italiani. “A Coverciano si lavora sodo: abbiamo convocato tutte le società di serie A e B per illustrare i nostri programmi, ogni settimana i ragazzi più bravi vengono monitorati e sottoposti a test, abbiamo creato un database all’avanguardia, i ct delle Nazionali giovanili operano in continuo contatto fra di loro e i risultati cominciano ad arrivare”. Resta il problema del numero spropositato di stranieri. “Per i comunitari non possiamo fare niente, gli extracomunitari invece possono essere limitati. Già lo si fa. Il governo ogni anno chiede di ridurli, in tutti gli sport. Il calcio però continua ad avere 60 nuovi arrivi possibili, che si aggiungono a chi già c’è. Per me troppi. Ma fra le vivaci telefonate che mi tempestavano di notte (quasi sempre Claudio Lotito) e di mattina all’alba (Aurelio De Laurentiis), ricordo soprattutto la foga con cui De Laurentiis mi ripeteva: io voglio poter tesserare tutti gli stranieri del mondo! Piuttosto, andrebbero posti dei limiti nei campionati Primavera e bisognerebbe obbligare i club a destinare una quota dei diritti tv a investimenti nei settori giovanili”.

 

Passiamo alla infinita vicenda delle iscrizioni alla serie B. Con l’ultimo colpo di scena in settimana della sentenza del Tar che ha cancellato le decisioni del commissario, peraltro fin dall’inizio contestate un po’ da tutti. “Ho capito subito che questa storia era una specie di Capo di Buona Speranza, quasi impossibile da doppiare. Ho agito sulla base delle pressioni unanimi della serie B (ho ricevuto 19 pec, una per ogni società) e delle mie convinzioni contro i ripescaggi, una pratica antisportiva. Certo, mi rendevo conto che c’era l’ostacolo del veto alla modifica dei format senza l’anticipo di due anni, ma sono giunto alla conclusione, condivisa dalla mia squadra, che era prevalente la necessità di contribuire alla sostenibilità del sistema. Le penalizzazioni in classifica per irregolarità amministrative sono un’offesa allo sport. E sono pericolose: falsano i campionati. Giusto che partecipi chi se lo merita e chi rispetta le regole. Mi sono arrivate minacce, denunce penali, richieste di risarcimento danni in sede civile, l’incubo di san Sebastiano che ritorna”. Alla luce di quanto sta accadendo, si comporterebbe allo stesso modo? “Sì, perché pensavo e penso che fosse un modo per avviare quella riforma dei campionati che è indispensabile, anche se nessuno dei Confederati la vuole fare davvero”.

 

Il Tar ha cancellato le sue scelte sulla serie B. “Ho ricevuto molte pressioni, penso che i ripescaggi
siano antisportivi”

Con tanti saluti all’autonomia dello sport, ora le decisioni su chi gioca e dove, le prendono Tar e Consiglio di stato: il governo ha addirittura emanato un decreto in tal senso. “Ce lo siamo cercato. La giustizia sportiva fa acqua, i tempi sono biblici, il Collegio di garanzia del Coni forse ha portato ulteriore farraginosità”. Il Coni ieri ha approvato alcune modifiche nelle procedure, Gravina ha promesso di cambiare profondamente strutture, codici e tempi delle decisioni, per evitare che si ripeta quanto accaduto e sta ancora accadendo. Ce la farà? È lui l’uomo giusto per risollevare la Federcalcio? “Gabriele Gravina è un uomo di specchiata onestà intellettuale, un dirigente capace, con una conoscenza del mondo del calcio senza pari. Il suo programma mi convince. Ma mi domando: ha le mani libere oppure sarà condizionato da accordi pre-elettorali? Come si comporteranno i Confederati? La riforma dei campionati, ad esempio: lui propone 20 squadre in A, 20 in B e 60 in C, ritiene che per rendere sostenibili queste 100 società basti reintrodurre il semi-professionismo. Temo sia un pannicello caldo, ammesso che il sindacato calciatori non metta il veto. Ci vorrebbe un bisturi. Io pensavo a 18 squadre in A, 20 in B e 40 in C. Mi è capitato di dirlo in pubblico e persino Malagò mi ha chiamato per rimproverarmi”.

 

Se il commissariamento cominciasse oggi, da zero, cosa cambierebbe? “Sarei un altro commissario: farei più di testa mia, anche se non sono mai stato condizionato al 100 per cento, però dialogherei di più con le componenti, senza metterle di fronte a fatti compiuti, purché quei signori non si sentano ancora membri di un Consiglio federale in carica”. Invece, da domani Roberto Fabbricini… “Tornerò a fare il presidente di Coni Servizi a tempo pieno. Fino a maggio. Poi decideranno Coni e ministero dell’Economia. Se riterranno che possa ancora essere utile, non mi tirerò indietro. Altrimenti ho una pigna di libri che mi aspetta, tornerò a cinema e teatro, comincerò a viaggiare per piacere e restituirò alla mia famiglia un po’ del tempo che le ho sottratto per quasi 50 anni”. Vaste programme…

 

Un ultimo dubbio. Chi sono i veri nemici delle riforme nel calcio? “Gli uomini che operano nel calcio”.