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Tifare contro

Aldrovandi e la memoria diffidata negli stadi

Giovanni Francesio

Ancora una volta il viso del giovane, morto nel 2005 durante un fermo di polizia, è stato considerato “provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”

Era già successo durante la scorsa stagione; quest’anno è avvenuto a Genova, per Sampdoria-Spal, e sabato scorso di nuovo a Roma: Federico Aldrovandi non è potuto entrare allo stadio. Non solo la bandiera con il volto del ragazzo, tifoso della Spal, morto a Ferrara nel 2005 durante un fermo di polizia, ma anche le magliette, le sciarpe, tutto. Ancora una volta il viso di Aldrovandi è stato considerato “provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine” (giudice sportivo Pasquale Marino, dicembre 2017), si deve supporre per ordine della Questura. Una diffida alla memoria.

 

Gli ultras della Spal a Roma hanno deciso, per protesta, di non entrare allo stadio, nonostante i chilometri già fatti, e i soldi già spesi. Il padre di Aldrovandi ha scritto un post sobrio, addolorato e doloroso, nel quale si domanda perché il volto di suo figlio dia così fastidio. Ce lo chiediamo anche noi, come ci chiediamo che cosa intendeva, il giudice Marino, con “provocazione”. Il ricordo è una provocazione? E il ricordo di cosa? Di un ragazzo morto, o di quattro poliziotti condannati per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”? E vorremmo che qualcuno chiedesse al questore di Roma che cosa lo ha spinto a prendere una decisione così ingiusta e dannosa. Ma non succederà, perché quasi nessuno chiede mai niente, sulla gestione dell’ordine pubblico negli stadi italiani, e nei rari casi in cui succede, nessuno spiega mai niente. Ma le domande restano. Davvero le nostre istituzioni sono convinte che questa censura possa avere altre conseguenze, oltre a quella di tenere alimentato quel rancore mai sopito tra le forze dell’ordine e le decine di migliaia di persone che frequentano le curve italiane? Davvero c’è qualcuno convinto che vietare una bandiera possa servire a far dimenticare una tragedia come quella di Aldrovandi? E siamo poi così sicuri, che sarebbe meglio dimenticare?

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