Tifosi cinesi del Milan (foto LaPresse)

Il Milan è sempre più cinese. In attesa del cambio di proprietà, già si parla di un progetto-giovani

Giovanni Battistuzzi
Le trattative continuano e si avvicina la firma del preaccordo per la cessione dell'80 per cento delle quote societarie. Intanto si tessono le nuove trame che dovrebbero legare il club rossonero al calcio di Pechino e dintorni, con la benedizione del governo centrale. Parla Fred Hellberhaum, consulente della Chinese Super League.

C'è chi sta sul campo di gioco, quello di Milanello: sono i calciatori agli ordini di Vincenzo Montella, nuovo allenatore del Milan e forse unica certezza rossonera in questo inizio d'estate. C'è chi è formalmente in vacanza, ma che ha il telefono in mano, tesse trame di mercato, si informa delle ultime novità. C'è chi invece è nella propria villa, si rimette da un intervento al cuore e che si prepara ad affidare una parte di questo, quello rossonero, in mani estere. Perché nonostante le indiscrezioni di uno stallo delle trattative, di un possibile dietrofront della proprietà attuale, Silvio Berlusconi, dicono al Foglio fonti interne al club, non ha cambiato idea e a breve dovrebbe dare il via libera alla firma dell'accordo preliminare per il passaggio della proprietà del Milan da Fininvest a una cordata di imprenditori cinesi.

 

Al momento i futuri proprietari dell'80 per cento della formazione meneghina non si conoscono, sono avvolti nel mistero. L'unica certezza è la rappresentanza, ossia l'italo-inglese Nicholas Gancikoff e l'italo-americano Sal Galatioto, uomini d'affari esperti in gestione sportiva, il primo, in passaggi di proprietà di club, il secondo (fu advisor nella vendita dei Golden State Warriors, squadra dell'Nba, nel 1995 e nel 2005 quando il 20 per cento della franchigia passo dal proprietario Chris J. Cohan a quattro investitori della Silicon Valley).

 

Molto sembra comunque già definito. I compratori ci sono e hanno un patrimonio cospicuo, tale almeno da rassicurare il Cav. circa un ingente sforzo nel mercato estivo (si parla di 400 milioni in due anni, probabilmente sarà poco più della metà) per rafforzare la squadra; il prezzo sarebbe stato fissato, 750 milioni debiti inclusi, ha detto la CCTV, la televisione di stato cinese; i ruoli sarebbero già definiti: Silvio Berlusconi sarebbe il presidente onorario, Nicholas Gancikoff il nuovo amministratore delegato – con Adriano Galliani nel ruolo di consulente –, Barbara Berlusconi invece dovrebbe ottenere un posto nel cda.

 

Ma non solo sui ruoli dirigenziali si è parlato in questi ultimi giorni. Se le trattative per il superamento degli ultimi dettagli del pre-accordo continuano, vecchia e nuova dirigenza stanno già approfondendo alcune strategie da mettere in piedi a passaggio di proprietà ultimato. Se i primi sforzi comuni saranno incentrati sul mercato in entrata e in uscita – c'è sempre il Fair play finanziario della Uefa da rispettare –, si sta abbozzando un piano di potenziamento del settore giovanile: in questo modo da un lato si andrebbe ad assecondare la strategia dell'ultimo Milan berlusconiano di una squadra giovane e più italiana, dall'altro si "permetterebbe alla nuova proprietà di rispettare il volere del governo cinese di investire in società estere per rafforzare il campionato e il know how calcistico interno". A parlare al Foglio è Fred Hellberhaum, brasiliano di origini tedesche che dopo un passato dirigenziale tra Ponte Preta, Coritiba e Palmeiras, si è trasferito in Cina nel 2012 e da allora è diventato consulente di diverse squadre della Chinese Super League, la massima divisione calcistica locale, per la gestione e l'ammodernamento societario. D'altra parte il progetto del governo cinese, del quale avevamo parlato già a gennaio su queste colonne, è chiaro: favorire gli investimenti privati nel mondo del pallone, sia domestico che europeo, per far crescere il movimento e, in questo modo, aver maggiori possibilità di ospitare le fasi finali della Coppa del Mondo nel 2026, con una formazione competitiva.

 

 

"Da quanto ho potuto appurare la cordata che dovrebbe acquistare l'80 per cento del Milan dovrebbe essere composta, almeno in parte, da gruppi imprenditoriali che hanno già notevoli interessi nella Chinese Super League", assicura Hellberhaum. Il club rossonero servirebbe loro "sia come investimento sportivo, da far fruttare importando marchio e merchandising, essendo il Diavolo uno tra i dieci club più amati in Cina, sia come missione di prestigio: riportare il club di Milano ai fasti passati sarebbe il migliore biglietto da visita in vista del grande giro d'affari che farà da contorno ai Mondiali che il paese ospiterà. E farlo alle spese dell'Inter acquistata dal Suning Group sarebbe ancor meglio".

 

Ma al di là degli affari, seppur cospicui, l'acquisto del Milan sarebbe importantissimo per un'altra motivazione, questa volta di carattere tecnico. "I rossoneri e la cordata cinese stanno già discutendo di un progetto ambizioso e centrale rispetto alla missione sportiva del governo di Pechino: la creazione di un sistema integrato a livello giovanile italo-cinese. Questo darebbe vantaggi sostanziali a entrambi. La Cina in questo modo – spiega Hellberhaum – avrebbe in casa un modello europeo di insegnamento delle tattiche calcistiche che agevolerebbe la crescita delle nuove leve; il Milan avrebbe invece un avamposto per assicurarsi i migliori prospetti del calcio dell'estremo oriente".

 

Questo progetto "inizialmente dovrebbe riguardare solo i club controllati dalla cordata, ma credo che dopo il periodo di rodaggio dovrebbe essere preso in consegna direttamente dalla Federazione cinese", aggiunge sottolineando come proprio quest'istituzione si sia "espressa in modo molto favorevole all'idea di tentare la scalata alla società rossonera". Un piano questo che andrebbe a sommarsi a quello del Tianjin Quanjian Football Club, formazione della serie B cinese allenata da Fabio Cannavaro che ha già dato il via ai lavoro per la realizzazione di un maxi centro sportivo riservato alle giovanili e per la gestione del quale saranno chiamati almeno una dozzina di allenatori e dirigenti europei, "anche di primo livello, ha sottolineato ieri il presidente del club Shu Yuhui.

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