Ronaldo a San Siro a vedere Inter-Sampdoria. Qualche chilo di troppo per il Fenomeno. Francesco Totti all’Olimpico a vedere Roma-Palermo. Qualche capello unto di troppo per il Pupone (LaPresse)

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Jack O'Malley
Totti in tribuna domenica all’Olimpico sembrava il grasso Ronaldo sugli spalti di San Siro: storia importante, ma ormai inutile per vincere in campo. In attesa di nuovi numeri dei pagliacci catalani, mi guardo le inglesi in Champions con la scorta di brandy.

Londra.  Poiché dalle nostre parti la Coppa nazionale è una cosa seria, e non un fastidioso appuntamento da piazzare controvoglia tra un anticipo, un posticipo e una giornata di campionato, lo scorso weekeend la Premier League ha fatto pausa: sabato e domenica si giocava il quinto turno di FA Cup, la coppa di calcio più antica e bella del mondo (ma che ve lo dico a fare?). Quest’anno non abbiamo assistito a nessun risultato clamoroso, se si eccettua il clamorso Shrewsbury (Football League One, terza divisione)-Manchester United di lunedì sera e il Reading (Championship, seconda divisione) ai quarti di finale dopo avere battuto il West Bromwich. Domenica si sono incontrate due squadre parecchio in crisi, il Chelsea e il Manchester City. Entrambe affaticate e oppresse, con un futuro a corto raggio da far girare in qualche modo, appese ancora – ma per quanto? – alla Champions League, cercavano riscatto nel tepore della Coppa di casa per dimostrare al mondo di essere vive. Come sapete ha vinto il Chelsea 5-1, grazie a un secondo tempo in cui i Citizens sembravano il Palermo di Iachini (o di Ballardini, o di Schelotto, o di Viviani, o di Schelotto, o di Tedesco, o di Bosi) e i Blues si sono persino permessi il lusso di sbagliare un calcio di rigore sul 4-1. La squadra di Pellegrini arriva alla vigilia della sfida europea con la Dinamo Kiev con la stessa sicurezza del Pd alla vigilia del voto sul ddl Cirinnà. Non che l’altra inglese impegnata in Champions questa sera abbia fatto proprio un partitone: 0-0 contro l’Hull City e match da rigiocare.

 


Bruna de Lima è una grande tifosa del club brasiliano Náutico. Qui è appena inciampata mentre tornava al suo posto allo stadio per non perdersi l’inizio del secondo tempo


 

Martedì ospiterà i circensi del Barcellona, e tutti si chiedono cosa inventeranno di divertente Messi, Neymar e Suárez per scacciare la noia. Proveranno a segnare solo gol di natica? O solo dopo avere fatto almeno quattro tunnel nella stessa azione? Tenteranno una catapulta infernale in stile gemelli Derrick? Sono già annoiato alla sola idea di quello che leggerò sui quotidiani sportivi il giorno dopo, ma almeno gioisco sapendo che la Juventus dovrebbe darmi una soddisfazione, eliminando il Bayern Monaco di Peppe Guardiola, ponendo finalmente termine alle manfrine sui panzer tedeschi imbattibili e imperturbabili persino agli annunci di addio anticipato del mister. Ma lo so cosa state pensando: questo ci parla di FA Cup e inglesi in Champions League pur di non toccare l’argomento del giorno, il dibattito che – se Matteo Renzi non avesse parlato all’assemblea del Pd domenica – avrebbe aperto siti (e prime pagine) dei giornali italiani per ore, forse giorni o settimane. Innanzitutto, sgombriamo il campo da ogni dubbio, come faceva ai bei tempi Rio Ferdinand con i palloni in mezzo all’area del Manchester United: io sto brindando a Luciano Spalletti da domenica mattina, e ancora di più l’ho fatto dopo avere ascoltato le motivazioni della cacciata di Francesco Totti da Trigoria: “Vuoi fare il Giggs? Fai il Giggs…”. Ecco, quella frase dice molto, se non tutto, della differenza tra due bandiere che – non lo negherei mai – hanno fatto a loro modo la storia dei rispettivi club. A fine carriera il gallese dello United faceva molte panchine, giocava contro squadre più deboli o subentrava a pochi minuti dalla fine contro quelle più forti, quando l’esperienza contava più dei polmoni. Non dava interviste polemiche né faceva sapere che ci voleva più rispetto nei suoi confronti. Totti è da tempo un ex giocatore, ottimo per una partita di Subbuteo umano tipo “Giochi senza frontiere”, purtroppo trapassato per i ritmi a cui deve girare una squadra che vuole fingere di vincere qualcosa, come fa la Roma da qualche anno a questa parte.

 

[**Video_box_2**]Non sono Lina Sotis, me ne fotto del galateo, se un giocatore – per quanto grande sia stato – non capisce che è finito il suo tempo bisogna che qualcuno glielo spieghi davanti a tutti. Sabato sera a San Siro, come in un post di “Serie A – Operazione nostalgia” c’era Ronaldo in tribuna. Sembrava Antonino Cannavacciulo senza barba: grasso e pacioso, sedeva in tribuna a guardare vincere la sua ex squadra. Quando domenica sera ho visto Totti (più magro ed elegante) fare lo stesso, non ho notato differenze sostanziali. La storia, va bene, ma la storia è polvere che si deposita sui cartelloni pubblicitari a bordo campo, quelli a cui si appoggiano i calciatori pigri durante il riscaldamento. La storia non vince i campionati del presente, fa commuovere mentre la si racconta o ci si ricorda di quando si era giovani e la patonza girava molto più che oggi. Ronaldo è nato 5 giorni prima di Totti. Fatevi delle domande.