Nel film “L’allenatore nel pallone” Lino Banfi è il mister della Longobarda alle prese con il calciomercato. Il suo acquisto vincente sarà lo sconosciuto Aristoteles

Chi abbiamo comprato oggi?

Piero Vietti
E’ iniziato il calciomercato, “sabato del villaggio” del nostro campionato. Perché per due mesi parleremo solo di quello. Chiacchierata sulla dolce illusione estiva.

Ci siamo. Oggi si apre ufficialmente il calciomercato. E chissenefrega se ormai-dura-tutto-l’anno, se la nostra squadra del cuore e quella rivale già hanno comprato un attaccante, due centrocampisti e qualche rincalzo. Se i capannelli di più o meno anziani di fronte ai bar la mattina già disquisiscono del prossimo acquisto dell’Inter di Mancini, se le nostre chat su WhattsApp da giorni si riempiono di “hai visto che abbiamo comprato Tizio?”, “no, quanto l’abbiamo pagato?”. Se i 20 milioni per Bertolacci fanno infervorare i colleghi in ufficio più del debito della Grecia. Chissenefrega se già sappiamo che Pirlo andrà a New York, Tevez tornerà romanticamente a casa, se l’Inter ha già anticipato il Milan sul primo colpo di mercato, se Tavecchio minaccia lo slittamento dei campionati causa ingorgo di inchieste, retate, intercettazioni e arresti.

 

Il calciomercato comincia ufficialmente oggi, e con lui comincia ufficialmente l’estate. Da oggi si entra nella terra delle dolci illusioni e delle ignobili delusioni, nel regno dell’irrazionale, dei godimenti per sogno e delle incazzature per sentito dire. Inutile, per qualsiasi tifoso, fosse anche moderato simpatizzante di una squadra di provincia, fingere indifferenza. Basta l’sms di un amico, un attimo di troppo sul notiziario sportivo durante lo zapping, un’occhiata fugace sulla Gazzetta piegata male sul tavolino del bar dove si entra per chiedere un’informazione, e siamo fregati. A quel punto potremmo parlare ore dello scambio di un terzino destro con due centrocampisti, saremmo pronti a dare la vita per convincere il vicino di ombrellone che Mandzukic non farà rimpiangere Tevez, che Ibra alla fine tornerà, che Nainggolan sognava la Roma fin da bambino. Non vediamo l’ora di discutere dei soldi che servono per comprare il tale giovane o quell’altro campione affermato, e ne parliamo come se quei soldi fossero i nostri, e noi dei presidenti (i quali sono sempre colpevoli agli occhi dei tifosi, sia che spendano, sia che risparmino, sia che tengano un allenatore, sia che lo caccino: è il loro destino, e non glielo invidiamo, anche se siamo assolutamente certi che noi al loro posto sapremmo fare molto meglio. E come no).

 

Raccontano che un ex direttore di un famoso quotidiano sportivo anni fa avesse dato ordine ai suoi giornalisti di scrivere gli articoli sul calciomercato più o meno con queste proporzioni: su dieci nomi di giocatori accostati a qualche società, uno doveva essere vero, tre-quattro verosimili, e gli altri inventati di sana pianta. Quel direttore aveva capito  che il calciomercato è una sostanza che crea dipendenza. Alessandro Bonan ne ha fatto un’arte televisiva, reinventando in questi dodici anni il modo di raccontarlo, prima su Tele+ e adesso su Sky Sport. Il suo programma si chiama proprio “Calciomercato” e ha la rara qualità di parlare di questo sport senza buttarla in caciara, ma dando notizie in un contesto serio e leggero insieme. Incontriamo idealmente Bonan su una spiaggia, perché il calciomercato ci fa venire in mente certe estati di quando ragazzini – ancora non c’erano i social network né YouTube – si aspettava trepidanti l’arrivo dei giornali sportivi nell’edicola del paesino francese per leggere i nuovi acquisti della nostra squadra del cuore, sognando per tre settimane con quei nomi esotici ed affascinanti nella testa, prima che a settembre si rivelassero delle pippe clamorose. “Il calciomercato è piacevole perché stimola la parte sognatrice di ognuno di noi – dice Bonan – D’estate vincono tutti, la sconfitta non è prevista”. Poiché in quanto esseri umani siamo strutturalmente fatti per attendere, “viviamo un’attesa che spesso supera la realtà che sarà il campionato”. Il calciomercato “è il sabato del villaggio del campionato”, suggerisce Bonan. Che infatti ogni sera lo racconta con Gianluca Di Marzio – probabilmente il giornalista italiano più informato su acquisti e cessioni di calciatori – con ironico distacco, metafore e gag. Guardare “Calciomercato” è un’esperienza a metà tra l’andare in spiaggia a parlare di calcio e sedersi nel salotto di casa a discutere di moduli e schemi. Senza sensazionalismi. “Non potremmo bluffare a lungo – spiega – la tv consuma le notizie più in fretta della carta, e dato che ci metti la faccia devi essere credibile, o non ti guardano più”.

 

Superando con un pallonetto il rischio di essere banali, riflettiamo su come i social network e la rete abbiano cambiato il calciomercato in pochi anni. “Una volta capitava di aspettarsi l’arrivo di un giocatore biondo e invece era moro – scherza Bonan – Ricordo un presidente che durante la presentazione di un neo acquisto si fece sfuggire un ‘ma noi un mancino in questo ruolo non ce lo avevamo già?’, per sentirsi rispondere che quel giocatore era un destro naturale”. Si è perso tutto questo mistero, oggi: se Galliani va a suonare a casa di Destro c’è qualcuno che lo riprende con il cellulare. Racconta ancora Bonan: “Conoscevo un dirigente che se doveva andare a comprare un calciatore in Sicilia diceva alla moglie che sarebbe andato a Trento, così nessuno lo avrebbe scoperto”. Qualche giorno fa proprio “Calciomercato” ha mandato in onda le immagini della cena a Montecarlo per trattare Kondogbia, ripresa grazie a un tablet. “Agli inizi io giravo per l’albergo in cui si chiudevano le trattative – racconta Bonan – cercando di orecchiare le conversazioni, e poi le comunicavo via telefono fisso alla redazione”. Oggi con i social network tutti sanno l’avanzamento delle trattative minuto per minuto, e c’è sempre qualcuno che su YouTube ha visto un video con i gol dell’ultimo giocatore acquistato dall’ultima delle provinciali (con rispetto parlando). Per questo è cambiato il modo di raccontare il calciomercato in tv, si è ampliato il linguaggio, e il successo di un programma come quello di Bonan su Sky non è frutto del caso: in estate fa sentire in spiaggia lo spettatore che guarda la tv accaldato sul divano, a gennaio è più abbottonato, quasi freddo. Già, perché durante il calciomercato di gennaio non si sogna, al massimo si è delusi per la prima parte di stagione, oppure si è appagati e non si attende più nulla. A gennaio si è in mezzo ai veleni, in estate ci si tuffa nell’utopia calcistica.

 

Per tornare a maltrattare Leopardi, il tifoso medio in estate naufraga dolcemente tra bufale, notizie vere, soffiate dei procuratori, fumo negli occhi da parte delle società. E rischia di perdersi. “La bravura di chi racconta oggi il calciomercato – continua Bonan – non è quella di fare la lista della spesa”, effettivamente disponibile a tutti su blog, siti e social network, “ma di verificare le notizie e selezionare solo quelle credibili per lettori e telespettatori”. La carta però – e persino certe sue declinazioni sul web – sembra non essere più in grado di raccontare le illusioni del calciomercato come un tempo. “E’ un evento in costante divenire”, dice il conduttore di Sky, “e con i mezzi oggi a nostra disposizione è sempre più simile a un reality show. Ed è sempre più divertente da raccontare in tv”. Più che cercare di star dietro a nomi, scoop, sondaggi delle società sul tal difensore o il tal attaccante, “la stampa dovrebbe aiutarci di più a pensare – suggerisce Bonan – Dovendo stare dietro alla notizia la tv magari si perde, o tratta superficialmente, molti aspetti che stanno cambiando nel calcio, come i fondi finanziari che diventano proprietari dei cartellini dei calciatori, con rischi e novità che andrebbero approfonditi, indagati, raccontati”.

 

[**Video_box_2**]Ma basta, oggi comincia il calciomercato. E sarà come entrare in una casa da ristrutturare e immaginare di mettere la cucina dei nostri sogni in quell’angolo, la libreria che riempirà alla perfezione la parete là in fondo, il televisore che farà anche da arredamento. Quando a fine agosto saranno finiti i lavori, il rubinetto della cucina sarà avvitato male, e la libreria non riempirà per bene la parete. Avremo tutto il tempo per lamentarci, contestare e dire che basta, non ci faremo più prendere in giro dalla nostra fede calcistica. Ma adesso è il momento di vivere in ansiosa attesa questi due mesi, sicuri che il prossimo colpo di mercato sarà quello giusto, e grazie a lui vinceremo il derby, la coppa, il campionato. Il calcio sarà pure brutto, sporco, corrotto e cattivo. Ma l’attesa per il colpo che salverà la stagione è più forte di noi. Non possiamo farci nulla, per fortuna.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.