Kalinic (foto LaPresse)

Il Calimero rossonero e Flash Chiesa

Alessandro Bonan

Kalinic corre a destra, a sinistra, in avanti e indietro. Salta, si ribalta, dice lettera e testamento. Canta e porta la croce. Eppure non sfonda

La strana coppia

Ultimamente giravano sempre in due, uno alto e l’altro piccolino, mano nella mano, come fidanzati in riva al mare. Solo che il mare a Milano ha la sembianza tristanzuola di un rigagnolo chiamato Lambro. Montella e Mirabelli guardavano il fiume, si scambiavano un bacino affettuoso e tornavano a osservare l’orizzonte. Poi, armati di un malinconico coraggio, sono saliti sopra una barchetta e hanno cominciato a navigare, sparendo in lontananza. Un pescatore che li ha visti passare rammenta di aver visto quello alto ma non ricorda affatto il piccolino.

 

Kali-mero

E’ un’ingiustizia però. Kalinic corre a destra, a sinistra, in avanti e indietro. Salta, si ribalta, dice lettera e testamento. Canta e porta la croce. Eppure non sfonda, non acchiappa, non arriva, direbbe la Maionchi. Ma soprattutto non segna. La porta, davanti al povero Calimero rossonero, si sposta in direzione opposta al pallone. C’è chi parla di sfortuna, chi di incantesimo, chi di piccolo difetto del piede e della testa. C’è anche chi dà la colpa di tante sciagurate conclusioni al suo mancato ottimismo. Forse lo fischiano tutti perché è piccolo e nero. E’ un’ingiustizia però.

 

 

Flash Chiesa

Come Flash Gordon, è capace di muoversi a una velocità che supera di sette volte quella della luce. Lo vedi partire e resta solo la scia del suo naso leggermente adunco. Flash Chiesa, ha una saetta disegnata sul petto, ed è l’unico che si veste di rosso in mezzo a tanti viola. Non per nulla si distingue in ogni partita. Vederlo passare non è facile, bisogna possedere un occhio allenato. Gli avversari lo temono ma sanno in anticipo che non lo prenderanno. Ogni tanto inciampa su qualche atomo invisibile e cade. Ma si tratta di pochi istanti, Flash Chiesa non si ferma mai.

     

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