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Ecco i due scogli su cui si infrange l'idea di aiuti di stato per i mutui a tasso variabile

Equità ed efficacia delle misure della Bce

Lorenzo Borga

Se il governo si offre di compensare il rincaro dovuto al rialzo dei mutui l’opera della Bce potrebbe diventare ancora più ostica e l’inflazione continuare a galoppare, con effetti negativi per tutti. Si potrebbe invece tutelare chi ha redditi più bassi ed è messo davvero in difficoltà dalle rate aumentate

La politica italiana – nella sua quasi interezza – critica la Banca centrale europea quotidianamente sulla base di un fatto: le famiglie che pagano un mutuo a tasso variabile stanno subendo pesanti rincari delle rate mensili. Uno fra tutti il ministro Salvini, che è arrivato a chiedere direttamente a Christine Lagarde se avesse un mutuo a tasso variabile e se sapesse quanto stanno aumentando le rate (un giochetto che aveva già recitato con Padoan, all’epoca ministro dell’Economia).

  
Ma in Italia dimentichiamo troppo facilmente il passato. Le circa 700 mila famiglie che pagano oggi un mutuo a tasso variabile in larga parte hanno beneficiato per anni di rate decisamente più leggere di coloro che hanno invece scelto un tasso fisso. Il tasso variabile è infatti più rischioso per chi lo contrae, dal momento che il rischio che i tassi aumentino nel tempo è in capo a chi prende in prestito il denaro (e purtroppo in Italia gli istituti bancari non hanno l’obbligo di mostrare ai contraenti una simulazione di quanto potrebbe variare la propria rata al rialzo dei tassi della Bce). Nel caso del tasso fisso invece questo rischio rimane ovviamente sul groppone della banca, che lo accetta facendosi pagare leggermente di più dal contraente. Ecco spiegato il motivo per cui il tasso variabile, a parità di condizioni, è tradizionalmente più conveniente all’apertura del mutuo (oggi non è più così, dal momento che tutti si attendono un calo dei tassi). Lo ha ricordato anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ospite a Sky Tg24, mettendosi nei panni chi ha scelto il tasso fisso: “Aiutiamo le famiglie che con il tasso variabile hanno già risparmiato negli anni scorsi perché più basso del tasso di chi ha preso il fisso?”.

 
Facciamo due conti. Due famiglie che hanno acceso un mutuo dieci anni fa, nel luglio 2013, scegliendo una il tasso fisso e l’altra quello variabile hanno pagato somme decisamente differenti finora. A stragrande favore, sorpresa, di chi ha scelto il variabile: per un mutuo di 200 mila euro a 20 anni il risparmio sarebbe a oggi di 18 mila euro. Nonostante il forte rincaro avvenuto negli ultimi mesi, nell’ultimo decennio il tasso variabile è arrivato a far risparmiare – nel caso di questa specifica simulazione – fino a 200 euro al mese. Un vantaggio che non è stato compensato dal rialzo dei tassi della Bce in corso da un anno: i tassi dovrebbero rimanere a questo livello ancora fino al 2029 per invertire il rapporto e fare in modo che la famiglia col tasso variabile paghi in totale di più. Un’ipotesi che tutti speriamo non si realizzi. Certo, questi conti vanno presi con le pinze dal momento che quando si paga un mutuo la quota di interessi corrisposta mensilmente non rimane stabile, ma è determinata dal piano di ammortamento. Tipicamente cala nel tempo. Ma anche ipotizzando mutui più recenti le cose non cambiano: chi ha aperto un mutuo a tasso variabile fino all’anno scorso ha risparmiato rispetto a chi ha scelto il fisso. Solo da metà dell’anno scorso in poi le cose cambiano: chi ha ottenuto un mutuo a tasso variabile a luglio-agosto 2022 in effetti per ora sta pagando più (non solo mese per mese, ma anche in totale) di chi ha scelto il fisso. Si tratta di qualche decina di migliaia di famiglie che hanno scelto un momento sfortunato.


Rimborsare con soldi pubblici le rate di chi ha scelto il variabile avrebbe due ordini di problemi. Il primo, di equità: come sottolinea Visco, perché chi negli anni scorsi ha pagato di più ora dovrebbe venire in soccorso – con sussidi pagati dalle proprie tasse – di chi ha giocato d’azzardo e ora sta subendo il colpo? Il secondo, di efficacia delle misure delle Bce: per abbattere l’inflazione, la politica monetaria punta a ridurre i consumi e a raffreddare così i prezzi. Se il governo si offre di compensare il rincaro dovuto al rialzo dei mutui l’opera della Bce potrebbe diventare ancora più ostica e l’inflazione continuare a galoppare, con effetti negativi sui portafogli di tutti. Va detto che in altri paesi europei sono state prese alcune misure: in Grecia le maggiori banche hanno accettato di bloccare il rialzo dei tassi e farsi carico dei rincari, in Francia la Banca centrale impone agli istituti di non superare tassi limite piuttosto bassi, in Spagna il governo ha deciso di compensare i rincari dei mutui per le famiglie che hanno un reddito minore a 25 mila euro. Questa potrebbe essere la via da seguire anche per l’esecutivo italiano, tutelare chi ha redditi più bassi ed è messo seriamente in difficoltà dalle rate che negli ultimi mesi possono essere salite anche del 50-60 per cento (e quindi di alcune centinaia di euro). Non si tratterebbe di un intervento eccessivamente costoso per le casse pubbliche e non incentiverebbe l’azzardo morale delle famiglie nei confronti dei tassi variabili. Che, ricordiamolo, sono uno strumento più rischioso del tasso fisso – vista l’intrinseca incertezza sul futuro – che dunque possono pagare ma anche strozzare la liquidità da un momento all’altro.

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