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Lupi mannari, vampiri e sesso: da TikTok ora passa il “romantasy”

Mariarosa Mancuso

Il romance va: negli Usa le vendite sono salite del 52 per cento, anche grazie agli adattamenti seriali. In Italia, con l’aiuto delle BookToker, conquista le classifiche

I lettori – le lettrici – hanno diritto al lieto fine. Premessa discutibile, per chi non se la sente di espungere dai propri godimenti librari “Anna Karenina” o “Madame Bovary”. Se per delirio la consideriamo accettabile, ne deriva che i lettori – le lettrici – hanno diritto a librerie dove trovare storie di loro gusto. Ora chiamate “romance”, per nobilitare l’antico genere dei romanzi rosa, con spregio della storia letteraria. Vale la pena di ripeterlo: prima c’era il “romance”, considerato un ferrovecchio quando entra in scena il più moderno e variato “romanzo”. Sono i romance, nella loro versioni cavalleresche e sentimentali, a rovinare la vita di Don Chisciotte e di Emma Bovary. 

Il romance va. Negli Usa le vendite sono salite del 52 per cento, anche grazie agli adattamenti seriali. In Italia le scrittrici di romance conquistano le classifiche, con l’aiuto delle BookToker. Spiegava una di loro: “Abbiamo trasformato un’attività solitaria e da sfigati come la lettura in qualcosa che emoziona e crea legami tra le persone”. È il momento delle librerie specializzate. Temporanee o stabili, rassicurano la lettrice americana – e il raro lettore, e tutte le schwa e gli asterischi necessari per non offendere: “Qui non troverai nulla senza lieto fine”. Viene in mente il litigioso comitato nel film “Bros” – plurale di “Bro”, che sta per fratello, ma allude anche a “bromance”, un romance tra due maschi. Ogni minoranza coltiva la propria “differenza”, gli ultimi arrivati sono più rissosi e rivendicativi dei gay, da tempo sulla piazza con i loro diritti acquisiti.

Altrettanto complicate sono le ramificazioni del romance. Le proprietarie della libreria di Minneapolis “Tropes & Trifles” (qualcosa come “convenzioni narrative e altre bazzecole”) hanno gusti diversissimi. Una predilige le trame storiche, con scene al capezzale di malati o feriti. L’altra vuole storie che “avvolgono come un caldo abbraccio”. Sugli scaffali, hanno titoli con lupi mannari queer, che mentre amoreggiano meditano di distruggere il capitalismo. Molto tempo è passato dai  “bodice-rippers”, strappacorsetti con un aitante maschio seminudo in copertina – ma sembra che molte lettrici apprezzino ancora il genere, ormai considerato “classico”. Per il resto, spiega un’altra libraia che sta per aprire il suo negozio a Portland, Oregon: “Se la lettrice vuole una storia con alieni che si accoppiano, o un romance con la mafia sullo sfondo, qui li troverà”. Un pensiero va alla serie “Portlandia”, e alla libreria femministissima che proibisce di indicare un libro in alto sullo scaffale con il dito, gesto orribilmente maschilista. Ai bambini si cambia il pannolino senza guardare, “sceglierà lui da grande il sesso che preferisce”.


Il romance è inclusivo, ovvio. Unico limite: il sesso esplicito, ma solo per i romanzi nella categoria Young Adult. Sul Sunday Times, Johanna Thomas-Corr racconta il “romantasy”, combinazione tra “romance e fantasy”. Una versione hot di Harry Potter, con il maghetto che sperimenta le cinquanta sfumature di grigio. “Amanti maschi e amanti femmine”, come nei romanzi che piacevano a Emma Bovary, e la consolavano per la noia della provincia. Mischiati però a  “mutanti, lupi mannari, vampiri, angeli, demoni, formule magiche e altri incantesimi”. Le due campionesse del genere, Sarah J. Maas (una da 37 milioni di copie) e Rebecca Yarros sono ben piazzate nella classifiche italiane. Altre arriveranno, via TikTok. “Cosa state pubblicando di nuovo? chiese la giornalista a un amico impiegato in una casa editrice. “Fatine arrapate”, rispose lui. “Sconcezze per le ex ragazzine che in ‘La bella e la bestia’ sospiravano per la Bestia”.

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