Giovanni Falcone alla commemorazione per l'omicidio Dalla Chiesa (settembre 1991), foto di Tony Gentile (dal libro fotografico “La guerra”, editore Postcart)

Lectio magistralis

L'ex magistrato Piero Grasso ricorda Falcone e commuove gli studenti della John Cabot

Redazione

"Lo Stato ha vinto. Quella mafia lì non esiste più, distrutta da uomini come Falcone e Borsellino che hanno combattuto grazie a quella scintilla di coraggio e legalità", ha raccontato l'ex presidente del Senato nel corso del suo seminario all'ateneo americano

"Questo accendino, lo vedete? Questo accendino me lo consegnò Giovanni durante il nostro ultimo viaggio in aereo verso Palermo. Mi disse: 'Piero, tienimelo tu. Bada che non è un regalo Oggi ho deciso di smettere di fumare. Se dovessi riprendere so che ce l’hai tu e me lo restituirai'. Lo riposi con cura nella borsa in una tasca con cerniera". Così l'ex presidente del Senato, Piero Grasso, ha ricordato Giovanni Falcone durante il suo discorso rivolto agli studenti della John Cabot University. "Quell’accendino di argento non ebbi più modo di restituirlo", ha aggiunto l'ex magistrato commosso. Di lì a poco infatti, ci sarebbe stata la strage di Capaci. "Appena seppi la notizia stavo nella mia casa a Palermo, e sento ancora con angoscia i passi trafelati dei miei agenti che venivano ad avvisarmi. Andai in ospedale lì incontrai l’amico Paolo Borsellino. Dalla sua espressione capii tutto", ha raccontato l'ex presidente del Senato. "Questa scintilla di fuoco ha la forza, l’intelligenza la determinazione che ricorda gli occhi del mio amico Giovanni". Così è nata ‘Scintille di futuro’, la fondazione che Piero Grasso ha creato per raccontare ai giovani studenti che cos'è stata la mafia. 

L'occasione per ricordare Falcone è stata una conferenza organizzata dall'università John Cabot University e introdotta dal presidente Franco Pavoncello: "È un grande onore e piacere dare il benvenuto al presidente Piero Grasso per questa sua conferenza dedicata a Giovanni Falcone nella lotta internazionale al crimine organizzato". L’evento è stato organizzato dalle docenti del dipartimento di Scienze psicologiche e sociali le professoresse Elisa Puvia e Isabella Clough Marinaro. 

"La mafia era un’organizzazione criminale ben strutturata con ramificazioni ovunque fino negli Stati Uniti", ha raccontato Grasso, ricordando l’inchiesta ‘Pizza Connection’ che fece emergere la rilevanza della presenza mafiosa oltreoceano. A testimonianza dell'enorme ammirazione delle istituzioni americane nei confronti della figura di Falcone "nel cortile dell’Academy Fbi a Quantico c’è un busto in bronzo di Giovanni che accoglie giovani che vogliono diventare tra i più bravi poliziotti del pianeta. Al congresso c’è un’intera scalinata con le pareti tappezzate delle foto di Falcone con i poliziotti americani, articoli di stampa. E in alto la bandiera italiana intrecciata a quella americana", ha detto l'ex magistrato. 

Diverso fu, secondo Grasso, il trattamento ricevuto in Italia da Falcone. "Dopo quei successi, la politica lo attaccò, il Csm si mise di traverso. Alcuni dissero che voleva fare lo sceriffo, che si era montato la testa, che si era addirittura fatto da solo l’attentato alla sua villa al mare, all’Addaura. Accuse infamanti". Nel racconto dell'ex presidente del Senato, i ricordi vanno al periodo romano di Falcone, che ebbe inizio quando il magistrato decise di accettare l’invito dell'allora ministro della Giustizia Claudio Martelli a dirigere l’ufficio affari penali presso il ministero. "In questa fase mettemmo mano alla legislazione antimafia: la legge sui pentiti, la legge sui sequestri di persona, le leggi bancarie antiriciclaggio, la Dia, le direzioni antimafia nelle varie procure. Fu creato tutto l’impianto delle leggi che oggi sono imprescindibili e che speriamo non venga smantellato in questa nuova stagione", ha spiegato Grasso, ricordando che Falcone "in quel periodo riusciva addirittura a sorridere".

L'ex magistrato è poi tornato sull'attentato scampato "grazie alla cucina romana" e avvenuto poco prima della strage di Capaci. "Gli informatori mandarono il commando al ristorante ‘Amatriciana’ vicino al Viminale. Ma noi stavamo al ristorante ‘la Carbonara’ a Campo de’ Fiori. Dopo dieci giorni, il capo della mafia di allora, Totò Riina li richiamò: “Tornate giù. Abbiamo trovato un altro modo”. Era il tritolo di Capaci", ha raccontato Grasso. 

"Lo stato ha vinto. Quella mafia lì non esiste più – ha concluso – distrutta grazie a uomini come Falcone e Borsellino, come tanti altri magistrati, giornalisti, poliziotti, carabinieri che hanno combattuto grazie a quella scintilla di coraggio e legalità". Quella scintilla che Grasso, con l'accendino di Falcone, vuole accendere e consegnare alle nuove generazioni.

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