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L'editoriale del direttore
Tutti i fattori positivi di un mondo che può resistere pure a Trump
Per convincersi che il nuovo anno non sarà una catastrofe guardate i numeri del 2023. I guai ci sono stati ma i successi anche. Crescita, difesa della libertà, meno disuguaglianze, lotta alla povertà. E trionfi per la medicina. Buon 2024
Alla fine di un anno che si chiude con due grandi guerre aperte, una in Ucraina e una in medio oriente, con una terza guerra in essere, nel Mar Rosso, con una quarta guerra all’orizzonte, a Taiwan, con la prospettiva concreta che vi possa essere un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, a novembre, sfogliare la margherita dell’ottimismo, mentre si passa in rassegna l’anno che è appena trascorso, può sembrare difficile, forse impossibile, persino azzardato. Eppure, nonostante tutto questo, anche l’anno che volge al termine ha offerto infinite ragioni per essere ottimisti, rispetto al futuro, e c’è chi si è messo con cura a elencare alcuni motivi per osservare il Duemilaventitré mettendo da parte, per un istante, la lente della percezione per affidarsi alla lente della realtà.
Non vogliamo parlare della fine dell’emergenza Covid? D’accordo, parliamo di altro. Non vogliamo parlare del clamoroso annuncio fatto il 14 luglio dalle Nazioni Unite, che hanno detto che il mondo potrebbe riuscire a sconfiggere l’Aids entro il 2030? D’accordo, parliamo d’altro. Non vogliamo parlare dell’anno record per le nuove installazioni di fotovoltaico del mondo, che quest’anno hanno toccato i 413 GW di potenza a livello globale contro i 240 GW dello scorso anno? D’accordo, parliamo d’altro. Non vogliamo parlare del fatto che secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) di ottobre le energie rinnovabili forniranno metà dell’elettricità mondiale entro il 2030? D’accordo, parliamo d’altro. Proviamo a mettere in fila alcuni fatti, utili ad allontanarci dalla cronaca delle percezioni per avvicinarci a quella della realtà. Il Wall Street Journal, per esempio, ha notato tre giorni fa che a livello mondiale una notizia buona e inaspettata è quella che riguarda la crescita e la prosperità. Nel 2023 l’economia globale al netto dell’inflazione, crescerà del 3 per cento. Nel 2024 il trend sarà grosso modo lo stesso, più 2,9 per cento. E se i tassi di interesse delle banche centrali dovessero scendere come ci si aspetta è possibile che la crescita possa essere superiore alle attese (e anche l’economia italiana, come abbiamo già avuto modo di raccontare, ha avuto le sue ragioni per sorridere: occupazione record, esportazioni record, pil superiore alle aspettative, diseguaglianza calcolata attraverso l’indice Gini ancora al ribasso).
E ancora, vogliamo parlare della povertà nel mondo? Gli allarmi quotidiani legati all’aumento ineluttabile della povertà sono spesso legati a casi specifici ma quasi mai a casi generali. E se si osserva il dramma della povertà nel mondo allargando l’inquadratura si avrà un quadro più realistico del contesto. E meno drammatico. E allora eccolo il quadro: la percentuale della popolazione mondiale che vive con meno di 2,15 dollari al giorno (al netto dell’inflazione), che è il parametro utilizzato dalla Banca mondiale per inquadrare la povertà più estrema, è scesa al di sotto del dieci per cento, rispetto a quasi il 44 per cento del 1981. Non è difficile, dice ancora il Wsj, capire cosa questo significhi: migliore assistenza sanitaria, meno fame, più opportunità di crescita individuale. Le persone, in giro per il mondo, non sono soltanto un po’ meno povere rispetto al passato ma vivono anche più a lungo. Nel 1900 l’aspettativa di vita media di un neonato in tutto il mondo era di 32 anni. Oggi è più di 71 anni in tutto il mondo e più di 77 anni nei paesi sviluppati.
Questo, secondo il sito Our World in Data, è il risultato, tra le altre cose, di importanti miglioramenti nell’assistenza sanitaria al parto, nella diffusione di acqua pulita, di antibiotici, di vaccini e di una migliore nutrizione (la stessa pandemia di Covid ha causato 14 milioni di morti, un numero enorme, ma per fortuna lontano dai numeri della peste nera, che nel 1346 uccise più del 50 per cento della popolazione europea). Il professor Stokel-Walker, che scrive di applicazioni mediche dell’intelligenza artificiale per il British Medical Journal, ha previsto che l’intelligenza artificiale “aumenterebbe il ritmo delle scoperte di nuovi farmaci” e analizzerebbe e identificherebbe i tumori nelle scansioni “in modo più efficace di quanto possano fare gli esseri umani”, e ha detto che il 2023 verrà ricordato come l’anno d’oro della medicina: “Le scoperte nella tecnologia dell’mRna applicata per la prima volta ai vaccini anti Covid potrebbero presto aiutare a sradicare alcuni tipi di cancro”. A ottobre, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha dichiarato che il mondo non ha uno ma “due vaccini sicuri ed efficaci contro la malaria, che potranno proteggere almeno due terzi dei bambini dallo sviluppo della malattia mortale”.
Può sembrare strano poi ma il 2023 è stato un anno incredibilmente positivo anche dal punto di vista lavorativo. Un numero crescente di paesi, tra cui Paesi Bassi e Danimarca, hanno consolidato l’esperienza di adottare settimane lavorative da 34 ore. Secondo l’Economist, siamo addirittura entrati in una “età dell’oro” per i lavoratori, perché “a mano a mano che le società invecchiano, il lavoro diventa più scarso e meglio ricompensato, specialmente quello manuale difficile da rimpiazzare con la tecnologia. I governi spendono molto e tengono calda l’economia, sostengono la domanda per salari più alti, e continueranno a far così”. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, il divario retributivo tra le donne che lavorano a tempo pieno e i loro colleghi maschi negli Stati Uniti è ora più ridotto che mai: c’è ancora molta strada da fare prima che venga raggiunta la parità, ma oggi le donne guadagnano 84 centesimi per ogni dollaro che gli uomini guadagnano per lavori simili: mai così tanto.
E ancora: vogliamo parlare di libertà? La prospettiva che Donald Trump possa vincere le elezioni il prossimo anno non può che mettere i brividi a tutti coloro che hanno a cuore la difesa della democrazia liberale (nel 2024, by the way, andranno a votare 3,7 miliardi di persone in giro per il mondo, in oltre 70 paesi, circa la metà della popolazione mondiale). Ma il 2023, tutto sommato, sul tema della difesa della libertà ci ha consegnato immagini potenti e anche qui se ne possono mettere alcune in fila. Primo: gli abitanti di Hong Kong finiti in galera per denunciare i metodi dispotici del Partito comunista cinese, abitanti di Hong Kong come l’eroe Jimmy Lai, l’ex magnate dei media accusato dal governo di Pechino di sedizione e violazione delle leggi sulla sicurezza nazionale. Secondo: la presenza ormai da anni di cittadini iraniani che con le forze residue si ribellano periodicamente contro il governo teocratico degli ayatollah in Iran. Terzo: il sostegno internazionale all’Ucraina, che nonostante qualche capriccio delle ultime settimane tra i repubblicani americani e quelli europei, nell’anno che si chiude è stato forte, sincero, profondo. E lo stesso, punto numero quattro, vale per la difesa di Israele dove, al netto delle posizioni non convergenti sul modello di difesa portato avanti da Netanyahu, il sostegno della comunità internazionale per lo stato ebraico finora è stato superiore a ogni aspettativa (e a parte il presidente turco Erdogan e gli ayatollah iraniani in giro per il mondo islamico non si registra un sostegno concreto alle azioni terroristiche di Hamas).
È possibile che tutto questo non vi abbia convinto a prepararvi al prossimo anno senza farvi travolgere preventivamente da un’ondata di pessimismo universale. Ma siamo sicuri che il vostro ottimismo nell’anno che verrà potrebbe trovare maggiore spazio nella vostra vita una volta letto uno studio interessante fatto qualche tempo fa dalla Proceedings of the National Academy of Sciences, la Pnas, una delle riviste scientifiche più famose a livello internazionale. E lo studio cosa dice? Semplice: gli ottimisti vivono tra l’11 per cento e il 15 per cento in più dei pessimisti. Essere ottimisti sull’anno che verrà non è solo inevitabile, visti i dati del 2023, ma è anche giusto e forse può fare anche bene al vostro spirito e alla vostra salute. Buon anno a tutti.