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Saverio Ma giusto

Fare due figli, meglio tre, e arriva il bonus. Quando la retorica si scontra con la realtà

Saverio Raimondo

Davvero pensate che per due spicci e asili nido gratis (che tanto non ci sono) i single si mettano a procreare? Evidentemente Meloni è troppo presa nel vedere complotti ovunque per accorgersi di ciò che la circonda

La manovra economica presentata la scorsa settimana dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti destina i (pochi) fondi a disposizione nelle casse dello stato alle famiglie con almeno due figli, meglio se tre. Una sorta di bonus facciata per l’utero. Provvedimenti destinati, secondo il governo, a “incentivare la natalità” (neanche fossero ormoni; la cosiddetta “procreazione economicamente assistita”) e ad aiutare le famiglie composte da un uomo, una donna e due figli (o come direbbe Giambruno: un foursome), cioè famiglie che in Italia non ci sono quasi più, e per scoprirlo non c’era nemmeno bisogno che Meloni controllasse i dati Istat, le è bastato dare un’occhiata a casa sua. In estrema sintesi: in un paese sempre più composto da single, coppie senza figli, anziani, disabili o persone che se ne fanno carico, la manovra destina un miliardo di euro a persone che non esistono, cioè la “famiglia tradizionale” o in altre parole gli amici immaginari di Giorgia Meloni.

 

Mi si dirà che si tratta di incentivi per il futuro, per invertire la rotta demografica dell’Italia; ma davvero pensate che per due spicci e asili nido gratis (che tanto non ci sono, ci credo che sono gratis!) i single si mettano con vecchie o disabili per procreare almeno due volte? Evidentemente Meloni è troppo presa nel vedere complotti ovunque per accorgersi della realtà – sociale, culturale, antropologica. Fatto sta che noi nella realtà ci viviamo, per giunta male; e la politica dovrebbe essere in grado, se non altro, di amministrarla.

 

Ora, io capisco che adesso Meloni abbia altri problemi personali a cui pensare – a cominciare dal fatto che in quanto madre single di una sola figlia, dalla nuova Finanziaria non le spetta niente; però a mia volta vorrei fare mie le parole della stessa Meloni, la quale ai cronisti che all’indomani della rottura via social con Andrea Giambruno le chiedevano commenti alla lettura politica di tutta la faccenda, ha risposto: “No, guardi, non c’è una parte politica”.

  

Ecco, in effetti la politica c’entra poco anche con quello che succede nelle altre case italiane – per giunta molte delle quali in affitto a prezzi per lo più insostenibili con i livelli di retribuzione, ma la manovra prevede aiuti solo alle coppie under 36 che vogliono comprare casa: se ne conoscete una presentatemela che mi faccio adottare.

  

La retorica deforma sempre la realtà, ma nel caso di Meloni la nega proprio, tentando goffamente di prenderne il posto: una sostituzione etica, altro che etnica. Modestamente penso che i figli si facciano (anche) per incoscienza; che è esattamente quella che ci manca in questi tempi pesanti, in cui sappiamo tutto e di conseguenza non ci capiamo più niente. Il discorso è delicato e personale, quindi anche individuale; ridurre la natalità e le scelte di vita (propria e altrui) a una mera questione di opportunità economica è una sciocchezza, per giunta irritante. Non ho mai visto nessuno fare figli per il pil, o per dare il proprio “contributo alla società” come dice Meloni; che vi piaccia o no, che sia giusto o no, per fare figli prima ancora dei soldi ci vuole lo spirito; e, prima ancora, con chi farli.

  
Quindi ecco, eviterei discorsi da “utero tricolore” che sono invasivi e maleducati; anche perché creano quel clima per cui, se il privato è politico, allora poi non ti puoi seccare se i giornalisti ti chiedono della “parte politica” della tua separazione.