Lusso, Calma e Voluttà è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1904 da Henri Matisse. L'opera è conservata al Musée d'Orsay di Parigi

l'estate dell'inflazione

Lusso, oppure no? Sì, ma non quello di Briatore

Camillo Langone

Nessun elogio del Billionaire ma niente manicheismi né ansiogeni voli low cost. Viva il lusso di Paquot e Baudelaire: Spazio-Tempo-Silenzio. Poi calma e voluttà

Ci sarà pure una terza via tra prosecco e champagne, grigiore ed esibizionismo, traghetto e superyacht, campeggio e Bulgari Hotel, Sagra della Pasta e Fagioli (esiste davvero, in provincia di Salerno) e Twiga. Io di mio sarei per il lusso, per la miseria c’è sempre tempo, ma bisogna intendersi sull’accezione della parola. Nessun elogio del Billionaire qui e niente manicheismi, modalità del pensiero povero: fra Briatore e Calenda io scelgo il Terzo polo che non c’è. O almeno che non c’è in politica siccome in filosofia e in poesia, nei libri amati, eccome se c’è. I miei riferimenti in materia sono Thierry Paquot, che racchiude il lusso nella triade Spazio-Tempo-Silenzio, e ancor più Baudelaire che invitava a viaggiare in direzione “ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà”. Niente spiagge di fagottari, dunque. E nemmeno ansiogeni voli low cost come quello prenotato da Chiara Gamberale che poi si è lamentata per il mancato imbarco causa overbooking: “Dovevo partire per la Grecia per lavorare al mio nuovo romanzo”. Non ho capito se era l’ennesima parodia di Alain Elkann o se diceva davvero, se pensava di essere Byron o Leonard Cohen.

      
Di sicuro c’è solo il trasporto dozzinale e la conferma di quanto imparai sempre dall’autore dei “Fiori del male”: “La donna è l’opposto del dandy”. I succitati maestri del lusso sono entrambi francesi e non so se è un caso, temo di no. In Italia, escluso ovviamente D’Annunzio, il lusso non ha mai goduto di buona stampa. Il problema sarà legato a un certo pauperismo cattolico che si basa non sul Vangelo ma su una meschina e comoda interpretazione del medesimo. Io comunque per non sbagliare sto sempre con l’Ecclesiaste: “In ogni tempo le tue vesti siano bianche / e il profumo non manchi sul tuo capo”. E così in ogni tempo fuggo le braghe corte, le maniche corte, le calze corte…

 
Economicamente parlando una buona definizione di lusso potrebbe essere: “Merci e servizi dal forte contenuto estetico che garantiscono al datore di lavoro buoni margini di guadagno e al lavoratore buone paghe e buon trattamento ossia riposo ferie malattia maternità”. Poco di esaltante e nulla di dandy, chiaro, però una via di uscita dal lavoro povero che è il genere di lavoro tipico del sottobosco turistico, dell’ospitalità e della ristorazione a buon mercato. Dove paghi poco, pagano poco

    
Attenzione: non sto dicendo che se non sei ricco ti devi svenare per dormire e mangiare ad alto livello, sto dicendo che se non sei ricco non devi ostacolare chi cerca di attirare una clientela danarosa. L’Italia vanta 7.500 (settemilacinquecento) chilometri di coste, anche se un decimo, e sembra già tantissimo, fosse destinato al turismo di lusso ne rimarrebbero 6.750 per tutti gli altri. E allora qual è il problema? L’invidia? 

   
Esteticamente, filosoficamente parlando torno invece alla triade Spazio-Tempo-Silenzio. Se è una cameretta sulla ferrovia, se è un pranzo in un ristorante coi tavoli ravvicinati e con i turni, non è lusso. Non ho mai fatto un giorno di vacanza in vita mia, non ho mai avuto contemporaneamente tempo, denaro e testa per un’attività (o non attività) siffatta, quando avevo tempo non c’era il becco d’un quattrino, quando avevo denaro non potevo mollare un attimo… Per quanto mi riguarda la vacanza può essere soltanto sogno e può essere soltanto albergo. Al bi-e-bi andateci voi, ve li lascio tutti e senza rimpianti. Lasciatemi sognare. Cinque stelle di catena o boutique hotel? Dipende, devo guardare le foto. Inserisco su Booking le mie richieste e le strutture oggi disponibili sono pochissime, soltanto sei: Jesolo, Caorle, Milano Marittima, Pesaro, Sant’Agnello, Praiano… Prima di tutto ci dev’essere il parcheggio e non dev’essere di quelli convenzionati, lontanissimi, dev’essere sotto l’albergo o davanti l’albergo o dietro l’albergo, comunque pertinente all’albergo, e gli stalli devono essere larghi perché non intendo arrivare in Panda. Poi la camera dev’essere spaziosa, molto spaziosa, con una zona giorno insomma una suite, disporre di un letto king size (sono monarchico), godere di vista mare. Infine la cameriera ai piani: vorrei vederla contenta di fare il suo lavoro e se indulgesse nella baudelairiana voluttà, se rimanesse incinta, dovrebbe poter tenere il bambino. Il mio lusso è vita.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).