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I consigli contro il caldo sono gli stessi da anni: è ora di aggiornarli. Pazzo decalogo

Saverio Raimondo

L’estate scorsa in Europa i morti attribuibili al caldo sono stati oltre 61 mila: possibile fossero tutti disidratati e vestiti pesanti? Ecco un aggiornamento (poco ragionevole) delle linee guida per ottenere la giusta rosolatura

Siamo nella settimana più calda dell’estate più calda di sempre: ma come dice Woody Allen in “Harry a pezzi” a proposito dell’Olocausto, “i record sono fatti per essere battuti”. Ovviamente c’è anche chi ci ricorda che d’estate ha sempre fatto caldo; ma suggerisco di bere molta acqua prima di parlare e di non negare il surriscaldamento globale nelle ore più calde. A tal proposito: uno degli aspetti che rendono così invivibili questi anticicloni caldissimi sono i consigli per affrontare il caldo. Quest’anno, oltre a quelli degli esperti (sempre gli stessi: sia i consigli che gli esperti), il ministero della Salute ci ha tenuto a diramare – strombazzandoli – anche i propri, ufficiali; che altro non sono che i soliti consigli dei soliti esperti, tutti uniti in un unico decalogo governativo. Si va dall’idratazione al consumo di frutta, dal vestirsi leggeri (“chiari e traspiranti”) alla riduzione di sale e grassi. Sono cioè gli stessi consigli che ci davano quando il caldo record raggiunto era di alcuni gradi inferiore a quello che ci tocca in sorte quest’anno; e sulla cui efficacia potremmo aprire un dibattito – se non fosse che fa troppo caldo per mettersi a dibattere. L’estate scorsa in Europa i morti attribuibili al caldo sono stati oltre 61 mila: possibile fossero tutti disidratati e vestiti pesanti? Non sarà piuttosto che questi consigli, di indiscutibile buon senso, sono però del tutto inadeguati per affrontare simili ondate di calore? Come se volessimo svuotare il mare con un cucchiaino da caffè; con l’aggiunta che il mare è di sudore, e il cucchiaino da caffè essendo di metallo sotto questo sole diventa rovente.

E’ tempo di adeguare i consigli alle temperature che stiamo vivendo, perché di eccezionale non hanno più nulla: questa è e sarà la norma anche nelle estati a venire. In primis, è importante conservarsi in ambienti climatizzati, con aria condizionata che rispetti la catena del freddo. Una volta accertati di ciò, cospargetevi con tutto il sale a cui avete rinunciato durante i pasti. Ungetevi con olio d’oliva, mettete uno spicchio d’aglio sotto la lingua, e passatevi un rametto di rosmarino su tutto il corpo avendo cura di non trascurare i punti più critici – sotto le ascelle, nell’interno coscia, dietro le orecchie. Così conditi, state tre ore a mollo nella vasca da bagno. Solo a quel punto sarete pronti a uscire di casa e affrontare il caldo, prestando attenzione in strada a ruotare continuamente girando su voi stessi. Inoltre, tenete ad altezza girovita una vaschetta di modo da raccogliere i liquidi che vi coleranno lungo la schiena; spremeteci dentro mezzo limone, e ogni tanto spennellatevi quest’emulsione addosso.

Dopo un po’ la sensazione di appiccicoso dovuta all’umidità dovrebbe essere sostituita da una più gradevole croccantezza. A sera, al termine della giornata, sdraiatevi accanto a dell’insalata oppure a delle patate, fritte o al forno – entrambi i procedimenti sono ottenibili riponendo le patate opportunamente sbucciate sul davanzale di una finestra esposta al sole. Ovviamente questo procedimento – la cui durata può variare se vi trovate a Roma (43°) o in alcune zone interne della Sardegna (45°/47°) – prevede che, dopo la marinatura e prima di uscire di casa, v’infiliate uno spiedo che vi attraversi dalla bocca al retto o viceversa (quale che sia il vostro foro di entrata e conseguentemente quello di uscita è a discrezione del singolo): anche se la pratica può apparire invasiva, non è da sottovalutare la sensazione di frescura che si ha non appena il metallo freddo entra all’interno del proprio corpo.

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