Sono un campionario di tipi originali, ti gratificano, ti fanno sentire un signore. Sono la condizione necessaria e sufficiente del culmine indiscusso della vita associata. Andrebbero pagati il doppio
I camerieri e le cameriere andrebbero pagati il doppio di quello che è. Sono benefattori dell’umanità, una professione che meriterebbe il bollo dell’Unesco. Mia madre disprezzava chi tratta male un cameriere, e aveva ragione. Alla vecchia Campana di Roma, che ancora profuma o puzza del pellegrinaggio cinquecentesco di Montaigne, mi chiamavano tutti “professore”, me che non sono nemmeno laureato, e quel titolo sulfureo, gradevolmente ruffiano, me lo godevo carnalmente, altro che dottore o ministro, in sorniona compagnia dei miei amici garçons tutti rigorosamente di Leonessa, a un tiro di schioppo da Amatrice, me lo assaporavo come i supplì croccanti e bianchi, qualche volta spolverati di tartufo d’Alba. Mai avuto bisogno di chiamare un cameriere o una cameriera, compito tecnicamente impossibile (garçon è ridicolo, cameriere è stupidamente tautologico, scusi è timido). Mi è sempre bastato alzare lo sguardo con attenzione umanistica al contatto personale.
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