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Saverio ma giusto

Grazie agli astenuti!

Saverio Raimondo

Fanatici, invasati, radicalizzati ed estremisti di vario genere hanno pensato bene di non far pesare sulle urne le loro opinioni scellerate, restando a casa. Si è presentato solo l’elettorato migliore: quello un po’ rassegnato ma senza drammi, indifferente ma non troppo

Ci sono due dati politici che emergono in modo netto e inequivocabile da queste elezioni amministrative: il primo è che sono state elette persone sostanzialmente sane di mente, tendenzialmente stabili, in grado d’intendere e di volere, capaci di leggere e scrivere, tutto sommato presentabili – mentre sono usciti sconfitti o quantomeno malconci cerebrolesi, analfabeti più o meno funzionali, scimmie urlatrici, scappati di casa e Pippo Franco; il secondo è il calo dell’affluenza, uno dei più vistosi di sempre. Non si tratta certo di una coincidenza, ma di un evidente rapporto di causa-effetto: meno sono gli elettori, migliori sono gli eletti. Perché è vero che con un astensionismo così alto la democrazia è meno efficace; ma quando il problema è proprio la democrazia – il suo eccesso, la sua perversione – l’inefficacia del sistema è il freno d’emergenza da tirare; in altre parole, il calo dell’affluenza è l’unica difesa immunitaria che abbiamo contro il virus del populismo.

Colgo dunque l’occasione che mi viene offerta con questo spazio per esprimere tutta la mia gratitudine di governato. In primis a coloro i quali si sono astenuti, rinunciando così a far pesare sulle urne – e di conseguenza sulla vita di tutti – le proprie idee approssimative, i pregiudizi, le opinioni scellerate; ma soprattutto a chi questo astensionismo l’ha voluto, motivato e coccolato: i partiti politici. Sono loro, espressione di una classe dirigente improvvisamente – o casualmente – responsabile e illuminata, ad aver sottoposto al giudizio dell’elettorato candidati sottotono, pesi piuma un po’ bolsi un po’ ingrigiti, mezze figure malinconiche e dimesse, brave persone senza qualità, gente dignitosa ma anonima o, nel caso di alcuni candidati di centrodestra, mezze figure improbabili e del tutto improvvisate in odore di deficit cognitivo-comportamentale; insomma, va dato merito ai partiti di non aver scaldato gli animi, proponendo bensì candidati totalmente demotivanti, senza idee, né proposte, né programmi, né ambizioni, in grado di scoraggiare anche il militante più sfegatato.

Il risultato è che in tanti sono rimasti a casa, intorpiditi e svogliati; mentre alle urne si è presentato solo l’elettorato migliore: quello un po’ rassegnato ma senza drammi, indifferente ma non troppo, partecipe ma fino a un certo punto, radicalmente moderato o moderatamente radicale, la cui partecipazione alla vita democratica è una via di mezzo tra un riflesso condizionato e un vezzo un po’ romantico. Un elettorato cioè finalmente bonificato da tutti quei fanatici, invasati, radicalizzati ed estremisti di vario genere, numero e colore che ci hanno regalato fra i peggiori anni della nostra vita collettiva.

L’augurio è che questo movimento astensionista in forze nel paese continui ad allargare il suo bacino, pescando a destra, sinistra e centro; portando sempre meno persone alle urne, sin dai prossimi ballottaggi. E quando finalmente sarà oltre il 60 per cento, che questo movimento si trasformi in un partito e si candidi a elezioni, con un obbiettivo ambizioso: vocazione maggioritaria assoluta, cioè il 100 per cento degli aventi diritto che non vanno a votare. Se si raggiungesse un simile risultato, con l’affluenza allo 0,00 per cento e zero schede da scrutinare, il mandato sarebbe chiaro, la stabilità assicurata, il futuro migliore.