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M5S flop in Campania. Nei comuni dove presenta il simbolo percentuali da prefisso telefonico

Michele De Feudis

Nella regione di Fico e Di Maio, i pentastellati confermano i voti del 2016 solo a Napoli, mentre registrano un tracollo rispetto alle percentuali plebiscitarie delle politiche 2018. Risultati modesti anche in Puglia. Eppure, Conte aveva progetti ambiziosi

Il M5s evapora nelle amministrative campane, territorio di riferimento per il presidente della Camera Roberto Fico e per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Tiene solo a Napoli (dove, trainato dal sindaco Manfredi, conserva le percentuali del 2016, oltre il 9 per cento), mentre nel resto dei campanili raccoglie percentuali da prefisso telefonico. L’effetto Conte non c'è stato e dal plebiscito elettorale per i grillini delle politiche del 2018 non c'è traccia. Non ha avuto alcun impatto neanche l’elettorato femminile, che ha gremito ogni performance pubblica dell’avvocato di Volturara Appula.

  

L’elenco dei numeri elettorali pentastellati nei comuni simbolo della regione amministrata dal governatore De Luca parte da Salerno: qui il candidato sindaco Elisabetta Barone ha raccolto il 16,76 per cento, ma il nuovo logo del Movimento 2050 solo il 4,4 per cento, con il resto dei consensi appannaggio di liste civiche. Il parlamentare di riferimento della città per i 5S, Angelo Tofalo, però esulta per i due consiglieri comunali e in chiave anti deluchiana e anti-Pd definisce il suo partito (la cui colazione è giunta seconda nelle urne) “prima opposizione assoluta al sistema”, e parla anche di “risultato storico”. E aggiunge ancora: "Abbiamo ridimensionato, dopo anni, le percentuali bulgare della corazzata locale”.

  

  

A Benevento, dove il sindaco uscente, l’eterno Clemente Mastella, ha sfiorato l’elezione al primo turno, i Cinquestelle sono rimasti a casa. La scelta fu spiegata così dall’ex premier Conte ad agosto: “Non partecipiamo alle elezioni. Una decisione sicuramente sofferta, nata a seguito di un confronto costante e diretto con gli eletti del territorio e gli attivisti, ai quali ho chiesto, pur consapevole dell’importante lavoro svolto in questi mesi, di investire tutte le energie disponibili per lavorare insieme alla riorganizzazione, anche territoriale, del Movimento 5 Stelle”. L’eloquio contiano sulla vicenda beneventana ha sfumature da vecchia partitocrazia: “La costruzione di una struttura territoriale solida, attiva e soprattutto partecipata è un’attività che in questo momento richiede la massima attenzione e dedizione da parte di tutti. I territori devono essere l’anima del nuovo Movimento 5 Stelle, la risorsa principale su cui investire”.

   

Cinquestelle assenti anche a Caserta, dove i portavoce M5S della provincia, i parlamentari Giuseppe Buompane, Antonio Del Monaco, Margherita Del Sesto, Marianna Iorio e Agostino Santillo, e il consigliere regionale Salvatore Aversano, si erano defilati così: “La riorganizzazione che stiamo definendo sarà tesa a creare quella rete che ci consentirà di essere più efficaci, di ripartire proprio dai territori”. Ripartire da uno stop. Il M5S si è presentato a Battipaglia. Il suo candidato sindaco, Enrico Farina, oggetto di pesanti intimidazioni su cui sono in corso indagini, ha preso il 3 per cento. La lista pentastellata? Solo il 2,17. Pochi voti anche a Vico Equense: il M5S ha convinto solo il 2,18 per cento degli elettori. 

  

      

Non è andata meglio in Puglia: i due sindaci uscenti (di Ginosa e Noicattaro) vanno al ballottaggio, a San Nicandro garganico c’è un 9,04 per cento, il 6 a Grottaglie. Ad Adelfia, città del candidato governatore Antonella Laricchia, nessuna lista, mentre a Nardò - dove erano andati in campagna elettorale, acclamati dalle piazza, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, affiancati da due parlamentari locali e un consigliere regionale - lo “score” è modestissimo: 309 voti per l’1,52 per cento. Come per confermare il vecchio adagio, “piazze piene, urne vuote”.