una foto gallery

L'amore (mercenario) ai tempi del Covid

La pandemia mette in crisi anche chi vende sesso. Secondo i dati di Escort Advisor a marzo 2020 gli annunci su internet sono quasi scomparsi. Parlano sex worker e clienti

Chiara Sgreccia, fotografie di Stefano Schirato

"Il sesso di stampo istituzionale ha un sapore molto diverso da quello circostanziale" scrive F-Lorenz72 in una delle rubriche dedicate agli utenti di Escort Advisor, il primo sito di recensioni di escort in Europa, che dal 2015 ha raccolto oltre 180.000 feedback dai clienti. "Offriamo un servizio imparziale ed affidabile - dice Mike Morra, ceo del sito - perché riteniamo che la condivisione delle opinioni possa aiutare gli utenti a scegliere l’esperienza che desiderano". F-Lorenz72, cliente, ha ricominciato a fare sesso a pagamento, dopo vent’anni di stop, circa sei mesi prima dell’inizio del lockdown. "Sono tornato alle prestazioni professionali a causa di una sopraggiunta carenza di alternative ma con la pandemia ho dovuto di nuovo smettere, ho avuto l’ultimo rapporto il 6 marzo 2020. Dalla settimana dopo, visto che non mi interessano le videochat, mi è rimasto solo l'autoerotismo". Rocco17 è sposato e ha una figlia di tre anni. "Il periodo di quarantena è stato molto pesante. Quando la vita era normale potevo andare dalle mie amiche escort e mi sentivo molto maschio, soddisfatto. Avevo un benessere psicofisico totale che ha salvato la mia relazione. Mi piace un sesso senza tabù, disinvolto, che con mia moglie non riesco a fare, purtroppo. L'impossibilità di incontrare le mie amiche è stata una prova molto dura e ho cercato di soddisfare i miei impulsi con la masturbazione e qualche volta con mia moglie. Mi manca l'adrenalina dell'incontro". 

   

L’anno segnato dalla pandemia è stato difficile per i clienti e soprattutto per le sex worker, categoria fortemente colpita dalla crisi economica generata dal Covid-19 ma dimenticata dalle tutele di stato. La maggior parte delle escort – circa 120 mila di cui il 30 per cento in condizione di povertà secondo EA Insights, l’osservatorio sulla prostituzione on line di Escort Advisor - non ha avuto accesso alle misure di sostegno varate dal governo per fronteggiare l’emergenza perché la prostituzione, in Italia, è legale ma non è una professione regolamentata. Illegali secondo la legge Merlin – quella del 1958 che decreta la fine delle case chiuse e valida ancora oggi – sono l’induzione, lo sfruttamento ed il favoreggiamento. Esiste anche un codice Ateco 96.09.09 – altre attività di servizi per la persona che le sex worker potrebbero utilizzare, e alcune utilizzano, per aprire partita Iva ma il gap normativo resta, ed è complesso: le lavoratrici del sesso sarebbero obbligate a pagare Inps e Irpef perché vendere prestazioni sessuali per denaro non è un’attività illecita ma non ci sono tutele per chi svolge la professione, non è previsto un trattamento pensionistico e il contratto di meretricio, tra chi si prostituisce e il cliente, non ha valenza: il cliente non può rivolgersi a un giudice se l’escort non svolge la prestazione pattuita e neanche la professionista può farlo se il cliente non paga.

  

Alcune sex worker, il 12 per cento, secondo una ricerca realizzata lo scorso aprile, avrebbero immediatamente fatto richiesta dell’indennità Covid-19 di 600 euro all’Inps ma questo perché la maggior parte, come raccontano, svolge un doppio lavoro per dimostrare di avere un reddito minimo e a testimonianza del cambiamento repertino di condizioni economiche che hanno subito. "Il mondo delle escort è stato uno dei primi a fermarsi. Avevamo paura e ne hanno avuta anche i nostri clienti", racconta Lara, di Roma, poco più che trentenne, sta per laurearsi in sociologia. "Ho scelto di lavorare come sex worker perché volevo esplorare la mia sessualità, conoscermi e conoscere. I mesi del lockdown sono stati molto duri, sono riuscita ad andare avanti facendomi auto-prestiti con la carta di credito ma arrivavo all’inizio del mese successivo con il terrore di non trovare i soldi necessari da caricare sul conto prima che avvenisse l’addebito". Secondo i dati di Escort Advisor a marzo 2020 gli annunci di sex worker su internet sono diminuiti del 94 per cento, quasi totalmente scomparsi. Le ricerche degli utenti su Google e sul sito invece, seppur calate agli inizi, si sono presto rialzate. "Ci siamo reinventate camgirl" spiega infatti Lara. "Sono una persona che predilige il contatto umano, gli odori, gli sguardi, i respiri... ma ricevevo tante chiamate dai clienti a cui mancavo, che non riuscivano più a stare senza di me, e ho deciso di provare. Mettendomi in gioco ho scoperto un mondo di esibizionismo e voyeurismo eccitante, ho esplorato le potenzialità del desiderio inespresso che sfoga nelle fantasie più perverse, ho toccato picchi di piacere mentale e fisico amplificati proprio dal dover aspettare per viversi".

   
"Il settore delle camgirl però conta già le sue professioniste – aggiunge Lara – e per noi appena arrivate non è stato facile riuscire a lavorare. In più, se sei inesperta, i metodi di pagamento non sono sempre sicuri. I versamenti PayPal possono essere ritirati e le ricariche Postepay non sono immediate, a volte mi hanno pagata in buoni Amazon. Alcuni clienti, quelli nuovi, hanno provato a fregarmi".

  

Lena, pornostar di Romano di Lombardia, vicino Bergamo, è stata premiata dagli utenti di Escort Advisor per le capacità con cui ha affrontato il 2020. "Prima nessuno dei miei clienti chiedeva sconti, adesso lo fanno sempre. Il lavoro è ricominciato, faccio dai due ai cinque incontri al giorno e lavoro tutta la settimana, compreso il weekend, ma sono ancora lontana dal guadagno precovid. Per adesso si aggira attorno alla metà". Secondo i dati che illustrano l’andamento del settore nell’anno appena trascorso, il numero di sex worker attive che si pubblicizzano online in Italia è diminuito del 22 per cento: Roma rimane la città con la più altra presenza, sono 2.898, il 7 per cento in meno rispetto al 2019, seguita da Milano dove il numero di escort è sceso del 21 per cento, Torino, Napoli e Bologna. Anche i prezzi si sono abbassati, a Roma soltanto del 5 per cento, nelle province di Lodi, Gorizia e Vercelli, invece, del 50 per cento. "Con l’inizio della fase due ho riaperto le porte di casa ai clienti ma sto molto attenta. Faccio spesso il tampone per la mia sicurezza e quella degli altri, misuro la temperatura ad ogni persona che incontro, chiedo di fare una doccia. Quando posso evito i baci ed altri tipi di contatto fisico non necessario, mi è capitato di avere rapporti senza togliere la mascherina. A volte può essere divertente, diventa un gioco".

 

Di più su questi argomenti: