Una scena da "I delitti del Bar Lume"

Finalmente la briscola

Andrea Minuz

La curva epidemica va giù e si può tornare a giocare alle carte, vere fondamenta dell’unità nazionale

Tra le vette indimenticabili della nostra efficienza poliziesca nel lockdown, ricordiamo un pronto intervento degli agenti nei boschi di Castano Primo, hinterland milanese, per sventare un giro di partite a briscola. Come in un perfetto remake di “Amici miei” in salsa Covid, quattro anziani si ritrovavano tutte le mattine lungo il canale Villoresi: uscivano di casa, dicevano di andare a fare la spesa o a prendere il giornale, invece si appartavano, aprivano il tavolino pieghevole, giocavano a carte. Furono però traditi dalle urla durante una partita particolarmente tesa. Subito denunciati, subito acciuffati. Il sindaco ebbe molto a vantarsene sui giornali locali. Erano invece degli eroi. Pronti a tutto pur di difendere quel pilastro della socialità italiana che è la partita a carte al bar, ripristinata di nascosto, nei boschi, come dei partigiani, senza cedere allo scempio della briscola online. La Figb (Federazione Italiana Gioco Bridge) aveva diffuso già in Fase due un protocollo per “l’allenamento a distanza”, altri consiglieri regionali denunciavano la disparità, le discriminazioni, i “trattamenti non paritari tra attività di svago” (la briscola no, il Bingo sì, perché?).

 

I circoli Acli di un po’ tutte le regioni d’Italia si riunirono nel manifesto, “Vogliamo poter giocare a carte” (sottotitolo: non fateci restare a casa con le mogli), immaginando tutto un complesso sistema di percorsi a ingressi e uscite differenziati. La genialità, si sa, viene fuori sempre nei momenti di difficoltà. Ora l’attesa è finita. Si torna a giocare a carte anche in Lombardia. Briscola, Scopa, Tresette sono d’altro canto le fondamenta dell’identità nazionale, una delle poche cose capace di tenere insieme Belluno e Acireale. Le carte sono un pezzo d’Italia. Ci sono i tornei per famiglie e anziani, ci sono i tavoli clandestini. Francamente, col mio giro di poker non avevo mai smesso neanche in pieno lockdown (c’è il mutuo da pagare). Giocavamo in garage, mascherina antibluff, fiches igienizzate dal croupier clandestino senza permesso di soggiorno, e Amuchina sul tavolo accanto al whisky. Un gioco pulito. Abbiamo lasciato tutto già pronto, casomai arrivasse la seconda ondata.

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