Charlize Theron (foto LaPresse)

Ho visto il mio nemico. Ma era Charlize Theron

Giuliano Ferrara

Né odio (lo abbiamo visto dopo la strage di cristiani a Ceylon) né baci, e nemmeno bacini innocenti. Trionfa la falsa coscienza, l’ideologia, la correttezza normativa

Ho visto il mio nemico. In un video, nel monitor. Un volto stupendo di bellezza che attrae e umilia. Uno sguardo assassino perfettamente dissimulato nella gentilezza. Una battuta protettiva, una finzione cavalleresca sapiente, perfino corretta da un sospetto di ironia. Ma alla radice una lezione di vita e di condotta morale. Era Charlize Theron.

 

Siamo in un plateau della tv francese, una qualunque trasmissione popolare (“Touche pas à mon poste”). La camera inquadra lei, poi la sua interprete, una donna modesta dalla bellezza nascosta. Il conduttore, un ometto brutto e vivace, sta animando la seratina. Fa il simpatico, questione di mestiere. Lo fa con tatto, in forme cortesi, senza strafare, e la sua faccina promette bene, ha niente di minaccioso. A un certo punto si avvicina con dolce buona maniera alla gotina dell’interprete, e le schiocca un bacino, il più innocente dei bacini, accoppiato con un complimento asessuato, cioè non sessista, un buffetto sentimentale come tra compagni di scuola. E l’interprete li accetta, bacino e coccola verbale, le sembra normale, autorizzato, delicato. Ma Charlize Theron, senza fare scenate, scatena la violenza brutale del suo sguardo d’oro e fulmina il maschio “intraprendente”: “La prossima volta chiedile il permesso”.

 

 

  

Siamo sospesi tra due miti che si parlano. Uno è il mito dell’altro, della relazione che supera l’identità, roba forte, lo abbiamo visto a Ceylon: alla fine nel nome della relazione all’altro con la maiuscola, all’Altro, dopo la strage dei cristiani le autorità preposte hanno piegato la testa e abolito la messa per ragioni di ordine pubblico, la prossima volta chiederanno il permesso per l’eucarestia, non sia mai che si alimenti la catena dell’odio religioso contro i musulmani. Ama il tuo nemico, sii il tuo nemico. L’altro mito è il safe space, il perimetro di un soggetto inattaccabile, intrattabile, intoccabile. Può essere il group thinking, il pensiero di gruppo di un pubblico universitario del New England che non ammette la contraddizione, sempre scorretta. Può essere la gotina e il timido rossore di un’interprete che carpisce un piccolo gesto d’affetto con naturalezza, con spontaneità, e invece è una schiava se non le si chieda il permesso (e lui, l’ometto, un energumeno). Lo dice la Donna, lo dice Charlize.

 

L’intimazione divistica, blasonata dal sorriso perfetto, richiesta ricca, potente, di safe space, ha creato imbarazzo. Il sublime e misterioso verso di Rimbaud, “Je est un autre”, che fu scritto come esemplarità estetica per “arrivare all’ignoto attraverso la sregolatezza di tutti i sensi”, diventa regola, norma, politesse rovesciata in censura della galanteria. Può un gesto di delicatezza figurare come una violazione scorretta dell’identità? Può una strage di Easter worshippers, o come volete chiamarli nel dizionario dell’ideologia, convertirsi in un divieto della messa per ragioni di ordine pubblico, a salvaguardia dell’identità dell’aggressore?

 

I due miti della relazione costitutiva e dello spazio del Sé liberato si intrecciano. Io è un altro, ma l’altro stia al suo posto. Ama e ri-conosci il tuo nemico, ma considera un potenziale nemico chi ti riconosca come destinatario d’affetto. Questo intreccio sembra niente, ma è tutto. E’ la norma al posto della vita ordinaria. Bisognerebbe essere realisti, riconoscere un mondo come quello di guerra e pace, fatto di feste, risatine, bacini, piantarelli, amorazzi, matrimoni, funerali e trame mondane; eppoi fatto di mitragliate, fucilieri, sciabole sguainate, assalti alla baionetta, fatto di palle di cannone che sibilano nell’aria, di avanzate e ritirate tra le misteriose curve della paura e della gioia di essere. Invece trionfa la falsa coscienza, l’ideologia, la correttezza normativa. No odio, no baci. Nemmeno bacini. Ho visto il mio nemico, ma era Charlize Theron.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.