Foto via Pxhere

Perché ora il matrimonio in occidente è sterile e per ricchi

Giulio Meotti

Radiografia impietosa dell’Economist

Roma. “Il matrimonio, che era il modo predefinito per formare una famiglia negli Stati Uniti, indipendentemente dal reddito o dall’istruzione, è diventato un’altra parte della vita americana riservata ai privilegiati”. Lo ha scritto un mese fa il New York Times raccontando il declino di questa grande istituzione in America, dove è sempre più riservata ai ceti medio-alti. Adesso è l’Economist, settimanale britannico da sempre attento alle “tendenze culturali”, a tracciare un’impietosa radiografia del matrimonio in occidente. “Il matrimonio non è più considerato essenziale, anche per crescere i figli. Un’istituzione un tempo universale è diventata il marchio di ‘chi ce l’ha fatta’”. Il 48 per cento dei bambini nel Regno Unito oggi nasce fuori dal matrimonio, contro l’otto per cento nel 1970. Dati confermati anche dall’Istat pochi giorni fa: un terzo dei nuovi nati in Italia arriva da coppie di fatto. Nel 1960, tre quarti degli adulti americani erano sposati. Oggi lo è la metà. L’Economist racconta che in occidente se un tempo il matrimonio era “un rito di passaggio” alla vita adulta oggi è “un segno di essere arrivati”, socialmente ed economicamente, nonché un metodo di trasmissione dei vantaggi culturali, sociali ed economici delle classi medio-alte ai propri figli, anche perché statisticamente oggi ci si sposa sempre di più tra persone dello stesso ceto (laureati tra laureati, etc…). E le classi sociali più basse si sposano sempre di meno. Tre economisti, Pierre-André Chiappori, Bernard Salanié e Yoram Weiss, hanno dimostrato che i bianchi americani sposano ormai quasi sempre partner dello stesso livello di istruzione e reddito. Stessa cosa per i figli: tendenzialmente oggi li fanno di più i giovani istruiti e con un buon lavoro mentre fino a poco tempo fa era il contrario (più si faceva carriera meno si facevano figli, per cui il tasso di natalità era più alto nei ceti bassi). La meritocrazia ora sta diventando ereditaria.

   

“Il matrimonio oggi è favorito da persone benestanti e dalle minoranze che hanno forti culture matrimoniali”, scrive l’Economist. “Il matrimonio sembra sempre più un trionfo. E le cerimonie di nozze sono giunte a esprimere questa visione trionfale”. C’è, tuttavia, un costo per questo tipo di matrimonio. “Se insisti per accumulare sempre più ricchezza prima di iniziare una famiglia, le tue possibilità di avere il numero di bambini che desideri diventano più magre. Nella maggior parte dei paesi ricchi, più la donna è altamente qualificata, più è probabile che rimanga senza figli”.

  

In Italia abbiamo appena perso 100 mila nascite in dieci anni (un quinto del totale). E’ il childless, l’ideologia dominante in occidente secondo cui la riproduzione è una pura opzione, non un destino né una predisposizione, ma qualcosa da costruire per perpetuare il privilegio raggiunto nella fase pre-matrimoniale. E’ l’avvento della childfree life, la vita senza figli, come strilla una copertina del settimanale Time. Mostra una giovane coppia sulla spiaggia, senza bambini, intenta a godersi le vacanze. Ebbra di postmoderno e life style. Il matrimonio, da universale e fertile, sta diventando elitario e sterile. E’ in questo senso – ma questo l’Economist non lo dice – che il grande “successo” sociale del matrimonio coincide con la sua più grande sconfitta culturale.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.