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Si può tornare a scuola dividendo gli insegnanti (non gli alunni)

Carlo Favero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini

Docenti giovani in aula e over 50 con lezioni telematiche da casa

Circa un terzo degli insegnanti italiani ha più di 50 anni e si trova quindi nella fascia d’età che corre i maggiori rischi nel caso di un contagio Covid-19. Secondo il nostro modello di simulazione, riaprire le scuole oggi con un corpo docente così anziano provocherebbe una seconda ondata di decessi dovuti al virus (vedi il grafico in basso). Proprio per questo motivo il governo non ha preso in considerazione una tale possibilità. 

 

 

D’altro canto, rimandare gli studenti in aula è una necessità improcrastinabile, come affermato su queste pagine da Andrea Mattozzi e Pietro Ortoleva (articolo del 21 aprile). La didattica a distanza può funzionare in modo accettabile nelle famiglie avvantaggiate economicamente e culturalmente, ma è meno efficace nel caso di ragazzi che non abbiano genitori capaci di aiutare e strumenti informatici adeguati in casa, dovendoli magari condividere con fratelli e sorelle. Secondo le stime più accreditate ogni anno di istruzione aumenta in media i redditi attesi di uno studente di circa il 10 per cento. Anche ipotizzando che la didattica a distanza abbia una efficacia pari alla metà di quella normale, la perdita economica per i ragazzi interessati sarebbe sensibile, e a essa si aggiungerebbe una perdita non meno grave di arricchimento culturale. Per i genitori poi, che devono tornare al lavoro, poter rimandare i figli a scuola è essenziale. Non sarà infatti possibile fare conto sulla presenza di nonni i quali, per via della loro età, dovranno limitare al minimo i rischi di infezione.

 

Vediamo una sola via di uscita a questa situazione, e non è quella a cui il governo sta pensando. Non serve dividere gli alunni, come inizialmente ventilato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Le scuole devono invece riaprire con i soli insegnanti più giovani in classe, mentre a quelli anziani dovrebbe essere data la possibilità fare lezione da casa (in modo telematico) ai loro studenti riuniti a scuola sotto il controllo dei colleghi con meno di 50 anni. Con questo accorgimento, se adottato da tutti gli insegnanti anziani, è possibile evitare una seconda ondata di decessi (vedi il grafico in alto).

 

Il governo ha platealmente deciso di non adottare strategie per la Fase 2 differenziate per fasce d’età, pur essendo evidente che il Covid-19 è molto più pericoloso per le persone con più di 50 anni. Se è una questione di costituzionalità, i giuristi ci devono spiegare perché altre differenziazioni di diritti basate sull’età (voto, pensione e servizio militare solo per citarne alcune) non contrastano con le stesse norme costituzionali che impedirebbero di proteggere gli anziani dal rischio di contagio, pur facendo in modo che possano continuare a lavorare in altri modi.

 

Ma prima ancora che dal governo, le strategie differenziate per età sono state rifiutate dagli italiani più anziani, che hanno richiesto a gran voce di poter tornare al lavoro e di non essere isolati. Forse i video dei camion militari pieni di bare a Bergamo sono un ricordo lontano, ma tutte le simulazioni più accreditate mostrano che bastano poche disattenzioni per scatenare una seconda ondata di decessi che riguarderebbero soprattutto gli ultra cinquantenni. Un ripensamento di questa opposizione alla differenziazione per età delle strategie per la Fase 2 sarebbe quindi opportuno almeno nel caso della scuola.

 

Con la nostra proposta, sarebbe possibile consentire agli insegnanti anziani di continuare il loro lavoro in modo protetto e a distanza, mentre gli insegnanti giovani gestirebbero in classe gli studenti, oltre a tenere le loro specifiche lezioni. Si creerebbe così un contesto in cui l’apprendimento potrebbe tornare alla normalità per tutti, non solo per gli abbienti. Eviteremmo quindi una grave perdita di capitale umano e oltre 30 mila morti in più nell’arco di un anno.

 

Carlo Favero

Università Bocconi

 

Andrea Ichino
EUI e Università di Bologna

 

Aldo Rustichini
University of Minnesota

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