Miguel Goto. Foto LaPresse

La scuola secondo Liberi e uguali

Miguel Gotor: “Priorità alla scuola statale e stabilizzazione dei precari. L’Università è un diritto”

Abbiamo fatto otto domande alle principali forze politiche per capire che cosa hanno in mente i partiti per riformare l'istruzione. Qui le domande e le altre interviste.


   

1. La scuola dev’essere una comunità educante. La legge 107 va abolita nei suoi principi ispiratori di fondo che hanno incrinato il valore della libertà di insegnamento. Serve una scuola pubblica, inclusiva, aperta, democratica e soprattutto sostenuta con adeguate risorse.

2. La selezione concorsuale dev’essere rigorosa e gli esaminatori scelti tra i migliori e incentivati a partecipare. Il primo passo dev’essere quello della stabilizzazione dei precari, la spina dorsale dell’insegnamento, mediante un piano pluriennale di assunzioni; oltre a dare una risposta a quanti hanno subìto una mobilità inutile e dannosa.

3. Il primo problema è la condizione fatiscente di molte strutture scolastiche: mancano i soldi per la manutenzione ordinaria. Un altro campo prioritario di intervento dovrebbe essere quello dell’alternanza scuola/lavoro che ha prodotto troppo spesso percorsi svilenti, squalificanti, se non vere e proprie forme di sfruttamento. Deve invece porsi su base volontaria e fornire agli studenti gli strumenti culturali per apprendere il valore della dignità del lavoro, non il suo contrario.

4. La Costituzione stabilisce che la scuola privata deve essere finanziata senza oneri per lo stato. Per noi è decisivo dare priorità alla scuola pubblica e impegnarsi mediante controlli e certificazioni affinché le scuole private e parificate garantiscano standard di insegnamento e di professionalità prestabiliti e omogenei sul territorio nazionale.

5. La funzione pubblica dell’insegnamento è bene che corrisponda a un’entità centrale e nazionale perché il suo obiettivo è quello di garantire l’articolo 3 della Costituzione per il quale è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Naturalmente ciò deve avvenire valorizzando il principio di sussidiarietà.

6. Una “finta” retorica del merito mira a creare in Italia poche università di eccellenza, tutte concentrate nel nord. La strada da percorrere è finanziare e favorire una buona qualità e competenza diffusa su tutto il territorio nazionale. In Italia non abbiamo bisogno di pochi centri di eccellenza ma di una qualità elevata che sia diffusa su tutto il territorio.

7. Il deficit di laureati è un dato preoccupante che mostra il fallimento delle ultime riforme, anche a costo di una discutibile riduzione dei programmi di studio e dell’incentivazione premiale alla promozione degli studenti. Le lauree professionalizzanti stanno svolgendo un ruolo positivo che può essere incrementato, ma non sufficiente.

8. Noi abbiamo proposto di considerare l’università non un servizio ma un diritto universale come la scuola o la sanità. Bisogna spostare in modo proporzionale e progressivo il contributo sulla fiscalità generale, a partire dal principio che un’università di qualità è interesse comune dell’intero Paese e produce benefici trasversali per tutti. Ovviamente servono anche investimenti sulle borse di studio e sugli alloggi.

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