Perché il nuovo contratto della scuola uccide il merito

Redazione

Arrivano aumenti contributivi ma buona parte dei bonus sarà contrattata coi sindacati in ogni istituzione scolastica. Un accordo da sbandierare in tempi di campagna elettorale

Il contratto per il settore scolastico, che riguarda circa 1 milione e 200 mila dipendenti, è uno dei più importanti, non solo nell’area del pubblico impiego. E’ stato firmato con le sigle sindacali confederali, non con quelle autonome, il che fa prevedere una coda di agitazioni. Gli aumenti retributivi sono più o meno in linea con quelli ottenuti negli altri settori, mentre la soluzione delle questioni normative è stata, almeno in parte, rinviata.

 

Il punto più discutibile riguarda il bonus per merito, che non sarà più distribuito dai dirigenti scolastici ma confluirà, per il 60 per cento, negli aumenti di stipendio e per la parte restante verrà contrattato con i sindacati in ogni istituzione scolastica. Si tratta di un cedimento di principio preoccupante. Anche se è vero che il merito di una attività di insegnamento non può essere misurato come avviene per la produttività, assegnare un riconoscimento anche retributivo al maggiore impegno era un punto rilevante della riforma della scuola, in contrasto con l’accoppiata tra facilismo ed egualitarismo che l’ha dominata e devastata negli ultimi decenni. Con questo contratto, di fatto, viene cancellato, si torna alla pura anzianità con qualche correttivo che deve però passare al vaglio dei sindacati all’interno degli istituti. Chiudere un contratto dopo 12 anni di latenza è certo positivo, ma farlo con un così evidente cedimento su temi cardinali nello sforzo per il rinnovamento dell’istruzione inquina pesantemente il valore dell’intesa, che forse si è voluto raggiungere in tempo per sbandierarla nella campagna elettorale anche a costo di un arretramento significativo.

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