LaPresse/Nicola Vaglia

Come sarà il nuovo esame di terza media

Mario Leone

Il ministero dell'Istruzione cambia le regole della prova di italiano. L'orientamento è positivo, ma i ragazzi potrebbero essere impreparati 

E’ stato presentato da poche ore il “Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo” che si inserisce nella già nota riforma dell’esame conclusivo del I ciclo del DL 62/2017. Presentato al Miur il testo nasce dal lavoro di una commissione di accademici e noti linguisti (Massimo Palermo solo per citarne uno) che hanno voluto rivedere la prima delle tre prove scritte che caratterizzeranno (con matematica e lingue straniere) il nuovo esame. Ovviamente la corsa al commento nella social Italia è sempre dietro l’angolo. Nemmeno il tempo di capire quali siano le vere novità introdotte che le opposte fazioni, conservatori e progressisti, iniziano a battibeccare. Proviamo a fare il punto.

   

I sei mesi di lavoro della commissione hanno partorito una prova di Italiano che assomiglia di più a quella della maturità. Attenzione, non sparisce il vecchio tema, quello che i ragazzi temono perché sempre troppo breve e di poche colonne. Permane infatti il testo narrativo, quello con meno paletti su un argomento dove i ragazzi possono esprimersi senza troppi vincoli. Ed ecco le novità. La prima è la realizzazione di un testo argomentativo per sostenere una tesi con argomenti stringenti. La seconda è la comprensione di un testo a carattere letterario o scientifico che può essere sintetizzato in maniera personale. Un'ultima tipologia può essere una sintesi delle tre appena esposte.

   

Come orientamento non sembra assolutamente male, anzi si delineano delle prove molto più coerenti a una certificazione di competenza linguististica più che alla valutazione di apprendimenti, ma è doveroso dipanare alcune considerazioni.

   

La prima è l’assoluta impreparazione dei nostri ragazzi a sostenere questo tipo di prove. A scuola si fatica tantissimo con il compito tradizionale per la disarmante povertà di contenuti che i nostri ragazzi hanno, figli di quell’aridità di fatti, suggestioni, rimandi che la rete e l’assenza pressoché totale di lettura (il 60% degli italiani non legge) ha decretato. Per non parlare della grammatica che in terza media è solida solo in pochi casi.

   

Proporre un testo argomentativo in terza media è suggestivo quanto difficoltoso. Per argomentare un’idea devi avere dei riferimenti, vissuto esperienze, conosciuto culture altere. Sono pochi i ragazzi radicati in un pensiero strutturato, fatto proprio e ben argomentato. Benissimo anche la prova di sintesi (in molti contesti accademici vi sono prove con limiti definiti di parole). I ragazzi parlano sinteticamente ma solo perché contraggono la parola. Non facilmente padroneggiano, rielaborano e sintetizzano contenuti più complessi. Provate a farvi narrare la trama di un film, ve la riporteranno minuto dopo minuto con un racconto più lungo del film stesso. Attenzione, qui non si sta dicendo che gli alunni che arrivano all’esame finale del primo ciclo siano tutti degli analfabeti, ma solo si fa notare che andrebbero veramente potenziate e conseguentemente certificate le loro competenze di lingua madre; è auspicabile l’esercizio costante nelle tipologie di prove presentate dal ministero per poi esaminarle con queste modalità. Il percorso è lungo, difficoltoso ma è iniziato. Speriamo che nel recepire questi orientamenti le scuole non facciano, come spesso capita, alla “volemose bene”.

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