Valeria Fedeli (foto LaPresse)

Il mistero del ministero dell'Istruzione

Mario Leone

Concorsone per oltre 2.000 nuovi dirigenti. Speriamo siano vivi, altrimenti meglio più bidelli

È un mistero il ministero dell’istruzione italiana, tra quelli che ha più dipendenti in assoluto ma che lamenta sempre mancanza di personale. Per i dirigenti scolastici è stato appena bandito un concorsone. Ci si poteva iscrivere a partire dal 29 novembre per un mese, sino alle ultime ore dell’anno, quando gli aspiranti dirigenti brindavano a un 2018 sulla cattedra più prestigiosa, finalmente in un ufficio tutto proprio e non in quei ripostigli maleodoranti di lamenti che sono le sale professori (ma riusciranno mai con la tempistica attuata a concludere tutte le procedure per settembre 2018?).

 

Forse, però, sarebbe stato più utile bandire un concorsino per bidelli (concedetemi di non chiamarli collaboratori), non perché manchino, ci sono e fanno poco, ma perché sono coloro che alla fine guidano la scuola. Il bidello conosce tutti i genitori e tutti gli alunni. Per non dire la conoscenza dei professori. Ne sanno vita morte e miracoli. Sono i confessori degli alunni, l’aiuto dei docenti. Quando un bidello ti prende in simpatia il mestiere del docente si realizza più facilmente: le fotocopie arrivano prima, il laboratorio è sempre pulito, ti preservano dai genitori stalker e si prestano a qualche lavoretto extra. Anche per gli alunni è così. Il bidello amico ti permette di entrare con qualche minuto di ritardo, di prendere dal distributore le merendine dimenticate a casa. Il bidello detta il clima della scuola.

 

Perché allora bandire un concorso per assumere 2.425 dirigenti scolastici? I futuri vincitori, che tra le abbuffate natalizie, i tornei di poker domestico sino all’alba e le speranzose mutande rosse della mezzanotte avranno preparato questo concorso, saranno istruiti solo per firmare carte (non scritte da loro), cercare soldi, non essere mai presenti a scuola (perché reggenti del pianeta terra), ancora cercare soldi, scrivere qualche saluto e benvenuto il più neutro, quindi insignificante possibile, perché la scuola è laica e quindi al posto di Gesù diciamo Perù e festeggiamo alberi e animali (questo significa essere laici?). Ogni tanto dovranno pure presiedere qualche collegio docenti e risultare presenti a scrutini di ragazzi sconosciuti o noti per le loro giovanili intemperanze.

 

I nuovi dirigenti saranno selezionati in maniera inflessibile. Quiz preselettivo con migliaia di domande, prova scritta con caso pratico e per concludere prova orale con una parte in lingua straniera. In questa selezione le conoscenze richieste sono quelle di diritto penale e amministrativo oltre alle leggi afferenti il mondo della scuola. Di pedagogia, storia della scuola e didattica non interessa molto. Che un dirigente (non sia mai chiamarlo Preside) abbia un bagaglio culturale serio, con studi universitari degni di nota e un curriculum come buon insegnante, questo frega poco. Ecco spiegato il perché nella maggior parte delle scuole statali italiane vedere un dirigente scolastico a scuola è raro. Vederlo alle otto di mattina, solo in casi eccezionali. Vederlo accogliere i ragazzi la mattina è impossibile. I dirigenti presenziano, stringono mani, sorridono. Nel migliore dei casi badano che non ci siano beghe nel loro istituto. Nel peggiore, demandano tutto a prof. volenterosi che aspirano al quarto d’ora di celebrità e a qualche soldino in più in busta paga: il così detto staff del dirigente che decide sulle questioni pratiche della vita scolastica (alunni da sospendere, permessi dei docenti, incombenze di vario tipo). Sarebbe bello che con questo concorsone per dirigenti si selezionassero uomini che amano la scuola, la vivono non barricati nel proprio ufficio o chissà in quale posto. Dirigenti non svuotati da anni frustranti e sfiancanti di insegnamento che optano per questo “posto” solo per sfuggire alla presenza stringente degli alunni. Che il concorso selezioni dirigenti vivi, a capo di istituzioni che rischiano la morte. Altrimenti meglio dei bidelli in più.