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cattivi scienziati

Leopardi spiega complottisti e No vax anche meglio della scienza

Enrico Bucci

Uno dei più grandi letterati della nostra storia aveva già capito il meccanismo che oggi dà vita alle cosiddette stanze dell'eco

La nuova variante segna l’inizio della fine della pandemia.
La nuova variante è più infettiva e abbatterà ogni immunità pregressa.
Il nuovo farmaco di Pfizer ci salverà.
I dati di Pfizer sono falsi.
Non ci libereremo mai del virus.
Il virus sparirà da solo.
I vaccini uccidono più di Sars-CoV-2.
I vaccini sconfiggeranno il virus.
Le scuole sono sicure.
Le scuole sono il motore dell’epidemia. 

Ecco: questa è una breve carrellata di frasi che riassumono, parola più parola meno, un piccolo campionario di tesi sostenute con forza crescente da interlocutori riuniti ormai in opposte fazioni, i quali non sembrano assolutamente intenzionati ad aspettare i dati necessari prima di trarre conclusioni perentorie. E’ di moda oggi spiegare questa tendenza a sostenere posizione preconcette e opposte, sia in assenza sia contro i dati disponibili, come soddisfacimento del proprio pregiudizio di conferma; in proposito, si invocano gli ultimi studi condotti sui social forum, quelli che hanno mostrato l’esistenza di comunità chiuse variamente denominate bolle, tribù o stanze dell’eco, affollate di persone gratificate dal sentir ripetuta la propria opinione e solidali nel condannare quella diversa, massime se di segno opposto.

Vorrei cogliere questa occasione, in cui una moderna spiegazione basata su dati raccolti su milioni di persone ci aiuta a razionalizzare comportamenti ovviamente non razionali né di beneficio per la collettività, per deviare verso un mio scopo preciso, ovvero dare un sostegno alla tesi che cerco sporadicamente di sostenere da queste pagine, circa l’utile fusione tra lo studio del dato e dei fatti con metodo scientifico e la conoscenza delle lettere e delle altre materie di area umanistica, inclusa la mortificatissima filosofia, che molto avrebbe da insegnare se non fosse fin troppo spesso sulla bocca di cattivi maestri.

Il pregiudizio di conferma è stato modernamente investigato attraverso la raccolta di dati su larga scala, l’analisi con opportuni strumenti statistici e la formulazione di previsioni e descrizioni con un margine di errore quantificato, verificate a loro volta attraverso ulteriori raccolte di dati. Dimostrata su basi solide l’evidenza del fenomeno, se ne stanno adesso indagando i meccanismi neurologici e neurochimici: per esempio, uno studio interessantissimo condotto su volontari e pubblicato su Nature Neuroscience ha trovato dei correlati neurobiologici del pregiudizio di conferma nell’attività della corteccia prefrontale mediana, un’area del cervello coinvolta nell’identificare quelle informazioni che servono a cambiare una decisione sulla base dei segnali informativi che riceviamo. Questa è scienza: dimostrazione della reale esistenza di un fenomeno, anche complesso come in questo caso, e approfondimento dei suoi meccanismi di funzionamento, in modo da arrivare all’origine di un fenomeno almeno a livello descrittivo, se non causale.

Eppure, chi ha approfondito anche solo sui banchi di scuola ciò che hanno scritto nei secoli intellettuali, letterati e filosofi anche nel nostro paese, forse ricorderà uno dei pensieri di Giacomo Leopardi, il cinquantaquattresimo, che inizia così: “Abbiasi per assioma generale che, salvo per tempo corto, l’uomo, non ostante qualunque certezza ed evidenza delle cose contrarie, non lascia mai tra se e se [sic], ed anche nascondendo ciò a tutti gli altri, di creder vere quelle cose, la credenza delle quali gli è necessaria alla tranquillità dell’animo, e, per dir così, a poter vivere”.

Ora, se ricordassimo queste parole scritte due secoli fa da un letterato, e non da uno scienziato, forse intenderemmo meglio il comportamento di chi ostinatamente denuncia un complotto mondiale basato sulla somministrazione dei vaccini, come pure chi ostinatamente sosteneva nell’estate del 2020 la scomparsa del virus o in breve qualunque altra certa baggianata; e se solo la scienza (e solo in tempi moderni) può fornire sostanza quantitativa e precisa spiegazione dell’osservazione di Leopardi, nondimeno quell’intuizione, anche in assenza di spiegazione, può aiutare i moderni navigatori dell’infodemia a darsi qualche ragione di ciò che osservano.

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