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Cattivi scienziati

L'immunità di gregge, tra teoria e pratica

Enrico Bucci

Non è facile stabilire la precisa soglia percentuale di immuni perché il virus si estingua. In gioco tre fattori

Dopo un periodo di relativo silenzio, si sta riaccendendo la discussione sulla cosiddetta immunità di gregge. Cerchiamo di fare chiarezza. Partiamo da una definizione precisa: quando si parla di immunità di gregge, in genere si fa riferimento a un valore soglia, pari alla percentuale di individui in una certa popolazione che devono essere immuni, perché il virus si estingua in quella popolazione, assumendo che l’immunità duri sufficientemente a lungo. Questo traguardo si raggiunge quando il famoso valore di Rt diminuisce al di sotto di uno, il che implica che il numero di nuovi contagi generati da ogni soggetto infetto è mediamente inferiore a uno.

   

    

   

Bene: qual è quindi questo famoso valore soglia, utile per estinguere il coronavirus in una data popolazione? La risposta corretta a questa domanda sarebbe “dipende”. Vediamo da cosa. Innanzitutto, consideriamo il caso in cui una popolazione isolata – come quella della Diamond Princess – sia fatta da soggetti inizialmente tutti ugualmente suscettibili, tutti ugualmente esposti (cioè nessuno protetto in particolare) e tutti che in media sono a contatto con lo stesso numero di altri passeggeri, incontrati a caso. In queste condizioni, se ogni soggetto infetta in media 2,5 altri soggetti (il famoso R0), si ottiene che l’immunità di gregge si raggiunge quando il 70-80 per cento dei passeggeri della nave si è immunizzato. Questo caso particolare, tuttavia, non riflette la situazione di una nazione, quale per esempio l’Italia. Innanzitutto, gli italiani sono molto diversi per numero di frequentazioni abituali.

   

E questo, unitamente al fatto che vi sono quelli più prudenti e quelli meno, rende molto disomogenea l’esposizione dei singoli soggetti al virus. In secondo luogo, la suscettibilità della popolazione all’infezione del virus non è detto affatto che sia la stessa per ogni cittadino: se non l’età anagrafica (che sembra indifferente), potrebbero esservi sia ragioni genetiche che ragioni immunitarie – il passato incontro con coronavirus simili – che rendono gli italiani diversamente suscettibili al virus. Entrambi questi fattori spingerebbero verso il basso la soglia di immunità di gregge, ma ve ne è un terzo che agisce in direzione opposta. L’Italia, al contrario della Diamond Princess, non è abitata da una popolazione isolata, vale a dire non costituisce un sistema chiuso. I viaggi di lavoro, il turismo, i flussi di emigrazione e immigrazione tendono continuamente a reintrodurre da fonti esterne il virus nel nostro paese; per cui, se davvero volessimo considerare una soglia di immunità di gregge, dovremmo considerarla a livello globale, non a livello di singolo paese o di singola popolazione. Questo, del resto, è un concetto insito nello stato di pandemia: non esistono popolazioni isolate, e quindi non esistono immunità di gregge che possano essere raggiunte a livello locale, in grado di far sparire il virus da una certa popolazione.

       

A questo punto, dovrebbe essere chiaro che la precisa soglia percentuale di immuni da raggiungere per ottenere l’immunità di gregge dipende da parametri individuali che non sono facilmente o per nulla misurabili, quali i valori medi e le varianze di esposizione, scambi sociali, suscettibilità all’infezione, e parametri generali, quali i flussi medi in entrata e in uscita in una certa popolazione, tenendo conto dello stato di infezione delle popolazioni connesse da questi flussi. I valori che ogni tanto si sentono circolare, 10, 20 o 70 per cento, dipendono dai valori assegnati a queste grandezze scarsamente misurabili e variabili nel tempo (per esempio a causa del cambio di comportamenti individuali): non sono quindi valori da prendere letteralmente, ma valori la cui estrema sensibilità ai parametri illustrati indica appunto che non è possibile farvi affidamento come obiettivo per eventuali policies.

   

   

   

Ed è per questo che, quando e se sarà disponibile un vaccino efficace, la scelta ricadrà sulla soglia minima più alta possibile, per raggiungere una vera immunità di gregge evitando di risentire degli effetti di cui sopra. Prima di allora, ogni discorso sull’immunità di gregge non può essere che teoria, come insegnano i clamorosi errori di chi questo obiettivo aveva fissato, salvo poi doversi precipitosamente ricredere sulle stime e sui costi di una simile politica sanitaria.

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