Per prendersi cura dell'ambiente non servono sensi di colpa
Le balle escatologiche dell’ambientalismo dogmatico messe a nudo dal lockdown
So che non si possono chiedere sforzi eccessivi a nessuno. Lo smart effort è già stato consumato. Ma il sacrificio della terra matria no, quello attende. Sono morti uomini e donne, nella pandemia, ma il riscatto della natura ostile ha fatto Corona (virus) alla decrescita felice di due mesi e mezzo, e spicci. Delfini, pinguini, anatre in farmacia, orsacchiotti, uccellini garruli, ripopolamenti, acque chiare fresche e dolci che sembra Petrarca, lagune risorte, mari incontaminati, boschi rigogliosi, smog dissolto, picchi himalayani ritrovati, e tutto per due mesi e mezzo di umanità a riposo. Un così prodigioso rinvio dell’apocalisse, nella casa che brucia, non era nemmeno lontanamente immaginabile.
A questo punto si sono capite un paio di cosette. La prima è che ci hanno voluto istupidire, gli ammaestratori del climate change come religione secolarizzata e ordalia del signore delle tenebre, e nel momento in cui il male assoluto si è dimostrato rapidamente e perfettamente reversibile hanno cercato senza riuscirci di trovare una causa ambientale antropogenica per l’esplosione della pandemia da virus Covid-19. Questa causa non c’è. La natura è astuta e fa da sola con il salto di specie. Antropogenica è la risposta che sottrae popolazioni e cuori battenti all’aggressione potenzialmente letale attraverso la decisione politica, l’ausilio scientifico, la tecnologia farmaceutica (in prospettiva); antropogenica è la paura che ci disciplina una buona volta e induce a comportamenti sociali rettamente distanziati, in mezzo a un vociame pseudolibertario che ci fa il solletico per quanto è caciarone e infantile; antropogenico è lo sperimentare il blocco del mondo più mobile e interconnesso di tutti i tempi, potendo farlo, sebbene con vaste e dannose conseguenze economiche alle quali si deve mettere mano, perché nella catena di trasmissione del contagio il simpatico Corona non aveva previsto il web con le sue risorse, la solidarietà, l’eroismo della conoscenza e della dedizione tipo sapere aude e facere aude, e altri particolari tipici dell’homo sapiens e dell’homo faber.
Gli Extinction rebellion non avevano previsto il pipistrello assassino nei programmi scolastici imposti ai bambini, palinsesti della menzogna che hanno perfino tracimato come piogge acide nelle encicliche della teologia del popolo. Sora nostra morte corporale è stata tenuta a bada mentre si scioglieva qualche altro ghiacciaio o iceberg, e tutti pensavano al momento in cui si sarebbe tornati al mare. Che figuraccia, gli apocalittici. La scienza c’è, la provvidenza e il professor Franco Prodi pure. Dunque è accertato che se stiamo fermi, se viviamo di bonus e panella, se rinunciamo ai consumi, ai trasporti, al lavoro, alla produzione, alla ricchezza del mondo e allo sviluppo, e un domani al riscaldamento e all’aria condizionata, le emissioni diminuiscono di botto, il mondo naturale riappare in tutta la sua bellezza ma anche in tutto il suo orrore di miseria e di desolazione, quello sì apocalittico. No grazie.
Ma siccome sforzi eccessivi di sincerità mentale non sono richiedibili a comando, ecco una proposta. Invece di tornare a tutte quelle fesserie, posto che effettivamente un mondo lindo è a portata di mano, declassifichiamo le aspettative: battere l’inquinamento e la sporcizia si può, filtrare le emissioni si può, migliorare lo stato della terra senza abolire l’aereo e l’automobile si può, progredire verso accettabili standard non apocalittici si può, purificare l’aria senza sensi di colpa, gradualmente, con l’aiuto di tecnologia e industria si può, e facciamolo, no?, senza ricominciare con le balle escatologiche della religione secolare. Invece i sacerdoti del clima, vedrete, si batteranno come nulla fosse successo per nuove regolamentazioni intrusive e assassine, per nuovi pauperismi e francescanesimi d’accatto, e già si sente la grande ondata di ritorno dell’ambientalismo dogmatico e fanatico. No grazie.
Cattivi scienziati
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