Mauro Ferrari (foto LaPresse)

La ricerca europea non può essere presieduta da chi era con Stamina

Gilberto Corbellini

A capo dell'European Research Council va Mauro Ferrari, sponsor del metodo Vannoni

A presiedere il prestigioso European Research Council (Erc), la prima agenzia dell’Unione europea dedicata al supporto della ricerca scientifica, è stato nominato l’italiano Mauro Ferrari. Nell’unica occasione pubblica in cui il professor Ferrari ha dato sfoggio, in Italia, delle sue capacità di valutatore della ricerca scientifica è stato bocciato. Una bruttissima storia, che è stata uno dei capitoli più bui del caso Stamina, e che si può ricostruire in dettaglio facendo una banale ricerca in rete. E’ tutto accessibile: le incredibili interviste o dichiarazioni di Ferrari e le reazioni della comunità scientifica biomedica italiana. Sapevano di questi precedenti coloro che lo hanno indicato per la prestigiosa carica, dalla quale sono elargiti ogni anno circa 16 miliardi di euro alla ricerca scientifica?

 

Correva l’anno 2013. Era dicembre e al professor Ferrari veniva chiesto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin di guidare una commissione per valutare la consistenza scientifica del cosiddetto “metodo Stamina”. Negli ultimi giorni di gennaio e nei primi di febbraio del 2014, Ferrari visitava un certo numero di malati che chiedevano il trattamento Stamina e rilasciava una serie di interviste, tra cui una alle Iene, nelle quali prendeva talmente tante cantonate da indurre il ministro a cacciarlo. Cosa diceva? Sosteneva che Stamina era un esempio della eccelsa qualità della medicina rigenerativa che si faceva in Italia e che lui non aveva alcun pregiudizio verso chi la proponeva. Apparentemente l’insigne nanoscienziato non sapeva che in Italia ci fossero gruppi di rilievo internazionale nel campo della medicina rigenerativa, che avevano già bocciato Stamina. E poi altre sciocchezze sulla sofferenza che doveva essere la sua bussola, eccetera. Ovviamente la banda Vannoni & Co. applaudì alle sue uscite. Quattro scienziati italiani, tra i quali Silvio Garattini e Giuseppe Remuzzi, scrissero a Nature che Ferrari non capiva niente del problema Stamina e stava causando gravi danni. Ferrari si risentì per tali reazioni e disse di essere stato frainteso, che a lui non interessava che Vannoni fosse oggetto di un procedimento penale, in quanto il suo interesse era rivolto solo per malati. Da nessuna parte egli ha sostenuto che un trattamento medico è nell’interesse dei malati, incluso essere compassionevole, solo se ha una base scientifica o può essere controllato sperimentalmente: nessuna delle due condizioni si aveva per Stamina. Anche uno studente al terzo anno di medicina, che avesse superato bene gli esami, avrebbe capito che Stamina era un imbroglio. Ma Ferrari diceva di voler essere … neutrale.

 

Sono trascorsi quasi sei anni, e può anche darsi che il professor Ferrari si sia reso conto di aver sbagliato in quell’occasione. Ma non lo ha mai detto. Forse lo dovrebbe dire adesso, di modo che chi lo vide all’opera da totale incompetente riprenda un minimo di fiducia. Altrimenti quale affidabilità può dare alla comunità scientifica nel suo nuovo ruolo? Sta di fatto che in qualunque posto civile, nel mondo, dopo aver fatto una figuraccia pubblica del genere presso la comunità scientifica, non si viene nominati a capo della più importante agenzia della ricerca. Si fa fatica a capire come mai sia stato scelto in un ruolo che dovrebbe essere caratterizzato da imparzialità una figura che imparziale non ha mai dimostrato di essere, in nessuna delle sue uscite. E che a quanto pare ha interessi economici in imprese private.

 

E’ scontato che queste cariche debbano andare a scienziati non necessariamente eccelsi. Quelli bravi hanno altro da fare e si divertono ancora a fare ricerca. Servono certamente persone che capiscano soprattutto di amministrazione, di politica e organizzazione della ricerca. Però tra il non essere eccelsi e avere una idea del tutto soggettiva di come funziona il metodo scientifico ce ne passa. E se si hanno delle idee sbagliate sulla scienza è molto probabile che siano sbagliate anche proprie le visioni di politica della scienza.