E se il "global warming" ci stesse salvando la vita?

Maurizio Stefanini
Alcuni studi scientifici pubblicati su Nature dicono che senza attività antropica la Terra avrebbe conosciuto una nuova era glaciale entro 1500 anni.
E se invece di maledire l’effetto serra dovessimo ringraziarlo per averci risparmiato di finire surgelati? Nel 2012, qualcosa del genere se l’era chiesto Nature Geoscience. Secondo il mensile specializzato, pubblicato dalla stessa casa editrice del celeberrimo Nature, una nuova era glaciale avrebbe dovuto abbattersi sul nostro pianeta entro soli 1500 anni, se non fosse appunto per l’attività antropica riscaldante che la starebbe evitando. Adesso l’Istituto di Potsdam per la Ricerca sull’Impatto climatico rilancia, e dice addirittura che una nuova era glaciale l’abbiamo rinviata di 50.000 anni, se non di 100.000. Anche questa ricerca è finita su Nature. “In teoria, la nuova era glaciale potrebbe slittare ancora più avanti nel futuro ma non c’è una vera importanza pratica a discutere di quanto”, ha spiegato Andrey Ganopolski alla Bbc. “La cosa importante è che si tratta di un’illustrazione del potere geologico ora in nostro possesso. Possiamo cambiare la sequenza naturale degli eventi per decine di migliaia di anni”. 

 

Regista specializzato in fantascienza apocalittica dai risvolti complottisti, da “Stargate” a “2012” passando per “Independence Day”, “Godzilla” o “10.000 AC”, nel 2004 il tedesco trapiantato a Hollywood Roland Emmerich in “The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo” aveva immaginato l’esatto contrario. Cioè che il global warming, invece di bruciare il pianeta, avrebbe potuto provocare una fulminante età glaciale, per via della massiccia e improvvisa irruzione negli oceani di acqua che lo scioglimento delle calotte polari avrebbe reso liquida, ma ancora troppo fredda. Un’altra fortunata serie di animazione, che nel 2016 arriverà alla quinta puntata, vede invece nell’"Era glaciale" l’occasione per simpatici confronti tra cavernicoli e animali ora estinti. In realtà, come si studia a scuola, ci sono state molte ere glaciali nella storia della Terra. L’ultima terminò solo 11.500-10.000 anni fa, e all’ultimo grande scioglimento dei ghiacci è stata attribuita una quantità di conseguenze: dall’estinzione degli uomini di Neanderthal all’origine del "mito" del diluvio universale. Ma una “piccola glaciazione” ci fu anche in Europa a cavallo tra XVI e XVII secolo e molti storici vi attribuiscono il fenomeno della caccia alle streghe, capri espiatori dello sgomento popolare per l’inspiegabile peggioramento del clima che rovinava i raccolti.

 

Una caccia alle streghe più metaforica ma a suo modo non meno virulenta si è scatenata, anche negli ultimi anni, verso i contestatori dei crescenti allarmi sul riscaldamento globale. In realtà non si sa neanche bene se le glaciazioni siano provocate da cambiamenti periodici dell’orbita terrestre attorno al Sole, dalle macchie solari, da attività vulcanica o meteorica, o che altro. Nel 2012, un’equipe di ricerca dell’Università di Cambridge diretta dal professor Luke Skinner e comprendente anche studiosi dell’University College di Londra, dell’Università della Florida e dell’Università di Bergen in Norvegia, si basò sul modello creato un secolo fa dal serbo Milutin Milankovich, che comprende l’eccentricità dell’orbita terrestre rispetto al Sole, l’inclinazione dell’asse e la sua velocità di rotazione. Lo integrò con rilevazioni sui movimenti delle correnti fredde e calde tra il nord e il sud del pianeta, e ricavò che 780.000 anni fa c’è stata una fase climatica esattamente eguale alla presente, e dalla quale risulterebbe appunto una nuova glaciazione entro un millennio e mezzo, ma solo se i livelli normali di CO2 non vengono alterati.

 

[**Video_box_2**]Anche l’ultimo studio tedesco si è basato sulle alterazioni dell’orbita terrestre attorno al Sole,  che possono ridurre la quantità di calore irradiata sul pianeta. L’equipe di Ganopolski ritiene che una nuova era glaciale avrebbe dovuto iniziare 200 anni fa se la concentrazione di C02 fosse stata quella normale di 240 parti per milione. Ma l’inizio della Rivoluzione industriale bastò a portarla a quota 280, e ora siamo a 400.  La Bbc ha raccolto commenti da Cambridge e dall’University College di Londra che sono di tono prudente, ma sembrano ritenere queste risultanze piuttosto valide. Al di là dell’apparente divergenza con gli allarmisti, c’è comunque la comune valutazione che siamo ormai in una nuova era geologica chiamata Antropocene, in cui è l’uomo a determinare il clima. Solo che forse l’esito di questa azione non  sarebbe un “cancro del pianeta”, ma un provvidenziale pannicello caldo.