Cattivi scienziati
A che serve studiare i dinosauri? Una spiegazione per il ministro Valditara
Il titolare del dicastero dell'Istruzione vuole riformulare i programmi scolastici, ma lo studio della paleontologia ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della teoria evolutiva e di altri concetti scientifici
A quanto sembra, non passa settimana che qualche esponente del governo non senta la necessità di fare un’esternazione che rivela un’attitudine imbarazzante nei confronti delle materie scientifiche e della biologia in particolare. Appena archiviata l’ennesima stupidaggine di Lollobrigida sugli esseri senzienti, colui che ha la responsabilità della nostra istruzione scolastica – il ministro Valditara – sente il dovere di informarci che nei programmi scolastici, e particolarmente delle elementari, "c'è troppa roba. In terza elementare si vanno a spiegare tutte le specie dei dinosauri, tutto questo a che serve? E poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato che ci hanno dato i grandi valori dell'Occidente...", aggiungendo poi che "Bisogna pensare a programmi nuovi in linea con la società moderna. Semplificare e far prevalere la qualità sulla quantità". A che serve “spiegare i dinosauri” proprio in particolare alle elementari, caro ministro, è presto detto.
Lo studio dei dinosauri ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della teoria evolutiva e di altri concetti scientifici, come la tettonica a placche e la biogeografia. Tutte queste attività nascono come risultato dell'innata curiosità dell'umanità di indagare come funziona il nostro mondo e dove ci collochiamo nel mondo naturale che vediamo intorno a noi. I reperti fossili documentano che oggi conviviamo con una frazione minuscola di tutti gli organismi esistiti in passato sul nostro pianeta. Eppure, siamo collegati a tutti questi organismi, passati e presenti, attraverso la lunga storia evolutiva della vita. Come illustra la documentazione fossile di dinosauri e altri organismi, i cambiamenti climatici e gli episodi di estinzione hanno alterato il corso della storia della Terra per miliardi di anni, una prospettiva che può aiutarci a comprendere meglio anche le sfide che dobbiamo affrontare attualmente.
Vede, caro ministro, i dinosauri – ed in generale la storia della vita sulla Terra – sono quanto di meglio abbiamo per far comprendere ad un bambino qual è il posto degli esseri umani sul nostro pianeta, allo svolgersi della sua lunghissima storia di miliardi di anni e, in prospettiva, il posto della nostra specie nella ricchissima, variegata e stupefacente manifestazione della diversità dei viventi; un concetto che, per tutta la vita, è un potente vaccino contro l’antropocentrismo di ideologie, filosofie e religioni che da sempre pongono l’uomo come culmine di un qualche ipotetico processo, che avrebbe il suo fine nella sua generazione e che lo metterebbe una spanna al di sopra di ogni altra specie e lo porrebbe al riparo dalle conseguenze delle sue azioni e degli accidenti che nella storia del pianeta sono più volte capitati.
L’idea che l’estinzione sia parte normale dell’evoluzione della vita, l’idea che siamo una fra le tantissime e diversissime specie di successo che hanno variamente abitato il pianeta, l’idea che, in un unico, grandissimo albero filogenetico, siamo con tutte le altre specie manifestazioni del processo di variazione e selezione che Darwin per primo descrisse in modo chiaro, ebbene tutte queste idee fanno parte del bagaglio cognitivo indispensabile che ogni essere umano dovrebbe possedere, e sono idee che, proprio guarda caso tramite i dinosauri, possono essere illustrate agli scolari elementari in ragione del grandissimo fascino che quelle creature posseggono per i bambini di tutte le età. Proprio questo fascino costituisce dunque una delle migliori opportunità educative e proprio per i bambini delle elementari: come dimostra l’incessante produzione e vendita di dinosauri di plastica e altri gadget, mai passata di moda da almeno un secolo, ma anche la produzione a getto continuo di nuovi libri per ragazzi sullo stesso argomento o la coda che si vede in occasione di ogni mostra sul tema, i dinosauri costituiscono un pretesto eccezionale per coinvolgere e interessare i bambini e i più giovani alla scienza.
E lei, caro ministro, vorrebbe rinunciare proprio esattamene a questa splendida occasione di trasmissione di concetti scientifici, di metodo, di interesse per il mondo naturale e per certe materie che altrimenti potrebbero essere molto più difficilmente attrattive per uno scolaro elementare?
Troverà lei, con i suoi nuovi programmi, un modo migliore di insegnare a quell’età i concetti di evoluzione biologica, di estinzione, di filogenesi e quanti altri è possibile veicolare sfruttando la passione per i dinosauri?
Oppure ritiene che certe nozioni e certi interessi non vadano coltivati o instillati, perché bisogna pensare subito all’inserimento lavorativo, pena, come ha dichiarato, “che uno arrivi poi a disperdersi"? Vede, uno di quegli scolari elementari che “si è disperso” inseguendo anche a scuola i dinosauri sono io; e le assicuro che il lavoro non mi manca, anche perché ciò che seguendo quei bestioni ho imparato di generale ed importante sulla scienza, sulla storia della vita e sul posto dell’uomo non mi è stato per nulla di imbarazzo, nonostante qualche ministro dia dimostrazione che ignorando l’importanza di certi fatti si può comunque far carriera.