(foto Ansa)

lo scenario

Quando e per chi ci sarà la terza dose di vaccino?

Giovanni Rodriquez

Sia Draghi che le agenzie regolatorie hanno preso posizione sul tema. In Israele sono già partiti. Ma per adesso nel nostro paese la vaccinazione riguarderà principalmente i soggetti più fragili come gli immunocompromessi

Inizia a delinearsi in maniera più chiara - a livello sia nazionale che internazionale - la questione riguardante la terza dose di vaccino contro il Covid. Per la prima volta nelle ultime 48 ore anche Oms, Ema ed Ecdc hanno preso posizione sul tema aprendo a questa possibilità, seppur per alcune categorie ben precise di persone. Ed anche Draghi e Speranza prospettano a breve l’avvio di nuovi richiami in Italia. Non si parla della popolazione generale ma solo dei più fragili. Questo perché continua a tenere banco l’altro grande tema, quello riguardante la difficoltà di vaccinazione dei paesi più poveri. 

Ma procediamo per gradi. Come dicevamo nella giornata di ieri sia Ema che Ecdc sono tornate ad intervenire sul tema spiegando come non sia urgente la somministrazione di dosi di richiamo di vaccini contro il Covid a individui completamente vaccinati nella popolazione generale, ma che tuttavia “dovrebbero però essere già prese in considerazione dosi aggiuntive per le persone con un sistema immunitario gravemente indebolito”.

Per Ema ed Ecdc è dunque "importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi riportano che una dose aggiuntiva di vaccino può migliorare la risposta immunitaria in individui immunocompromessi, come i riceventi di trapianto di organi le cui risposte iniziali alla vaccinazione erano basse. In tali casi, l'opzione di somministrare una dose aggiuntiva dovrebbe essere presa in considerazione già ora. Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di fornire una dose aggiuntiva, come misura precauzionale, agli anziani fragili, in particolare quelli che vivono in ambienti chiusi come i residenti delle strutture di assistenza a lungo termine”.

In ogni caso si sottolinea come gli Stati debbano prepararsi a eventuali adattamenti dei loro programmi di vaccinazione "qualora si notasse una diminuzione sostanziale dell'efficacia del vaccino in uno o più gruppi di popolazione". 

Come dicevamo, anche l’Oms, da sempre critica sulla possibilità di somministrare una terza dose, nelle ultime 48 ore per la prima volta ha aperto a questa possibilità. Il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato: “La terza dose potrebbe essere necessaria per i pazienti a più alto rischio, dove c'è evidenza di una diminuzione dell'immunità contro le forme gravi di Covid, come ad esempio tra gli immunocompromessi che non hanno risposto sufficientemente alle dosi iniziali, o che non producono più anticorpi. Ma per ora, non vogliamo vedere un uso diffuso di booster per persone sane che sono completamente vaccinate”.

Eppure ad oggi già alcuni paesi hanno optato per un’offerta diffusa di questo booster. Israele ha già allargato la campagna vaccinale con offerta di una terza dose a tutti gli over 12. Inoltre, negli Stati Uniti sono in programma dal prossimo 20 settembre booster di richiamo per tutti coloro che negli 8 mesi precedenti abbiano completato il ciclo vaccinale con i vaccini Pfizer o Moderna. Per chi ha ricevuto il vaccino Johnson & Johnson si prevede che sarà probabilmente necessario anche in questo caso un secondo richiamo (visto che è un vaccino monodose), ma poiché il vaccino J&J è stato somministrato negli Stati Uniti solo a partire marzo 2021, si sta ancora aspettando di esaminare ulteriori dati attesi già nelle prossime settimane.

Negli Usa si è però assistito a forti critiche sulla decisione di estendere a tutti il richiamo. La Food and Drug Administration, l’ente regolatorio statunitense, ha annunciato che i suoi consulenti esterni si incontreranno il 17 settembre per discutere della questione. Intanto però, due alti funzionari proprio della Fda si sono dimessi perché in contrasto con le decisioni prese dall’amministrazione Biden di estendere alla popolazione generale il richiamo con una terza dose di vaccino senza la previa approvazione da parte dell’agenzia del farmaco. 

Come dicevamo, al di là dell’aspetto scientifico, molte delle critiche sollevate contro un’offerta diffusa di questo booster riguardano la situazione dei paesi più poveri. Ieri l’Oms ha sottolineato come ben 42 dei 54 paesi africani potrebbero non raggiungere l'obiettivo di vaccinare il 10% della popolazione entro settembre a causa dell'attuale ritmo di consegna dei vaccini. C’è quindi un serio problema di consegne che si aggiunge però anche ad un’altra criticità dal momento che 26 paesi hanno utilizzato meno della metà dei vaccini contro il Covid che hanno ricevuto finora. Un dato allarmante vista l’importanza di un’ampia copertura a livello globale necessaria per superare la pandemia.

Arriviamo così all’Italia. Già nei giorni scorsi il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva spiegato come i nostri esperti stessero ancora esaminando i dati sulla necessità di una terza dose, sbilanciandosi però sulla possibile apertura anche del nostro paese sull’offerta di un’ulteriore copertura agli immunodepressi. Tesi che ha trovato conferma ieri nel corso della conferenza stampa, non solo dallo stesso Speranza che ha parlato di un possibile avvio di questi booster già entro la fine di questo mese, ma anche da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi che sembra aver dato già per certa questa possibilità.

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