Medici anti dubbi

Come si combatte la pandemia dei non vaccinati. Parla Richeldi

Il pericolo varianti e il tempo che stringe prima della riapertura delle scuole

Marianna Rizzini

"Abbiamo bisogno che la classe medica scenda in campo in modo deciso. L'obbligo è un'arma a doppio taglio: meglio la persuasione", dice il direttore della Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma

I contagi che riemergono, le varianti, i test, l’ansia di quello che sembra un brutto loop pandemico: aprire, richiudere, aprire, richiudere. “Ma quest’anno, con i vaccini, la situazione epidemica è molto diversa da quella dell’estate scorsa”, dice Luca Richeldi, professore ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, già membro del Cts e direttore della Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma. “Siamo però ora di fronte a una sproporzione: le persone protette sia dalla malattia grave sia dall’infezione sono soprattutto anziani e adulti over 40, e lo abbiamo voluto noi, per proteggere i più vulnerabili. Solo che adesso dobbiamo fare fronte a un altro fatto: la trasmissibilità preferenziale tra i giovani non vaccinati. E dunque dobbiamo considerare intanto che anche i giovani, seppure in forma il più delle volte lieve, possono ammalarsi, ed è sempre meglio, potendo, evitarlo. Non solo: ci si potrà trovare, alla riapertura delle scuole, con un’alta circolazione virale tra gli scolari, con eventuale isolamento delle classi e conseguente danneggiamento dei programmi didattici. Consideriamo anche che nella fascia tra i 12 e i 19 anni i vaccinati sono circa l’8 per cento, e che in quella 20-29 si è vaccinato soltanto un solo giovane su quattro. E l’alta circolazione potrebbe essere l’elemento scatenante per l’emersione di altre varianti. Finora le tre principali varianti – inglese, brasiliana, indiana – si sono diffuse in Paesi che avevano fatto la scelta di far circolare liberamente il virus. È ormai chiaro: più circola più si replica e più varia”.  

 

Teniamo anche presente che, “in caso di alta circolazione”, dice Richeldi, “un impatto sul sistema sanitario nazionale ci sarebbe comunque, anche senza aumento dei ricoveri in terapia intensiva, per via della necessità di tracciare, isolare, sequenziare e assistere a livello ospedaliero e domiciliare”. Come trattare, dunque, il problema dei dubbiosi, specie tra il personale scolastico, ora al centro del dibattito sull’eventuale obbligatorietà dell’immunizzazione? “A questo punto è importante il ruolo dei medici, prima di tutto dei medici di famiglia. Abbiamo bisogno che la classe medica scenda in campo in modo deciso e consistente. Senza questa mobilitazione temo sarà difficile scalfire lo zoccolo di persone scettiche, anche colte, non necessariamente complottiste”. Il tempo è poco, però. “Io sarei per aprire una discussione, anche pubblica, tra insegnanti e medici”.

 

Ci sarebbero anche metodi più drastici. Richeldi teme però “che l’obbligo vaccinale possa essere un’arma a doppio taglio. La decisione di vaccinarsi deve essere consapevole: perché è giusto farlo, non perché qualcuno mi costringe. Quanto al Green pass, è un requisito per poter svolgere un’attività. Una forma di costrizione, sì, ma tutti i giorni ne accettiamo per fare sì che la nostra libertà non nuoccia a quella altrui. Ma è necessario che ora le persone capiscano davvero l’importanza di vaccinarsi, e i medici sono essenziali in questo, anche per dissipare le false convinzioni dovute all’overdose di informazioni: da un anno si sente parlare ovunque e sempre di Covid, e molti sono convinti di sapere tutto del virus, ma non è così. Grande quantità di news non significa necessariamente grande qualità. Se si continua così, questa diventerà la pandemia dei non vaccinati. E il paradosso è che a fronte di chi non può vaccinarsi perché magari vive in un paese dove il vaccino non c’è, ci sono quelli che non si vaccinano per scelta. Servirebbe un appello ai renitenti: parla con il tuo medico, spiegagli i tuoi dubbi. È una strada percorribile, percorriamola subito”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.