manifestazione no vax a Roma (LaPresse)

cattivi scienziati

L'alleato migliore del Covid-19 si chiama “variante ignorante”

Enrico Bucci

È in corso una gara tra informazione genetica di un parassita e informazione scientifica applicata prodotta dai nostri cervelli in modo sufficientemente veloce

Mentre il genoma della nostra specie muta molto lentamente, visto il nostro tasso di riproduzione limitato, quello dei patogeni, specialmente virali, si adatta a una velocità impressionante attraverso il meccanismo della produzione di varianti e della loro selezione; i virus, quindi, a livello collettivo possono contare sulla variabilità individuale enorme per superare le strettoie evolutive, come quelle costituite dal nostro sistema immune o durante i salti di specie.

  
L’unico modo a nostra disposizione per competere efficientemente e alla velocità richiesta è modificare come specie la nostra accessibilità da parte dei virus, non fidando su una impossibile produzione veloce di varianti genetiche nella popolazione umana, come fa il virus, ma sulla velocissima selezione delle migliori idee per contrastarlo.

   
Il virus muta il suo genoma e produce nuove varianti, e le condizioni ambientali, tra cui il nostro sistema immune, pur eliminando il grosso degli individui, allo stesso tempo selezionano quelli più adatti a propagarsi fra di noi; i cervelli umani e la loro meravigliosa inventiva, allo stesso tempo, producono idee di ogni tipo e varietà, e il miglior strumento di selezione che abbiamo inventato – il metodo scientifico – provvede a scartare le idee sbagliate mettendole alla prova dei numeri e dei fatti, così che le idee migliori possano diventare rapidamente oggetti fisici e comportamenti che modificano il nostro “fenotipo esteso” come e meglio che se fossimo mutati nel nostro genoma.

  
Questa è la gara che è in corso: una gara tra informazione genetica di un parassita e informazione scientifica applicata prodotta dai nostri cervelli in modo sufficientemente veloce.

  
Tuttavia, vi è un grosso pericolo: quello che la “variante ignorante” prenda il sopravvento, riducendo la possibilità delle idee migliori di influire sul comportamento degli individui umani.

 
Farò alcuni esempi. La “variante ignorante” della teoria evoluzionistica ha ultimamente partorito il concetto che i vaccini inducano il sorgere di ceppi peggiori nella popolazione di SARS-CoV-2; il che è sia tecnicamente erroneo (perché il vaccino non è un mutageno), sia sbagliato concettualmente, perché ciò che seleziona le varianti virali è la nostra immunità, che sia indotta da un vaccino (con pochi morti) o dall’infezione naturale (con tantissimi morti). Prima o poi dovremo adattare i nostri vaccini; ma le varianti sarebbero emerse anche quando, dopo che il virus avesse menato strage, si fosse trovato di fronte l’immunità indotta nei superstiti. Eppure questa “variante ignorante” della teoria di Darwin è in grado di modificare il comportamento delle persone e di insinuare concetti sbagliati che rischiano di rendere i vaccini inutilizzati, piuttosto che inutili.

   
La “variante ignorante” della probabilità condizionata suona pressappoco così: siccome osservo in ospedale in un certo giorno che fra i ricoverati vi è una certa percentuale di vaccinati, diciamo un 60 per cento, ne deduco che il vaccino non funziona, e che la protezione offerta è bassissima, tanto da trovare in ospedale più vaccinati che non. Eppure, se il 100 per cento degli abitanti di una nazione fosse vaccinato, in ospedale fra i ricoverati troverei il 100 per cento dei vaccinati; in sostanza, in una nazione ben vaccinata osserverò molti vaccinati su un totale di pochi ricoverati, mentre in una poco vaccinata osserverò pochi vaccinati fra un totale di moltissimi ricoverati. Le percentuali vanno riferite ai campioni di provenienza (stratificati anche per età e per rischio), prima di essere paragonate fra loro; invece, si usano a caso percentuali o numeri assoluti per soddisfare i propri preconcetti. Anche questa “variante ignorante” della teoria delle probabilità e del calcolo percentuale è paralizzante e produce lo stesso effetto, quello di allontanare le persone da uno strumento utile e quindi di favorire il virus.

 
Potrei continuare, ma non annoierò ulteriormente i miei lettori: ciò che mi interessa sottolineare qui è che tutte queste “varianti ignoranti” dei nostri migliori strumenti mentali, cioè tutti questi memi pseudoscientifici, hanno dal punto di vista della propagazione del virus lo stesso effetto di una mutazione vantaggiosa: si tratta di memi che si propagano rapidamente nei cervelli di molti, ne modificano i comportamenti e li espongono di più al patogeno.

 
Un giorno, sarà interessante valutare il peso di queste “varianti ignoranti” delle nostre idee nel favorire il propagarsi dei patogeni; oggi, mi accontenterei semplicemente che esse non si diffondessero fra la nostra classe dirigente (che le usa alla bisogna) e nelle pagine dei quotidiani nazionali.

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