Il centro vaccinale della Fabbrica del Vapore a Milano (Foto LaPresse - Claudio Furlan)

Lo sprint dei vaccini: come l'Italia è arrivata a 500mila dosi in un giorno

Francesco Gottardi

Garanzia Pfizer, la risposta della catena logistica e quella delle regioni: "Lo scatto della Lombardia vale un sesto del paese. Presto sarà il turno dei giovani", dice Rezza dal ministero della Salute

Svolta 500. Alle porte di maggio la campagna vaccinale italiana tocca finalmente la quota di mezzo milioni di dosi giornaliere prefissata dal commissario Figliuolo. E lo fa nel modo più repentino, sfondando di slancio un intricato collo di bottiglia: il 28 aprile sono state somministrate 397.818 dosi, giovedì 508.158 ( la conferma definitiva è arrivata nel pomeriggio di oggi). Una differenza di oltre 100mila in 24 ore. Come spiegare questo sprint da più 25 per cento all’interno della nostra macchina logistica e sanitaria?

 

Primo: nelle ultime settimane i vaccini sono arrivati regolarmente e continueranno ad aumentare. Nel solo mese di maggio sono attese circa 17 milioni di nuove dosi. E principalmente saranno Pfizer: rispetto agli altri fornitori, l’azienda farmaceutica americana finora si è contraddistinta per maggior regolarità nella distribuzione e rappresenta ad oggi il 70 per cento dei vaccini disponibili per l’Italia. Due fattori che consentono di pianificare la campagna con più precisione. E di farsi trovare pronti: è cresciuta significativamente sia la platea di vaccinatori – Figliuolo chiedeva 120mila fra medici di base e odontoiatri, che hanno aderito con convinzione – sia quella dei punti di somministrazione.

 

Poi lo scatto in avanti di alcune regioni chiave. Il Lazio ha tracciato la via sin da febbraio, il Veneto ha seguito. Ora, dopo mesi di caos, è la volta della Lombardia: più di 110mila dosi inoculate nel solo 29 aprile. “La situazione è in netto miglioramento sia a livello di sistema che di organizzazione dei singoli hub vaccinali”, spiega Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute. “E in termini numerici, se fa un balzo in avanti la Lombardia lo fa anche un sesto d’Italia”.

 

I presupposti per proseguire a pieno ritmo ora ci sono davvero, in tutto il paese. Lo step prioritario era abbattere la mortalità vaccinando le persone fragili e anziane: almeno l’80 per cento di loro ha già ricevuto la prima dose. La prossima grande sfida sarà abbattere la diffusione del virus. Dunque immunizzare la fascia di popolazione più socialmente esposta: “Gli ultimi dati ci confermano che la trasmissione dell’infezione fra chi è già vaccinato si riduce drasticamente”, spiega Rezza. “Presto sarà il momento dei giovani, fornendo loro gli incentivi necessari per presentarsi agli hub”. Quali siano è presto detto: “C’è tanta voglia di vivere e riaprire, no?” Il vaccino è il miglior lasciapassare.

 

Anche il tanto discusso AstraZeneca: finora, confermano fonti del ministero della Salute, non è arrivato nessun contrordine da parte dell’Ema per quanto riguarda la somministrazione della seconda dose agli under 60. Né sono state riscontrate nuove criticità sul territorio nazionale. Quindi si procede come predisposto in origine, con il richiamo 84 giorni dopo. Per i primi casi si tratterebbe circa di metà maggio: nel frattempo l’Italia prova a correre verso l’immunizzazione.

 

Di più su questi argomenti: