Il commissario straordinario all'emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)

"Una fase nuova"

I leader della logistica offrono a Figliuolo un patto per l'efficienza

Annalisa Chirico

"Abbiamo avviato una prima interlocuzione. Ogni anno distribuiamo oltre 10 milioni di antinfluenzale. Siamo in grado di fare altrettanto per sconfiggere il Covid”, ci dice Pierluigi Petrone, presidente Assoram

A sentire il presidente di Assoram Pierluigi Petrone, “con il generale Figliuolo e il governo delle competenze potrà avviarsi una fase nuova”. Non è chiaro se sia una previsione o un auspicio da parte dell’imprenditore partenopeo, fatto sta che Petrone, a capo dell’associazione che riunisce ben 110 operatori logistici e commerciali del settore healthcare a cui corrispondono oltre 160 magazzini dislocati sul territorio nazionale, si trova a dover fronteggiare la scomoda concorrenza di un colosso come Poste italiane. “Già al commissario Arcuri avevamo rappresentato la funzione essenziale del nostro comparto: sin dal primo giorno di lockdown, se i nostri depositari non fossero rimasti aperti, i farmaci non sarebbero arrivati in farmacie e ospedali. Se noi ci blocchiamo tutto si blocca”. Petrone, che è anche vicepresidente dell’azienda di famiglia, rappresenta gli operatori dai cui siti transita la quasi totalità dei farmaci e dei beni della salute. Insomma, l’anello di congiunzione tra produttori e utenti finali.

 

Adesso che il governo Draghi ha affidato a Poste italiane il trasporto del siero, il raggio d’azione per le aziende del settore si è notevolmente ridotto. “Di fatto ci hanno escluso dalla distribuzione – rincara Petrone – Il governo ha scelto di non avvalersi della supply chain tradizionale preferendo un soggetto alternativo, Poste, indicato originariamente quale partner per i soli aspetti di gestione della piattaforma prenotazioni e tracciabilità”. Forse Poste, tramite Sda, garantisce maggiore efficienza e coordinamento? “Si è deciso di centralizzare l’intero processo su Pratica di mare dove convergono tutti gli arrivi – spiega Petrone – Ma la scelta di escluderci appare come un segnale di deregolamentazione o, peggio, di delegittimazione”. In che senso? “Se l’Europa ha riconosciuto la strategicità della filiera di distribuzione primaria, in Italia invece manca la condivisione tra pubblico e privato. Quando si parla di farmaci i processi devono essere GDP compliant (Good Distribution Practice, ndr), nel senso che devono ottemperare ad una serie di prescrizioni e buone pratiche, non ci si può improvvisare. Il vaccino è, per definizione, un farmaco biologico: i nostri operatori sono in grado di garantire il tracciamento costante della temperatura affinché qualità e integrità del prodotto siano salvaguardati. Sda sarà in grado di fare altrettanto?”.

 

Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti lavora alacremente alla creazione di un “polo nazionale del vaccino”. Autoproduzione per l’autosufficienza. “Finalmente qualcuno crede nell’eccellenza italiana. In pochi sanno che l’Italia è il principale produttore farmaceutico europeo, oltre il 90 percento della produzione nazionale è destinato all’export, il che significa che le aziende estere puntano sul nostro paese, ci riconoscono capacità ed expertise. Inoltre, l’Italia, considerata la particolare posizione nel Mediterraneo, potrebbe trasformarsi in un hub logistico di eccellenza per tutti i paesi che si affacciano nel Mare di Mezzo, da quelli nordafricani al Medioriente”. Intanto scarseggiano i vaccini anche se proprio il commissario all’emergenza, il generale Figliuolo, ha annunciato che arriveranno 45 milioni di dosi entro giugno. “Con lui abbiamo avviato una prima interlocuzione, spero dall’esito positivo. Noi ogni anno distribuiamo in un lasso di tempo breve, tra settembre e novembre, oltre dieci milioni di antinfluenzale. Siamo in grado di fare altrettanto per sconfiggere il Covid”.

 

Il presidente della sua regione, Vincenzo De Luca, ha annunciato che, ultimata la vaccinazione di over 80 e fragili, la Campania procederà per categorie produttive. “Ogni governatore ha a cuore il proprio territorio. La cosa migliore, a mio giudizio, sarebbe concordare una linea unica all’interno della Conferenza delle Regioni per evitare venti strategie diverse. Ci sono interi settori, a partire dal turismo, che rischiano di non risollevarsi più, per questo occorre fare presto e magari utilizzare diversi vaccini per immunizzare anziani e lavoratori”. È contento per le riaperture dei ristoranti? “Sì, dobbiamo riaprire nel rispetto dei protocolli di sicurezza. In molte zone d’Italia la velocità di circolazione del virus è bassa, intere famiglie sono al collasso, non era più possibile rinviare”.