Così il Lazio è riuscito a vaccinare i suoi anziani (e procede spedito con gli altri)

Gianluca De Rosa

Mentre in altre regioni si arranca, oggi nelle città laziali si chiude la prima fase della vaccinazione degli over 80. Coordinamento, flessibilità, organizzazione e attenzione ai pazienti: il modello vincente spiegato da due direttori delle Asl di Roma e provincia 

“Tutto perfetto. Puntuali, gentili: sono davvero contenta”. Non è uno spot. Realtà e servizi televisivi concordano: nel Lazio la campagna di vaccinazione procede alla grande. Precisa, senza fronzoli né sbavature, coordinata e flessibile. Il segreto del successo del piano vaccini del Lazio è tutto qui, nel mix omogeneo di accentramento delle decisioni, rapidità e capacità di trasformare buone idee in buone pratiche. Oggi la Regione ha praticamente completato la prima fase della vaccinazione degli over 80 (l’88 per cento dei prenotati ha ricevuto la prima dose, il 30 la seconda, 306mila le dosi già somministrate*). Un dato che fa impallidire altri territori come Lombardia e Toscana dove gli over 80 vaccinati sono pochissimi: poco più di uno su tre tra i lombardi e addirittura meno del 30 per cento in Toscana. Un dato non falsato dalle proporzioni demografiche: gli over 80 oscillano tra il 7 e l’8 per cento in tutte e tre le regioni.

 

Il metodo vincente lo spiegano al Foglio Angelo Tanese e Marta Branca, direttori generali delle Asl Roma 1 e Roma 3, due delle tre aziende sanitarie di Roma e provincia. Tutti i giorni si riuniscono con gli altri direttori e con l’assessore Alessio D’Amato per gestire l’emergenza. E proprio questa cabina di regia, secondo loro, è stata una delle ragioni del successo. “Questo metodo – dice Tanese – ci ha consentito di condividere quotidianamente problemi e soluzioni”. Partendo da due cose che, dicono, hanno fatto la differenza: uso intelligente degli strumenti digitali e organizzazione capillare.

 

“L’accesso alla prenotazione del vaccino – spiega Tanese – è molto semplice grazie alla piattaforma di Lazio Crea (società in house per la digitalizzazione della Regione ndr) e alle informazioni centralizzate, chiare e semplici che la Regione fornisce ai cittadini. La piattaforma, insieme all’anagrafe vaccinale regionale, ci ha permesso di controllare tutto in tempo reale mandando sms con giorni e orari precisi, evitando le file”. Per quanto riguarda l’organizzazione, si tratta di “una felice eredità della macchina messa a punto per test e ricoveri nei primi mesi della pandemia: con 20 hub sanitari regionali e le relative strutture spoke abbiamo subito messo in moto una macchina logistica per la distribuzione dei vaccini e l’attivazione dei punti vaccinali. Questo ci ha consentito di fare in fretta ed essere davvero molto flessibili: aumentando e diminuendo la capacità vaccinale anche in 24 ore, in base alla disponibilità delle dosi”.  “La diffusione su ogni municipio dei punti, la prossimità ai luoghi di vita, è stata essenziale”, gli fa eco la dottoressa Branca che poi racconta di un’altra idea che ha funzionato molto bene: “In ogni punto vaccinale si eroga un solo tipo di vaccino. Una scelta di chiarezza nei confronti dei cittadini, ma anche una modalità organizzativa che evita di fare confusione: perché poi ogni farmaco ha tempi di richiamo, modalità di somministrazione e consensi informati diversi”.

 

Secondo Branca in altre Regioni è stata proprio la poca attenzione alla parte organizzativa a causare i ritardi di oggi: “In alcuni territori – dice – si è un po’ sottovalutata, soprattutto per le conseguenze che questo avrebbe potuto avere sulla psicologia delle persone: se si scelgono criteri di priorità comprensibili a tutti, i cittadini li accettano e si fidano del sistema, altrimenti si rischia di perdere la fiducia”. Una fiducia che si conquista con le scelte grandi, ma anche con quelle più piccole. Con i dettagli. Spiega Branca: “Se ad esempio si vaccinano gli over 80 bisogna sapere che probabilmente hanno alcune esigenze: non possono stare per troppo tempo in piedi, hanno bisogno di andare al bagno e di non restare al freddo, aspetti apparentemente minimali ma che poi fanno la differenza”. E la fiducia nel sistema secondo la direttrice si vede anche nell’effetto quasi nullo che la sospensione temporanea del vaccino AstraZenca ha avuto sulla campagna vaccinale in Lazio. “L’adesione alla vaccinazione con AstraZeneca non si è minimamente ridotta. Negli ultimi giorni è stata intorno al 95 per cento”.

 

Un’altra cosa sulla quale i direttori sanitari convengono è stata l’ottima capacità di collaborazione tra tutti: istituzioni, enti pubblici e privati. L’esempio principale sono gli hub vaccinali straordinari creati in posti normalmente destinati ad altre attività: l’Auditorium, la Nuvola, la stazione Termini, il parcheggio lunga sosta di Fiumicino. “Ognuno – dice il direttore dell’Asl Roma 1, Angelo Tanese – si è organizzato sul proprio territorio. Io a metà di gennaio ho pensato all’Auditorium, la mattina dopo ho visto l’amministratore delegato e 48 ore più tardi stavano già lavorando al progetto. Lo stesso ha fatto la collega dell’Asl Roma 2 con Eur Spa per la Nuvola. Anche per Termini, grazie alla collaborazione della Croce Rossa, in 15 giorni abbiamo trasformato un’idea in un hub che ogni giorno fa migliaia di vaccinazioni”. 

 

Ultimo punto: la presenza dello Spallanzani. Lo spiega bene Branca che prima di passare all’Asl Roma 3 era stata direttrice generale proprio dell’Istituto nazionale di malattie infettive: “Lo Spallanzani si prepara alle emergenze sanitarie anche in tempi ordinari: ci ha aiutato specialmente nella formazione di tutte le altre aziende sanitarie della Regione che poi hanno esteso la rete”.

 


* Questi dati sono stati corretti il 26 marzo. Per errore avevamo scritto che l’88 per cento degli over 80 aveva ricevuto la prima dose, il 30 la seconda e che erano 306mila gli anziani già vaccinati su 400mila presenti in Regione. Ci scusiamo con i lettori. 

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