Toscana in zona rossa (Foto LaPresse - Jennifer Lorenzini) 

vaccini a casaccio

La Toscana non è una regione per vecchi

Salvatore Merlo

È la regione in cui più sei anziano e più sei malato, meno ti vaccinano. Arbitrio e pasticci 

Improvvisazione, nella migliore delle ipotesi. La Toscana è la Caporetto dei vaccini italiani. C’è un numero dell’Iss che va tenuto a mente per capire cosa succede: il Covid ha provocato in Italia 105.000 decessi fino al primo marzo. Di questi solo 1.055 avevano meno di cinquant’anni. Cioè l’1 per cento. In pratica ogni vaccino somministrato prioritariamente a qualcuno con meno di cinquant’anni è un vaccino tolto a chi rischia di morire davvero. E in Toscana hanno ricevuto più vaccini i giovani e sani rispetto agli anziani e ai fragili.

 
La Toscana ha vaccinato, secondo gli ultimi dati disponibili, 145.833 persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni. Da inizio pandemia l’Iss ha calcolato che in tutta Italia sono morte per Covid solo 254 persone che avevano meno di quarant’anni. Lo 0,2 per cento del totale. E il restante 99,08 per cento? Apparteneva a una fascia d’età superiore ai 65 anni. Ebbene, in Toscana, i vaccinati di età compresa tra i 65 e i 74 anni sono appena 27.875 cioè 117.958 persone in meno rispetto ai giovani vaccinati tra i 25 e i 44 anni. E più si va avanti con l’età più questo numero aumenta. Mostruosamente. In pratica in Toscana più si è anziani, più si è esposti alle severe complicazioni del virus, e meno si viene vaccinati. Gli anziani di età compresa tra i 75 e gli 85 anni che sono stati vaccinati sono appena 36.687. E dire che a oggi il 40 per cento dei posti letto in terapia intensiva negli ospedali regionali toscani (un numero critico) è occupato da pazienti Covid che sono per oltre il 90 per cento persone di età superiore ai settant’anni. 

 
In questo contesto, fino a pochi giorni fa, prima di alcune veementi proteste, la regione vaccinava prioritariamente, tra gli altri, anche i magistrati e gli avvocati. L’effetto? 8.500 operatori degli uffici giudiziari vaccinati contro 7.500 malati gravi vaccinati. Più magistrati trentenni che malati di cuore, pazienti oncologici e disabili. Certo non solo la Toscana ha stabilito queste discutibili priorità. La Campania vaccina persino i giornalisti. Ma peggio della Toscana - nella vaccinazione degli ultra ottantenni - ha fatto soltanto la Sardegna, che tuttavia non ha la stessa disastrosa omogeneità nello squilibrio della distribuzione dei vaccini. E pare che non poco nei ritardi toscani, per quanto riguarda gli ultra ottantenni (la cui vaccinazione è inchiodata al 5 per cento), abbiano influito i due mesi di tira e molla tra l’assessore alla Sanità Simone Bezzini (storico funzionario del partito quadrinominato Pci-Pds-Ds-Pd senza  esperienze in campo medico o manageriale) e i medici di famiglia poi incaricati di praticare le iniezioni.  

     
Così oggi la Toscana è l’esempio di un piano nazionale vaccinale che, lasciato interpretare dalle regioni, ha prodotto vistosi e allarmanti squilibri. Confusione. Pasticci. Persino inconfessabili, e al momento indimostrabili, sospetti di una gestione pressoché clientelare (politica?) delle priorità vaccinali. Secondo i numeri che lei stessa fornisce, la Toscana ha per esempio vaccinato circa 220.000 sanitari. Ma ci sono davvero 220.000 medici e infermieri in Toscana? Ovviamente no. Ma sono stati vaccinati anche  gli amministrativi che non incontrano mai i pazienti, i dipendenti degli uffici acquisti o paghe che sono in smart working da un anno, gli  addetti delle ditte che hanno appalti con le Asl. E ovviamente sono stati vaccinati tutti i dirigenti sanitari di nomina politica.  

 
Infine ci sono le famose, anzi misteriose, liste d’attesa. Sulla cui gestione grava un forte sospetto di arbitrarietà che ha particolarmente acceso l’attenzione pubblica, e dei social, dopo il caso della vaccinazione ad Arezzo del giornalista Andrea Scanzi. Quarantasei anni. “Le liste d’attesa non esistono. Si tratta di  un sistema  improvvisato”, dice Francesco Torselli, capogruppo di FdI in regione Toscana, uno dei leader dell’opposizione alla giunta di centrosinistra presieduta da Eugenio Giani. Secondo Torselli, che ha fatto delle visite ispettive, le cose funzionerebbero così: “Le persone che ne hanno diritto vengono vaccinate dalla mattina fino alle 18. A volte capita che avanzino delle dosi, che vanno assolutamente somministrate per evitare di gettarle. A quel punto, in alcuni hub vaccinali, gli operatori si adoperano per contattare persone da vaccinare all’ultimo istante. Affidandosi al caso. In pratica chiamano all’incirca chi conoscono. Non dico che funziona così dovunque, ma funziona così in molti posti”. Fosse vero, sarebbe grave. Ieri la regione ha annunciato che finalmente,  a partire da domani, sarà attivo un servizio online per i “riservisti” del vaccino. Un servizio trasparente, stavolta. Pare.
 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.