All'hub di Roma Termini

AstraZeneca, si riparte: "Il giorno della fiducia"

Francesco Gottardi

Dopo il via libera dell'Ema tutto è ripreso con ordine: "Il vaccino è un passo verso la libertà", non ha dubbi chi esce dal tendone

L'atmosfera è quella dell'ordinaria amministrazione, dopo giornate straordinarie. Nell'hub di Roma Termini si somministra solo AstraZeneca. Ma i timori, all'uscita, si sciolgono quasi nell'ironia. "Salve, siamo qui per raccontare le reazioni di questo primo...". Un neovaccinato interrompe: "Reazioni?", avverse sottointeso. "Nessuna. Tutto è andato per il meglio". E oggi alle 15 si è ripreso da dove si era lasciato lunedì, assicurano gli operatori della Croce Rossa: pochissime defezioni, nessun intoppo, avanti fino alle 19 - ma presto l'orario si allungherà ulteriormente. Senza spreco alcuno, perché l'agile modalità di conservazione di AstraZeneca supera il disagio logistico dello stop.

 

La macchina è ripartita, e c'è chi applaude questo e quello: "Penso che fermarsi qualche giorno sia stato un atto di grande prudenza", dice Giovanni, docente di 43 anni. "Però non conosco nessuno che ora non vorrebbe fare più il vaccino. E' l'unica speranza per tornare alla normalità". Poco più in là una signora svicola, sussurra all'amica: "Ero tesa fino alla fine, a un certo punto stavo per cambiare idea e andarmene. Ma poi..." Merito anche degli operatori sanitari. "Gentili, premurosi, professionali", è la voce unanime del pomeriggio in piazza dei Cinquecento. "E soprattutto efficacissimi nel trasmettere sicurezza". Ce n'era un gran bisogno. C'è chi azzarda tra i sorrisi: "Mi è venuta voglia di fare un corso da crocerossina anche a me".

 

La fila scorre ordinata, scompare nel tendone e riaffiora cadenzata sul retro. Altro che mani premute sulla spalla: chi è fresco di puntura ha in mano carte e scartoffie dell'occasione, le scruta attentamente, più notaio che paziente. I parenti all'uscita - loro sì, pazienti - aspettano, a scacchiera sul marciapiede. Una coppia di anziani si farà Pfizer-Moderna fra un paio di settimane, intanto osserva il turno del personale scolastico. "Avevo appuntamento per oggi e sono contento di non averlo rimandato", Biagio insegna all'università e ha 37 anni: "Fermare la campagna vaccinale porta inevitabilmente l'opinione pubblica ad avere dubbi sulla questione. I numeri sono chiari e sono tranquillo. Però è fondamentale che le persone più incerte siano rassicurate dalle istituzioni". Dall'hub esce anche John, musicista inglese sulla quarantina: "Vivo in Italia da sette anni", spiega, "ma la mia famiglia è in Inghilterra e vorrei essere lì con loro. Cosa si dice di AstraZeneca da quelle parti? Non ho sentito le polemiche che ci sono state qui. Ma io onestamente avrei fatto a meno di vaccinarmi: non per il prodotto in sé, ma come filosofia di vita".

 

Opinions. Quella di Giacinta, operatrice di una mensa scolastica, è altra cosa: "Conosco gente che in questi ultimi giorni ha cambiato idea sul vaccino, ma non è il mio caso. Sono stata trattata benissimo, era un passo importante da fare. Magari lo faranno anche altri col tempo, quando vedranno che non succederà niente. E poi quel che è successo è sempre successo". Le fa eco suor Delphi, 52 anni: "C'è stata un po' di incertezza, ma penso che bisogna avere fiducia negli esperti. Io non lo sono e mi fido di loro". Se in questi giorni è galoppato il bias di correlazione, ora è la rivincita della confidenza: chi si è presentato per ricevere AstraZeneca, in fin dei conti, non poteva rispondere altrimenti.

 

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