Ma davvero l’Organizzazione mondiale della Sanità vuole colpire il parmigiano e il prosciutto? No. Foto LaPresse

Bufalite cronica sull'Oms

Giordano Masini

Ma davvero l’Organizzazione mondiale della Sanità vuole colpire il parmigiano e il prosciutto? No. Eppure, bastava saper leggere

Roma. “Non communicable diseases” (NCDs) è un’espressione di cui in pochi conoscono il significato, ma con cui in qualche modo abbiamo tutti (o quasi) a che fare. Traducibile letteralmente in “malattie croniche non trasmissibili”, si riferisce a tutte quelle malattie che non scaturiscono dal contatto con un singolo agente patogeno (un virus, ad esempio), ma di cui possiamo essere vittime a causa dei nostri comportamenti di lungo periodo.

   

Per avere un’idea delle dimensioni della cosa, basterà sapere che le NCDs fanno ogni anno nel mondo 41 milioni di vittime (il 75 percento del totale dei decessi). Tra queste, solo le malattie cardiovascolari sono la causa di morte per 17,9 milioni di persone, il cancro per 9 milioni, le malattie respiratorie per 3,9 milioni e il diabete per 1,6 milioni. Ma proprio perché si tratta delle nostre abitudini individuali e del nostro stile di vita, è molto difficile implementare politiche efficaci di contrasto delle NCDs: abbiamo difficoltà a dar retta al nostro medico quando ci sventola in faccia i risultati non tranquillizzanti delle nostre analisi del sangue, rimandando sempre alla settimana successiva l’inizio di una dieta che potrebbe alla lunga salvarci la pelle, figuriamoci quanto siamo ben disposti a dar retta ai consigli alimentari di un governo, o di un’organizzazione sovranazionale. E infatti all’Organizzazione mondiale della Sanità si preoccupano del fatto che il “Goal 3” dei 12 obiettivi per lo sviluppo sostenibile del pianeta, quello che ha a che fare con la protezione della salute, possa restare lettera morta proprio a causa dell’incapacità dei governi di contrastare efficacemente questo tipo di patologie.

  

Il rapporto della commissione sulle “noncommunicable diseases” dell’Organizzazione mondiale della Sanità è una lettura interessante e non troppo complessa. Restituisce una fotografia abbastanza dettagliata della situazione, particolarmente allarmante nei paesi in via di sviluppo, e si sofferma su alcuni “consigli” per politiche di riduzione del consumo di tabacco, di alcol, di grassi e di sale, per la minore esposizione all’inquinamento, per la promozione dell’attività fisica e il contrasto di disturbi mentali come la depressione.

  

Tutte cose abbastanza di buon senso, insomma, un po’ come i suggerimenti del telegiornale per l’estate: bere molta acqua, mangiare frutta e non uscire nelle ore più calde. Ci sogneremmo di gridare al complotto perché a luglio i telegiornali tramano contro l’industria italiana della carne e degli insaccati? Eppure è proprio quello che sta succedendo dopo che alcune testate hanno fantasiosamente interpretato il rapporto dell’Oms come una prescrizione ai governi per imporre tasse speciali su prodotti Made in Italy come parmigiano e prosciutti (ma dove l’hanno letto?), e dopo che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha twittato la sua rabbia contro l’Onu che vorrebbe attentare all’autarchica integrità dei nostri cibi più pregiati.

  

Follie, ovviamente, che suggeriscono però alcune riflessioni. La prima: non possiamo fare campagne martellanti contro il “cibo spazzatura”, e poi cadere dal pero se la classificazione scientifica di ciò che potrebbe, se consumato in eccesso, nuocere alla nostra salute include anche alcuni prodotti di cui andiamo fieri. Oppure vogliamo ridurre il consumo di alcool a esclusione del vino italiano, e dei grassi a eccezione degli insaccati e dei formaggi italiani? Peraltro l’Oms è sempre la stessa istituzione, con la stessa credibilità, sia quando parla dell’erbicida glifosate, sia quando parla di carni rosse, sia quando parla di fattori di rischio per certe malattie. Non possiamo citarne le conclusioni solo quando ci piacciono di più e invocare fantomatici complotti negli altri casi.

  

La seconda: nel giro di pochi giorni la stampa (quella vera e “ufficiale”, non Facebook o Twitter) ha offerto una lettura a dir poco superficiale e disattenta di due documenti pubblici, la sentenza della Cassazione sullo stupro di gruppo e il rapporto dell’Oms sulle malattie croniche non trasmissibili, lettura superficiale e disattenta da cui sono nate due notizie false. Il prevedibile clamore che è seguito alla loro diffusione ha trasformato queste notizie false in notizie vere agli occhi dell’opinione pubblica. Eppure basterebbe, dato che nessuno di noi è tuttologo, farsi aiutare da chi ne sa di più quando incontriamo fonti di difficile interpretazione. L’approfondimento, in fondo, è sempre la parte più gratificante del nostro lavoro.