Foto di Martin Divisek, via Epa, via Ansa 

la reazione europea

L'Ue vuole dare più armi a Kyiv e nuove sanzioni a Mosca, Orbán permettendo

David Carretta

Il settore tecnologico è nel mirino dei ministri europei degli Esteri, che studiano nuovi interventi contro l'economia russa. Ma l'Europa è divisa sull'accogliere o meno chi scappa da Mosca, con la Germania favorevole e i paesi Baltici contrari

Bruxelles. L’Unione europea risponderà alla mobilitazione parziale e alla minaccia nucleare di Vladimir Putin con più sanzioni contro la Russia, più armi e più aiuti finanziari a Kyiv. “Studieremo un nuovo pacchetto di sanzioni che colpirà nuovi settori dell’economia russa, in particolare quelli tecnologici”, ha detto ieri l’Alto rappresentante, Josep Borrell, dopo una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri convocata per reagire al discorso di mercoledì del presidente russo. “Continueremo a sostenere l’Ucraina militarmente” e “a fornire armi”, ha promesso Borrell. La Commissione è già al lavoro sul nuovo pacchetto di sanzioni.

 

“Siamo pronti a imporre ulteriori costi economici alla Russia e agli individui ed entità che dentro e fuori dalla Russia la sostengono politicamente o economicamente”, ha annunciato Ursula von der Leyen: “Proporremo controlli addizionali alle esportazioni di tecnologia civile dato che la Russia si sta dirigendo verso una economia di guerra”. Se ci sarà un’intesa rapida tra gli stati membri, la decisione potrebbe essere adottata in un vertice informale a Praga il 7 ottobre, quando i capi di stato e di governo dovrebbero anche impegnarsi a portare l’assistenza finanziaria all’Ucraina oltre i 9 miliardi finora promessi. L’esito non è scontato. Il premier ungherese, Viktor Orbán, ha indetto una consultazione dell’Ue sulle sanzioni, ma ha già detto di essere contrario a rinnovarle oltre dicembre. Un veto di Orbán comprometterebbe i piani dell’Ue di una risposta all’altezza dell’escalation di Putin. 

 

Il nuovo pacchetto di sanzioni potrebbe essere presentato dalla Commissione la prossima settimana. Oltre ad ampliare la lista nera ad altri individui ed entità russi, è possibile un embargo su alcune tecnologie civili. Saranno “identificati i settori in cui c’è la possibilità di fare più danni all’economia russa che a quella europea”, spiega al Foglio un alto funzionario dell’Ue. I ventisette stati membri devono anche adattare il regime sul petrolio per adeguarsi all’accordo raggiunto al G7 sull’introduzione di un price cap.

 

La mobilitazione russa può avere “implicazioni in termini di necessità militari per l’Ucraina”, spiega il funzionario: agli occhi dell’Ue, “è chiaramente necessario” aumentare le forniture di armi per evitare che l’esercito ucraino si trovi nuovamente in una posizione di inferiorità sul campo di battaglia. Inoltre, il governo di Volodymyr Zelensky “ha urgente bisogno di contante” per pagare le spese correnti.

 

La reazione di una parte della popolazione russa alla mobilitazione pone un altro problema all’Ue: accogliere o no chi fugge per non essere arruolato? La Germania è favorevole ad aprire le porte dell’Ue. “I disertori minacciati di una grave repressione possono di norma ottenere protezione internazionale in Germania”, ha detto il ministro dell’Interno Nancy Faeser. “Chiunque odi i metodi di Putin e ami la democrazia liberale è il benvenuto in Germania”, ha detto il ministro della Giustizia, Marco Buschmann.

 

Ma i Baltici sono contrari. “A molti dei russi che ora fuggono dalla Russia per la mobilitazione andavano bene i massacri degli ucraini”, ha detto il ministro degli Esteri lettone, Edgars Rinkevics: “Non è giusto considerarli come obiettori di coscienza. Ci sono rischi di sicurezza considerevoli a farli entrare e un sacco di paesi fuori dall’Ue dove andare”. La Commissione, per ora, ha scelto di restare ambigua: le regole dell’Ue prevedono di far entrare chi chiede protezione internazionale, ma sui visti umanitari pesano “considerazioni di sicurezza e il contesto geopolitico”, ha detto un suo portavoce.

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