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criminali di guerra

Putin come Milosevic. "Ora l'Aja emetta un ordine di arresto internazionale", dice Del Ponte

Redazione

Il presidente russo è “un criminale di guerra”, dice l'ex procuratrice capo del Tribunale internazionale che ha indagato sui fatti nell'ex Jugoslavia. Ecco cosa può fare adesso la magistratura internazionale 

“L'unica differenza rispetto ad allora è che questa volta i corpi sono avvolti nei sacchetti di plastica”. Per Carla Del Ponte, ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale dell'Aja, la differenza tra i crimini di Vladimir Putin e quelli commessi da Slobodan Milosevic nell'ex Jugoslavia passa per il sudario improvvisato che a volte i russi hanno steso sui cadaveri dei civili uccisi. Del Ponte, parlando con il quotidiano svizzero Le Temps è tornata a definire il presidente russo come “un criminale di guerra” – lo aveva già fatto in un'intervista apparsa su Repubblica il 13 marzo – colpevole di “attacchi ai civili, distruzione di edifici privati, intere città”.

 

Le parole di Del Ponte, che sui crimini di guerra serbi ha indagato fino al 2007, sono arrivate alla vigilia della scoperta del massacro consumatosi a Bucha durante la ritirata russa. Nella cittadina alle porte di Kyiv sarebbero più di 400 le persone trucidate, “un genocidionelle parole di Vitali Klitschko, sindaco della capitale ucraina. Giustificando l'apertura dell'indagine della Corte penale internazionale già a inizio marzo, la procuratrice ha sottolineato che “si poteva vedere sin dal primo giorno che stavano venendo commessi crimini di guerra”.

 

Ora l'indagine dovrà individuare i responsabili lungo la catena di comando, dal soldato all'ufficiale: appare chiaro che al vertice decisionale c'è proprio il presidente russo Vladimir Putin. Secondo Del Ponte, contro di lui, si potrebbe emettere un ordine penale internazionale. Sanzione che gli impedirebbe di recarsi all'estero per evitare di venire arrestato. Un gesto simbolico, ma non solo: “Quando sono iniziate le indagini contro Milosevic, era ancora il presidente della Serbia. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe finito in tribunale? Nessuno!”.

 

Del Ponte ha ricordato anche come l'indipendenza della magistratura internazionale le impone di “identificare i criminali da entrambe le parti”, senza “distinguere tra vincitori e vinti della guerra, ma tra responsabili dei crimini e non”, alludendo alle notizie sulle torture inferte dalle forze ucraine ad alcuni russi presi prigionieri.

 

Ora che le fosse comuni sono sotto gli occhi di tutti, inizierà il calvario del riconoscimento dei corpi. In questi casi infatti “le fosse devono essere riaperte e bisogna riesumare e identificare tutti i corpi, è un lavoro enorme”. Un dovere morale nei confronti di tutti quei parenti che non sanno cosa sia stato dei loro cari, secondo Del Ponte. Venuto a mancare il senso “preventivo” della rapida apertura dell'indagine della Corte, adesso per l'ex procuratrice non resta che velocizzare al massimo i tempi per l'emissione degli atti di accusa e relativi mandati d'arresto contro i responsabili.

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