Museo Nazionale a Palazzo Venezia - foto Ansa

Roma Capoccia

Ground zero delle mostre: a Parigi e Londra si torna, a Roma invece?

Gianluca Roselli

“Nel fine settimana mi piacerebbe andare a vedere una mostra”. “Sì, volentieri, ma quale?”. Il panorama artistico della capitale è un po' deludente, con poche mostre rilevanti, e questo influenza il turismo. Il motivo resta nella mancanza di investimenti dei privati

“Nel fine settimana mi piacerebbe andare a vedere una mostra”. “Sì, volentieri, ma quale?”. Forse mai come in questa stagione, da diversi anni a questa parte, il panorama artistico capitolino è mai stato così povero. Se ne accorgono prima di tutto i turisti che, quando spulciano i siti specializzati, non trovano nulla. Niente grandi mostre, nessuna esposizione da non perdere, nessuna opera che valga la pena del viaggio. Anche per questo, come dicono in molti, i turisti a Roma non tornano: ci vengono una volta, ammirano le ricchezze incommensurabili del patrimonio artistico di una delle città più belle del mondo, e non tornano più.

Scorrendo gli appuntamenti di questi giorni, che erano anche quelli del periodo natalizio, quando la città era invasa dai turisti, si trova ben poco. Alle Scuderie del Quirinale e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna ci sono esposizioni su due scrittori, Italo Calvino e Tolkien che, con tutta la buona volontà, sempre scrittori sono. Quest’ultima poi potrebbe avere anche un senso, ma è stata forse danneggiata dalla polemica politica che le ha fatto da cornice. Però non sembra che a Viale delle Belle Arti ci sia la fila fuori. Lo stesso alle Scuderie del Quirinale per Calvino. Ma le Scuderie stanno attraversando un periodo di transizione e i fondi a disposizione scarseggiano. A Palazzo Bonaparte, una delle poche novità cittadine come luogo d’arte, c’è Escher, protagonista però un paio di stagioni fa al Chiostro del Bramante: chi l’ha già visto, forse non torna. Mentre al Museo dell’Ara Pacis c’è Helmut Newton. Legacy. Non male, ma niente di imperdibile. Al Maxxi c’è un’esposizione su Alvar Alto e una (divertente) su Jacovitti.

Gli unici due eventi degni di nota sono forse la prima monografica su Fidia, il grande scultore dell’età classica, ai Musei Capitolini, e la solita Galleria Borghese dove c’è una mostra su Rubens: Il tocco di Pigmalione. Per il resto, poco o nulla. Per un’esposizione di livello bisogna tornare alla fine del 2021, con Inferno di Jean Claire alle Scuderie. O a quella sui Marmi di Villa Torlonia, tra il 2020 e il 2022, ai Musei Capitolini. Mentre nello stesso periodo al Maxxi andava in scena una delle mostre più visitate degli ultimi anni: Amazzonia di Sebastiao Salgado, che ora sta facendo il giro del mondo. “Il panorama non è così devastante, mi pare che rispetto agli ultimi anni siamo nella media. Certo non brilliamo. Ormai le grandi mostre per cui vale la pena di prendere un treno o un aereo almeno in Italia non si fanno più. E’ un problema semmai nazionale”, osserva il direttore di Art Tribune, Massimiliano Tonelli. “A Roma, rispetto ad altre città mancano gli investimenti privati, ma qualcosa si sta muovendo, penso ad esempio alla Fondazione Cerasi a Palazzo Merulana. Ma altre novità potrebbero arrivare presto”, aggiunge Tonelli.  

Nelle altre grandi capitali sembra però suonare tutta un’altra musica. A Londra c’è David Hockney alla National Portrait Gallery, Marina Abramovic alla Royal Academy e Accidentally Wes Anderson a South Kensington, e molto altro. A Parigi, tra le altre cose, ci sono due grandi esposizioni di Amedeo Modigliani e Mark Rothko. A Berlino due mostre celebrano Edvard Munch e alla Galleria Nazionale è stata inaugurata una grande permanente sul L’arte della società tra il 1900 e il 1945. A Madrid c’è la prima grande mostra sul muro di Berlino, e poi Monet, Picasso e altro. Pure Milano si difende, con El Greco e Goya a Palazzo Reale, Paraventi dal XVII al XXI sec. alla Fondazione Prada e James Lee Byars all’Hangar Bicocca, ma pure una curiosa esposizione delle opere visive dell’ex cantante dei Rem, Michael Stype. Anche diverse città italiane, da Treviso a Trento, da Torino a Ferrara, propongono esposizioni temporanee per cui sembra valer la pena di mettersi in viaggio e farsi un week fuori. A Roma, invece, si viene per la città. Ma manca tutto il resto. Cosa che non accade nelle grandi capitali europee.  

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