Roma Capoccia

Viale Palmiro Togliatti, dove ogni notte è apocalisse

Andrea Venanzoni

Viaggio nell'arteria di Roma est, fra degrado, prostituzione, droga e criminalità. Dove c'è solo una umanità schiacciata, immiserita, che vive in loculi di edilizia popolare e dentro accampamenti

Se abbassi il tuo naso fino a lambire il selciato ingombro di kleenex, preservativi usati, cartoncini di pessimo vino, bottiglie di birra, biancheria intima smutandata e ciancicata come mozzicone  di sigaretta, mobilio frantumato, in disfacimento, pianori ocra rinsecchiti un tempo aiuole che lambiscono e circondano fino ad asfissiare fermate di mezzi pubblici che non transitano mai, puoi capire meglio di tante analisi sociologiche e psicologiche e storiche e urbanistiche le scene di violenza, di aggressione, di giustizia privata, privata in primis di qualunque lembo di umanità, trasmesse a schermi unificati pochi giorni fa. Viale Palmiro Togliatti. Il fu-Migliore, per ironia del caso, e del caos, il volto istituzionale del comunismo, pater costituente dopo aver svernato alla Corte di Stalin, ha dato nome a questo inferno fatto e rifinito di cemento, prostitute, trans, ragazzi di vita, nomadi, sfasciacarrozze, carcasse di auto sbruciacchiate e motorini dalla targa abrasa, volute nere di fumo e savane percorse da girotondi di clienti del battuage, abitazioni con affaccio su pornografia esistenziale e nichilismo sessuale e ingorghi di clienti, arteria stradale di sangue marcio che taglia in due la Roma popolare dell’oriente urbano, e attraversa e collega Quarticciolo, Tor Sapienza, Collatino, Centocelle, Prenestino.

Qui ogni notte è blu di lampeggianti e di pasticche, caduta nel vomito rappreso tra scene di amore tossico, trenta euro e cinquanta, a seconda delle smozzicate richieste rivolte alla carne in vendita, zona di Mattatoio cittadino in fondo, incuneato tra vortici anneriti di cataste di spazzatura non raccolta dall’epoca del sacco di Roma. Carne dispersa. Carne finita. Carne dimenticata. Le promesse di riqualificazione si infrangono al tramonto nella sagoma delle siringhe conficcate sulla corteccia dei radi alberi superstiti. Parchetti giochi con giostrine fatte a pezzi da una furia nichilista senza pari, nel grido di una miseria lancinante. Ma non ci sono Lanzichenecchi, c’è solo una umanità schiacciata, immiserita, che vive in loculi di edilizia popolare e tra le frasche verdastre, dentro accampamenti, accigliati lungo la strada, a bere, giocare a carte e a coltellate, sermoni gotici di immigrati con una settantina di decreti di espulsione in spalla. Solo i politici e gli accademici potrebbero stupirsi, dato il contesto, che qui si palesino scene di violenza, intendendo per tali quelle che appaiono alla superficie dell’interesse mediatico, tipo la ‘macchina de mi fija’, il pestaggio dello scippatore da parte di una ronda di esagitati dal notevole record criminale e dalle movenze filmiche alla Jean-Claude Van Damme. Poi, certo, quando accadono, è tutto un pianto greco che scopre la prostituzione, la droga, la povertà, le casette popolari occupate e in alcuni casi trasformate in distretti fortificati di mafia e gang e piazze di spaccio inestricabili e impermeabili, la landa brulla dei ‘bravi ragazzi di sani principi’, cioè delinquenti che vivono secondo i loro codici e tenendo fuori dalla porta lo Stato.

Di recente il notissimo youtuber Cicalone, accompagnato da una nutrita schiera di amici e pugili e fighter, come Mattia Faraoni e Mattia Pileggi, meglio davvero stare sicuri visti i paraggi, ha realizzato una serie di video a queste latitudini, tra cui una intervista lunga e analitica con una trans, e una passeggiata by night nel budello fetido della Togliatti, ed è tutto un orrore continuo, prolungato di corpi nudi in vendita, ubriachi, gente avvinazzata o strafatta che caracolla per parchi o collassa sulle panchine, un girone malsano di annientamento esistenziale che si irradia e si dipana per settori e frammenti della strada, in una articolazione geopolitica del sesso e del crimine. Trans. Slave. Africane. Nomadi. Storie in vendita, dislocate nelle varie parti di questo mondo rovesciato. E poi. Gang. Sudamericani. Africani. Italiani. Nomadi. Furti. Droghe. Di ogni genere e qualità, alcune probabilmente sintetizzate per la prima volta in questa Silicon Valley della oscenità.

E in cui ogni notte è apocalisse.

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