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Roma capoccia

Dal giustiziere dei parcheggi al piromane del cassonetto. Deriva di Roma o del romano?

Marianna Rizzini

Cosa lega il fuoco alla monnezza al vandalo che nottetempo scrive con lo spray Free park sulle auto in seconda fila ad Alessandro Gassmann che ramazza davanti a casa al grido di #Romasonoio? Il Far West delle intenzioni

Il confine tra ricerca della legalità e deriva del fai-da-te rischia di diventare sottile, nella città dove il rinvenimento di uno scheletro al Pigneto – scheletro di donna con collanina d’argento poggiata su quel che resta del collo – non sembra neanche più notizia degna di un sobbalzo, da tanto l’abitudine al non-stupore dilaga in ambiti impensabili: omicidi di giovanissimi, gabbiani e cinghiali in libertà, immondizia strabordante, persino serpenti in capannoni abbandonati o non lontani dai cumuli di monnezza. Per non dire del cosiddetto “decoro”, non pervenuto presso molti quartieri. Il confine è sottile, se si guardano due fatti apparentemente slegati ma che parlano di un malessere, di un disagio, forse anche di un contagio di comportamenti al limite tra auto-difesa e vandalismo.

 

C’è infatti il fuoco appiccato ai cassonetti stracolmi, nella lista di eventi che, in una settimana, danno a Roma la veste di matrona triste sul cui suolo chiunque può decidere di fare quello che pensa sia necessario, vista l’inazione presunta del potere pubblico. “Brigate di cittadinanza”, avrebbe detto un mese fa Beppe Grillo (che poi si è rifugiato in argomenti meno forieri di polemica): gruppi o singoli auto-giustizieri che, assieme al cassonetto, chissà, rovesciano a terra la propria rabbia di non essere visti mentre chiedono con insistenza l’intervento delle autorità preposte. Un cassonetto bruciato nel buio non risolve il problema dei rifiuti, ma è come se l’avvitamento verso un modello del “faccio e posto dunque sono” avesse preso piede nelle vie dove pure è comprensibile il fastidio per la monnezza inevasa.

 

E il confine è sottile anche tra azioni di pesantezza diversa sul medesimo fronte dei rifiuti, se è vero che, anni fa, l’attore Alessandro Gassmann scendeva in strada per pulire l’immondizia davanti a casa sua al grido di #Romasonoio. Non era lui, Roma, come non lo sono, oggi, i piromani del cassonetto. Come non lo è l’uomo che nottetempo scrive con lo spray le due parole “Free parksulla fiancata delle macchine parcheggiate male, in seconda fila o nel posto riservato alle persone diversamente abili. Tu sei un vandalo del parcheggio? E lui ti punisce con un altro atto vandalico che è non uguale e contrario, vista la sproporzione tra azione e reazione, improntata a una sorta di Far West delle intenzioni: se i vigili urbani battono la fiacca e sono più introvabili dei taxi, allora faccio io. Non chiamiamola civiltà. La tendenza a correre verso il suo opposto si percepisce, e non è una bella sensazione. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.