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Roma Capoccia - spina di borgo

Il Papa nomina vescovi cinquantenni per lasciare un'eredità

Matteo Matzuzzi

Madrid, Buenos Aires, Bruxelles e Toronto. Insediare in sedi importanti personalità “forti” e giovani contribuisce al progetto del Pontefice per lasciare un segno. 

Nelle ultime settimane, Papa Francesco ha nominato il nuovo arcivescovo di Buenos Aires (mons. Jorge Ignacio García Cuerva), di Madrid (mons. José Cobo Cano), di Bruxelles (mons. Luc Terlinden). In pieno inverno, era stata ufficializzata la nomina del nuovo arcivescovo di Toronto, in Canada: mons. Frank Leo. Tutte sedi importanti, potenzialmente cardinalizie (va da sé che parlare di “sede cardinalizia” in questo pontificato ha poco senso), accomunate da un unico particolare: l’età dei prescelti. In ordine di citazione: 55 anni, 57, 52. Uomini giovani che hanno davanti un episcopato ventennale, salvo promozioni, cambiamenti di vita, imperscrutabili disegni della Provvidenza. Non è un caso. La riforma deve essere “irreversibile”, in modo da non poter tornare indietro, come dissero ascoltati consiglieri del Pontefice, dal cardinale Maradiaga al cardinale Kasper. Insediare in sedi importanti personalità “forti” e giovani contribuisce al disegno. Francesco vuole lasciare un segno, un’eredità che chi verrà dopo di lui non potrà stravolgere più di tanto. Come sempre, più che i Sinodi e le encicliche, a segnare svolte e percorsi sono le nomine di governo.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.