Nicola Zingaretti e Alessio D'Amato (Ansa)

Roma Capoccia

Petardi nel Pd. La battaglia per le regionali del Lazio che infiamma il partito

Gianluca De Rosa

I dem si spaccano. Montino: “Il candidato buono è D’Amato”. Letta rimprovera Astorre, ma la divisione è indubbia. Calenda resta essenziale

“Il candidato migliore per la regione? Non ho alcun dubbio: Alessio D’Amato”. Esterino Montino, sindaco di Fiumicino e vicepresidente della Regione Lazio ai tempi di Piero Marrazzo, non è tipo da mezze misure. “Alessio ha tutti i numeri per vincere”, dice Montino al Foglio. “E’ una novità e, soprattutto, ha dimostrato nel terreno più difficile, la sanità, di sapere prendere di petto le questioni difficili senza paura. La gestione del Covid in Lazio è stata riconosciuta da tutti, anche a livello internazionale. Già oggi è più popolare tra la gente che nel partito”.

 

Sarà forse per questo, ma al momento il Pd è diviso tra altri due profili. AreaDem, la corrente di Dario Franceschini (e del segretario laziale Bruno Astorre) vorrebbe Daniele Leodori. Il resto del partito ha trovato un accordo sull’ex presidente della Provincia Enrico Gasbarra. “Temo che il rischio sia quello di guardare indietro. Io conosco e stimo Gasbarra, abbiamo lavorato insieme a Roma con Rutelli, ma stiamo parlando di 25 anni fa. Ogni volta che si va al voto sembra che il Pd di Roma e del Lazio sia fermo ad allora. E invece si sono formati nuovi quadri, D’Amato ne è l’esempio migliore”.

 

E però ancor prima del candidato nel Pd del Lazio si è cominciato a discutere del metodo. Tutte le altre anime del partito accusano AreaDem e il segretario Astorre di aver forzato la mano sulle primarie candidando Leodori ancora prima di annunciarle. Avrebbero preferito un accordo su un unico nome. Ieri Letta ha convocato per questo al Nazareno il segretario Astorre. Si racconta di un confronto durissimo. “Faccio una premessa”, dice Montino. “Se ci presentiamo così litigiosi, perdiamo”. E però quale metodo bisogna seguire? “Io sono contrario a caminetti nascosti che tirano fuori il nome.  Nel 2013 a Roma nel si presentarono Marino, Gentiloni, Sassoli e Patrizia Prestipino, ci fu una campagna elettorale senza polemiche, mobilitammo decine di migliaia di persone e poi abbiamo vinto tirando tutti nella stessa direzione. Perché oggi non si potrebbe fare lo stesso?”.

 

Ad esempio perché Calenda, essenziale per la vittoria della coalizione e che come Montino sostiene D’Amato, dice che non è disposto a partecipare. “Chi pensa che possiamo tagliare fuori Calenda sbaglia. Ma non possiamo cancellare le primarie per questo e chiedere a Letta di trovare una soluzione, è il metodo sbagliato”. “Semmai – spiega il sindaco – diciamo a Calenda: sostieni D’Amato? Allora fai campagna elettorale per lui alle primarie”. 

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